mercoledì 6 marzo 2013

SE IL PD PIANGE, IL PDL HA BEN POCO DA RIDERE

Gli otto punti di Bersani, e "chi ci sta ci sta" fanno ridere se non fosse una situazione da piangere. E' diffusa la sensazione di un uomo allo sbando e questo, se era pensabile in un Occhetto, non ce lo saremmo aspettato da uno come Bersani, che un certo buon senso romagnolo, una solidità contadina l'aveva sempre mostrata. Si vede che la bocca ad essere Premier ce l'aveva veramente fatta, come del resto dimostravano i suoi viaggi all'estero, come se avesse già vinto, per farsi accettare e rassicurare la comunità internazionale che, pregiudizi sicuramente, degli ex comunisti è sempre un po' reticente a fidarsi. 
Dunque, quali sono i problemi dell'Italia ? Tantissimi ok, ma i PIU' GRANDI ? I primi tre ?
Direi : DEBITO PUBBLICO - SPESA PUBBLICA - LIVELLO DELLE TASSE . Poi certo ce ne sono una pletora di altri, ma queste sono le cose per le quali da 20 anni non cresciamo e anzi abbiano iniziato a decrescere. 
Bene, gli 8 punti di Bersani non toccano NESSUNA di queste materie. Del resto non potrebbe, visto che si tratta di problemi enormi che solo un governo forte potrebbe cercare di affrontare. 
Ma allora perché questa manfrina ? 
E' cosa buona e giusta dimezzare i parlamentari, diminuire le loro prebende, ridurre il rimborso elettorale (veramente Grillo lo vuole abolire...), fare una legge sui partiti che introduca la trasparenza per esempio sull'uso dei soldi pubblici, attaccare i costi della politica (magari il PD ci spiega come mai questi temi popolari fino all'altro ieri erano populisti...). Poi ? Fatto questo ? Avremo seriamente attaccato il Debito e/o la Spesa, o ci saremmo limitati a fare una cosa SACROSANTA ma purtroppo ininfluente nella sostanza ? Certo che VA FATTA, perché è INTOLLERABILE che chi senza grosse esitazioni riforma le pensioni riducendole (inevitabile, ma doloroso, per la gente) , ne eleva l'età di accesso, introduce l'IMU e poi continua a vivere  nel SUO esclusivo mondo di benessere e privilegi. La Crisi non può NON toccare in misura almeno esemplare i governanti. 
Ve lo immaginate Churchill banchettare a ostriche e champagne mentre alla radio predica "lacrime e sangue" ? Ma una volta fatto questo, cosa si fa con le questioni GRAVI ? Quelle da cui veramente dipende l'esisteza di una Nazione ?
Se il PD dà le risposte di un pugile suonato, non è che dal PDL vengano chissà che segnali. Se Bersani sta in ginocchio da Grillo, Berlusconi non è troppo più dignitoso con il segretario del PD.
Ok, alleanza di grande intese, grossa coalizione alla tedesca...Non è che non l'abbiamo sperimentata...Veniamo da lì, un anno di governo Monti di cui il Cavaliere i suoi sono i principali denigratori (pur avendolo sostenuto). Dunque ? Prendiamo anche atto che il risultato elettorale indichi solo questa alternativa : o un governo appoggiato da PD e PDL ( che sarebbe ampiamente autosufficiente coi numeri, ma potrebbe imbarcare anche i centristi, a fare da mediatori) o nuove elezioni, magari vedendo se almeno la legge elettorale riescono a cambiarla (magari stavolta il PD, che il premio di maggioranza l'ha spuntato per lo 0,4% dei voti, ci sta a farne un'altra più decente ) . E mettiamo conto che, fatto fuori Bersani, il PD sia disposto, obtorto collo, visto l'indisponibilità di Grillo a fare da soccorritore, ad accettare, quali sarebbero le intese programmatiche ? 
C'è chi sostiene chele distanze alla fine non sarebbero così siderali...a me, a guardare i programmi, non sembrano così vicini...ma diciamo che sono così bravi da lasciare da parte le idee che avevano in mente se avessero vinto da soli (pia illusione) e provano a cercare nuove sintesi...quali sono i punti di compromesso che indica il PDL ?
Oggi su Libero Facci scrive una cosa che purtroppo condivido : il PD sarà il casino che si vede, ma è anche l'UNICO partito rimasto in Italia. Il centrodestra è e resta Cavaliere dipendente. E quindi anche prigioniero dalle sue necessità, specie giudiziarie. Ma mettiamo che accada un miracolo...che, come ragionava Casini un tempo, si cerchi una volta per tutte di risolvere il problema Berlusconi e si tacitino le procure d'Italia con un salvacondotto, un'amnistia generale , chiesta da tanti e ormai anche dall'Europa per la situazione drammatica delle nostre carceri, e si azzerino TUTTE le pendenze del Cavaliere che a sua volta si tira finalmente indietro...In fondo, a 76 anni e 20 anni quasi in prima linea, lo potrebbe anche fare con decoro. 
Cosa succede a quel 21% di voti ?  Dove si disperdono quei 200 parlamentari ? 
Invece di telefonare a Bersani, non sarebbe meglio che il Cavaliere rispondesse a queste domande ?
Da leggere le considerazioni concrete di Davide Giacalone sui veri problemi del dopo voto

I numeri e la paura


L’Italia politica ha le gambe che tremano e la febbre che porta al delirio. Più d’uno straparla, magari provando a rincorrere i consensi persi, ma fuori tempo massimo. Mettiamo in fila qualche numero e vediamo se si riesce a ragionare: dopo le elezioni la Borsa di Milano è stata la peggiore d’Europa e ha bruciato 17 miliardi; lo spread è cresciuto, facendo aumentare il costo del debito pubblico, ma anche riflettendosi sul credito ai privati, tenuto conto che, nel corso del 2012 le imprese italiane hanno pagato 14 miliardi in più delle tedesche, per avere soldi dalle banche; che sono comunque pochi, visto che Unimpresa calcola in 38 miliardi il minor credito dell’anno scorso; e nel mentre la Cgia di Mestre rileva che la metà delle imprese ha cominciato a rateizzare il pagamento di salari e stipendi, l’Istat fissa all’11,7% i disoccupati, con una concentrazione del 38,7 fra i giovani (senza contare quelli in cassa integrazione, che sono disoccupati, ma non compaiono come tali). Ora prendete questi numeri e considerate che nelle parole della politica trovate al primo posto il taglio del finanziamento pubblico dei partiti, che ammonta a 159 milioni. Sono dei deficienti. Il terrore li ha ingrilliti. Io sono per il finanziamento privato e la cancellazione di quello pubblico, ma prima di tutto sono per la serietà e la razionalità: stanno parlando del nulla, mentre l’Italia prende una piega inquietante.
Su tutta questa storia della “casta” s’è giocato e profittato fin troppo. Credo d’essermene tenuto lontano, ma per quel che ho ceduto chiedo perdono. Il problema del mondo politico italiano non sono i privilegi, ma l’incapacità, l’inconcludenza. Certo che certi privilegi, oltre tutto stupidissimi, fanno imbestialire, certo che vitalizzi così pingui gridano vendetta, nel mentre i più giovani sono avviati verso un avvenire senza pensione e i più anziani impediti ad andarci, ma smontare quelle vergogne serve a rendere più credibile e accettabile la vita pubblica, non a risolvere neanche uno dei problemi più impellenti. I pochi numeri che ho messo in fila, cui tanti altri se ne potrebbero aggiungere, dimostrano che l’urgenza è tutta economica e per niente moralistica.
La nuova ondata d’incapaci al potere vuole fare un referendum (on line?!) sull’euro. Ma a parte la strampalatezza di una simile ipotesi si deve considerare che ove una tale forza politica fosse determinante per la nascita di un governo l’Italia sarebbe già fuori dall’euro. E, con la nostra uscita, finirebbe anche l’euro. Tale esito è implicito nel fatto che nessuno potrebbe credere alla nostra capacità di tenere saldo il rispetto del fiscal compact (che criticai), né, del resto, potremmo negoziare alcun cambiamento dei trattati, visto che il Paese più interessato a maggiore integrazione si ritrova con al governo un partito che ne vuole di meno. No, è una strada impercorribile.
Quindi resta solo il bivio: governo retto da Pd e Pdl o nuove elezioni. Farle subito non sarebbe una rivincita, né per il Pd né per il Pdl, ma una riperdita. Ammesso e non concesso che sappiano prendere qualche voto in più, comunque si ritroverebbero, come accadde in Grecia, a dovere fare una coalizione fra loro. Mentre è più probabile che i voti in più li prenda chi punta allo sfascio e usa il moralismo plebeo per attribuire agli avversari le responsabilità e i costi della crisi. Il che, purtroppo, è in parte anche vero. Il Pdl ha manifestato la disponibilità. Tocca al Pd, con la direzione convocata domani, mandare a riposo chi ha perso la testa.
Ripercorrete i numeri che ho citato e preparatevi, in caso di riconvocazione delle urne, a vederli tutti peggiorare. Magari potrà capitare che presi dalla paura taglino i 159 milioni. Ma non sarà un atto preveggente, semplicemente una scelta che segue al suicidio politico.


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