martedì 5 marzo 2013

DICESI POPULISMO....


Il termine populista è stato spesso usato rivolgendosi a Berlusconi, e il suo approccio un po' "peronista" , ma anche dall'altra parte di un Chavez, di rivolgersi direttamente al popolo , ritenendo i partiti un intralcio ( ma anche le istituzioni sono mal sopportate ). Adesso però l'epiteto negativo tocca a Grillo e ai suoi, e francamente, dando per buoni gli elementi sopra menzionati e qualcun altro citato dell'ex ambasciatore Sergio Romano nell'intervento che di seguito posto, il Movimento5Stelle può benissimo essere definito populista.
Un lettore del Corriere, evidentemente, e legittimamente (oltretutto sono quelli che le elezioni le hanno stravinte, senza se o ma ) , elettore di Grillo, ha espresso la sua garbata obiezione, osservando che se populismo significava ribellarsi alla Casta e volere una rottura con un sistema obsoleto per non dire marcio, ebbene ben venga il populismo.
Romano gli ha risposto come potete leggere da voi. Personalmente, plaudo alla decisa stoccata che il politologo lancia contro Bersani e il suo corteggiamento sfacciato ai grillini.


ANATOMIA DEL POPULISMO NASCITA, EVOLUZIONE, DESTINO

Lei ha definito recentemente il populismo un pericolo per la democrazia nazionale. È dunque populista l’esigenza dei cittadini di vedere una politica nuova al di là degli steccati e magari privata dei suoi troppi privilegi? È populista il dramma delle famiglie strette dalla crisi e desiderose di sperare in qualcosa per il futuro? Forse l’Italia populista dovrebbe essere considerata un guadagno per la democrazia e non una perdita, e le ultime elezioni politiche hanno chiarito il giusto significato di questa parola molto bistrattata.

PierAngelo Scurati , 
ANATOMIA DEL POPULISMO NASCITA, EVOLUZIONE, DESTINO
Caro Scurati, la parola populismo viene spesso usata con significati diversi. Una buona definizione è quella di Ludovico Incisa nel Dizionario di politica diretto da Norberto Bobbio, Nicola Matteucci, Gianfranco Pasquino (ora edito dalla Tea): «Possono essere considerate populiste quelle formule politiche per le quali fonte precipua d’ispirazione e termine costante di riferimento è il popolo, considerato come aggregato sociale omogeneo e come depositario esclusivo di valori positivi, specifici e permanenti». Ma il popolo, malauguratamente, non è omogeneo e non è necessariamente «depositario esclusivo di valori positivi». Più recentemente, nel corso di un convegno organizzato da Osservatorio sul mondo, Riccardo Perissich ha proposto una definizione efficace dicendo che il populismo presenta almeno tre caratteristiche. Rifiuta la mediazione della classe politica. Crede che tutti i problemi siano di facile soluzione. Ha un leader che parla alla pancia della gente piuttosto che ai cervelli. Questo non significa che all’origine dei voti raccolti dal Movimento di Beppe Grillo manchino reali motivi d’insoddisfazione. Significa tuttavia che i movimenti populisti, soprattutto nella fase iniziale del loro successo, non hanno un concreto e realizzabile programma politico. Vogliono cacciare la classe politica dalle loro poltrone, ma non diranno mai con quali mezzi e strumenti sia possibile appianare il debito pubblico e rilanciare la crescita. Possono essere utili nella fase della moralizzazione e delle riforme istituzionali. Sono molto meno utili quando occorre affrontare quotidianamente i molti problemi difficilmente prevedibili della politica nazionale e internazionale. Nel loro futuro vi sono generalmente due prospettive. Possono dissolversi gradualmente, soprattutto se la classe politica tradizionale è capace di correggere i propri errori e riprendere il controllo della situazione. Possono diventare movimenti autoritari retti da un leader carismatico che si considera interprete della volontà popolare e impone le proprie strategie. La vecchia classe politica, a sua volta, ha di fronte a sé due strade. Può cercarle di blandirli, corteggiarli, invitarli alla mensa del potere: è la vecchia formula trasformista che sembra circolare come il sangue nel corpo politico della nazione, ed è quella che sembrava maggiormente piacere, negli scorsi giorni, al leader del Partito democratico. Oppure può rilanciare se stessa con un programma in cui si tenga conto dei motivi che sono all’origine dell’ondata populista. Ai parlamentari eletti con il Movimento di Beppe Grillo verrebbe riservato un ruolo importante: quello di pungolare e criticare il governo. L’opposizione, per chi non ha ancora una esperienza politica, è un’ottima scuola. Molti impareranno a discutere, negoziare, scrivere risoluzioni, proporre leggi. E contribuiranno al rinnovo della classe politica.

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