domenica 17 marzo 2013

E I GRILLINI SI RIVELARONO UMANI, MOLTO, MOLTO UMANI


E così , alla prima occasione, il M5S va in tilt...Mi riferisco evidentemente alla elezione del presidente del Senato, dove una decina di grillini ha "disobbedito" . SI legge di liti furibonde, avvenute a porte ben chiuse ma non insonorizzate...e la trasparenza via streaming è bella che finita sul nascere (come del resto è giusto che sia...anche ad Atene prima di Cristo immagino che la "classi" politiche parlassero riservatamente tra di loro prima di affrontare l'Agorà ). Grillo tuonerebbe "dimissioni" per chi non si è attenuto al principio di maggioranza del gruppo....Se è vero che lo ha detto, allora hanno ragione quelli che lo definiscono uno che c'è, e non io che credo che sia uno che "ci fa".
Cerchiamo però di uscire da un'ottica calcistica applicata alla politica, non confondendo ciò che ci piace, che auspichiamo, da ciò che è .
Bersani si mostra soddisfatto. Si stenterebbe a capire il perché. La partita vinta era scontata alla Camera (dove grazie al Porcellum la Sinistra è autonoma) e al Senato , in una contrapposizione muro contro muro, al massimo il centrodestra può confidare nello stallo, non certo di vincere. Oltretutto, per le regole della elezione, alla Sinistra bastavano 11 voti extra, oltre i propri 124....Per la fiducia bisogna arrivare a 158...23 in più e a voto PALESE.
Senza contare che sembra inimmaginabile una governabilità dove ogni giorno si assista a questa questua ! E non è che esempi negativi passati non se ne siano visti, partendo dal secondo governo Prodi che pure uno straccio di due senatori in più di suo ce li aveva !
Allora perché Bersani è contento ? Di cosa ? Ora, che il compagno segretario non sia quella persona ragionevole e colloquiale che ama far vedere in tv si è ormai capito. E anche lui ama il "potere" come qualsiasi altro. Normalissimo dunque, ma non per questo stupido. Allora, per capire, bisogna dare retta a chi la vede così da tempo . Bersani vuole un PD di "Sinistra e Basta ", quindi per lui Renzi non è una risorsa ma un nemico interno. Da battere anche a costa di non vincere le elezioni. Lo ha fatto adesso - ma era sicuro di vincere - ed è disposto a rifarlo a luglio, ancorché stavolta vada alle urne con nessuna certezza...
Però meglio essere opposizione ma "identitari", che vincere seppellendo una volta per tutte una sinistra emanazione del vecchio e mai abbandonato, nei fatti, pci.
Per ottenere questo risultato, Bersani si è arroccato coi suoi mettendosi contro tutti gli altri , interni ed esterni (Napolitano e Monti ), stabilendo un diktat perentorio : o io o elezioni, subito.
Tra l'altro, ha anche la possibilità di provare ad eleggersi da solo anche il presidente della Repubblica , aspettando che il mandato di Napolitano si concluda e così occupando tutte le istituzioni come accadeva ai tempi della DC, con la differenza che quella lo faceva avendo in parlamento veramente il 51% dei consensi, tra se e gli alleati storici, mentre lui lo fa col 30%, grazie al Porcellum .
E' evidente che la defezione grillina di ieri sia stata salutata come benvenuta da Bersani e i suoi....ma, come detto prima, i numeri occorrenti erano pochi...
Certo , la figura di Grillo non è stata delle migliori. L'uomo non ha previsto la cosa di cui si era accorto subito Berlusconi : i parlamentari del M5S per lo più sono di area di sinistra. Avoglia a dire che sinistra e destra non ci sono più....Messi di fronte all'alternativa, quelli tornano antiberlusconiani.
E su questo Bersani conta molto, e non senza ragione !
C'è di più. Questa è gente che dal NULLA, si ritrova onorevole o senatore. Se non si fa un governo e si torna ad elezioni subito, sto bel gioco finisce subito, e quelli che ieri hanno "sgarrato" sanno che NON saranno ricandidati. Beh...il resto lo potete capire da soli....
Ma se questo avverrà, il M5S sarebbe finito. Altro che Iceberg ! Una lastra di ghiaccio sopravvalutata e scioltasi al primo sole estivo...
Quanto alla democrazia, al vincolo di mandato o meno...bisogna cercare di non essere tifosi.
Io , l'ho scritto, ritengo che le nobili ragioni dell'art. 67 della Costituzione siano in gran parte tradite dai tempi e dal nostro sistema elettorale...Ciò detto, ricordo che a chi obiettava sulla disciplina di SEL e Vendola in materia di rispetto delle intese con l'Europa , Bersani faceva presente che i partiti della coalizione avevano sottoscritto un patto di  ottemperanza  delle decisioni prese a maggioranza dai gruppi parlamentari sulle questioni controverse e decisive....
Vale a dire, quello che il compagno segretario chiede ogni volta ai grillini di violare, obbedendo solo alla "propria individuale coscienza".
Quando Turigliatto lo faceva, facendo tremare Prodi, per i compagni era un infame e irresponsabile...
Così va il mondo...
Da leggere il commento di Polito alle prima defezione grillina...


L CASO M5S

Le Camere non sono il ripostiglio della Rete

Benvenuti nel mondo dei franchi tiratori. I grillini erano entrati in Parlamento appena l'altro ieri compatti come una falange macedone, monolitici come una novella Compagnia di Gesù, giurando obbedienza perinde ac cadaver. E al primo voto vero, alla prima occasione in cui non hanno potuto evitare di scegliere, si sono clamorosamente divisi. La democrazia parlamentare non è un « meet up ». È fatta di voti e di regole. E senza vincolo di mandato.
Pietro Grasso (La Presse/Scrobogna)Pietro Grasso (La Presse/Scrobogna)
Messi di fronte all'alternativa tra Grasso e Schifani, numerosi senatori grillini hanno dunque rifiutato una sdegnosa equidistanza, e cioè il mantra stesso di un movimento che considera i partiti tutti uguali e tutti da cancellare, per sostituirli con la democrazia diretta del 100 per cento in cui i cittadini si autogovernano. Non basta star seduti sugli spalti alle spalle di tutti gli altri per evitare di sporcarti nell'arena, quando ti chiamano a votare per appello nominale. Né viene in aiuto la tattica indicata ai suoi seguaci da Beppe Grillo, valutare «proposta per proposta» per evitare così di fare scelte «politiche». Quella di votare Grasso era infatti una «proposta», e un buon numero di senatori grillini l'ha accettata, facendo così una scelta altamente politica.
L'inflessibile logica del sistema parlamentare, nel quale alla fine di ogni discussione c'è sempre un ballottaggio in cui devi dire sì o no, non è d'altra parte aggirabile con i riti della democrazia online, perché sulla Rete non vale la regola «una testa un voto» ma votano solo le minoranze attive. Sarà sempre più difficile, emendamento per emendamento, stare in Parlamento aspettandosi che a decidere sia qualcuno che sta fuori. Ogni giorno si vota innumerevoli volte, e ogni voto può avere conseguenze sulla vita di tutti. Ecco perché l'assemblea parlamentare è diversa da un consiglio comunale o da un'assemblea condominiale: perché fa le leggi, la cosa più politica che ci sia.
Renato Schifani (La Presse/Scrobogna)Renato Schifani (La Presse/Scrobogna)
D'altra parte i «grillini» non sembrano aver finora trovato nemmeno un modo accettabile per garantire quella trasparenza e pubblicità del dibattito che finché erano fuori del Parlamento sembrava la più innovativa delle soluzioni. Finora l'unica riunione dei gruppi cui abbiamo assistito in «streaming» è stata quella in cui i neoparlamentari si presentavano: più un happening che un'assemblea politica. Ieri, quando il gruppo del Senato ha dovuto decidere, lo ha fatto invece a porte chiuse, con i giornalisti che origliavano come ai bei tempi della Dc, e che riferivano di urla e di pugni sul tavolo poi sfociati in un'aperta contestazione del capogruppo (altra questione delicata: i leader sono essenziali in ogni consesso, e i grillini non ne hanno uno in Parlamento; senza un leader e una linea, il motto «uno vale uno» non può che trasformarsi in continua divisione).
Ma l'astuta mossa di Bersani, che a Schifani ha evitato di opporre un nome usurato della vecchia politica per preferirgli l'ex magistrato antimafia, non ha solo aperto una crepa tra i «grillini», ha anche svelato due punti deboli di quel movimento. Il primo è il rischio di irrilevanza. Se continua così, il 25 per cento dei voti degli italiani in Parlamento non conta nulla. Il Movimento 5 Stelle è completamente privo di potere coalizionale. Il partitino di Vendola, che ha preso poco più del 3 per cento alle elezioni, ha usato invece al massimo quel potere, prendendosi la presidenza della Camera.
La seconda debolezza del M5S è che, per quanto Grillo lo voglia sottrarre alla logica destra-sinistra, la sua élite parlamentare, come segnalava ieri Michele Salvati su questo giornale, pende notevolmente a sinistra e al momento decisivo lo dimostra, come ieri per impedire la vittoria di Schifani. Non basterà forse a risolvere il problema di Bersani, visto che anche con i franchi tiratori «conquistati» ieri gli mancano ancora una ventina di senatori per un voto di fiducia, oltretutto palese; ma può bastare per logorare rapidamente la presa di Grillo sui suoi eletti, forse meno manovrabili di come lui se li immaginava.




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