domenica 24 marzo 2013

STAVOLTA TOCCA AI CONTI CORRENTI . PREPARARSI.


Sono sempre combattuto quando leggo i commenti sulla difficilissima  situazione finanziaria europea, che tocca picchi prossimi al disastro in paesi come la Grecia e oggi leggiamo Cipro. Sono più di tre anni che ad Atene versano in condizioni grame ora divenute drammatiche ( noi soffriamo , gli spagnoli e altri soffrono, ma certo non ai livelli delle cronache greche ) e le misure imposte e in parte realizzate non hanno sortito, per il momento almeno, alcun segno di ripresa. Che non vuol dire tornare al benessere che per una breve stagione la Grecia ha conosciuto, pare proprio grazie ai "trucchi" creditizi svelati i quali la situazione è precipitata, ma ad un livello di vita dignitoso.
Adesso è il turno di Cipro. Ora, uno si domanda, possibile mai che l'Euro vacilli per CIPRO ????
Ebbene pare di sì, perché quando un sistema è fatto MALE, e quello europeo tale è, poi ogni pretesto è buono. Specie se i paesi piccoli vengono usati per dare avvertimenti a quelli più grandi....
E l'avvertimento, sempre tedesco, pare essere : signori dell'Europa del Sud, basta continuare a pensare di tappare i vostri buchi solo con nuovi prestiti...ora ci dovete mettere anche del Vostro.
Detto a noi Italiani, che da un anno e mezzo abbiamo visto l'IVA aumentata di un punto (e a luglio arriva un altro aumento) , l'IMU flagellare risparmi e consumi, la pressione fiscale diventare la prima in Europa (a fronte dei soliti servizi , anzi, anche un po' ridotti, a parte la ridotta efficienza di sempre) , sembrerebbe una provocazione. E invece no...perché nonostante questi dissanguamenti fiscali, il nostro debito non è diminuito di un euro, anzi, è aumentato di quasi un altro centinaio di miliardi nel 2012, tanto da sforare quota 2000.
E quindi, siccome di dismissione di beni pubblici tutti parlano (in campagna elettorale addirittura la sinistra l'ha evocata, sia pure assai più timidamente degli altri ) ma nulla di concreto si vede, ecco che l'idea che una bella salassata ai conti correnti italiani, stile cipriota appunto, diventa un incubo non meramente fantasioso.
Del resto, era stato già fatto da Amato, all'inizio degli anni 90. SI gridò al furto, a ragione, e allora si trattò  di un 6 per mille ancorché su tutti  i c/c. A Cipro la cifra è ben maggiore . Il Parlamento CIpriota aveva bocciato la prima soluzione che prevedeva un 6% circa sui conti sotto ai 100.000 euro ed un 10 oltre.
L'Europa (leggi sempre Germania) non si è scomposta più di tanto, mantenendo il punto che senza una partecipazione significativa al rientro del debito anche dei ciprioti, gli aiuti non sarebbero arrivati. E così pare che i conti sotto i 100.000 uro saranno risparmiati, ma quelli oltre saranno bastonati del 20% !!!
Ovviamente la gente cipriota è in piazza e maledice  come ormai di moda  i tedeschi...
E qui inizia la mia confusione. Da un lato, ho letto troppe volte Giacalone, Fugnoli e altri economisti certo non di sinistra, che criticano la rigidità tedesca non tanto o solo per motivi di solidarietà europea ( che pure , se l'Unione deve essere tale, dovrebbe essere principio che fa parte delle cose in gioco ) ma proprio perché ricetta sbagliata contro la crisi. Dall'altra, ragionando in termini terra terra, come si può biasimare chi ti dice, in soldoni : va bene, hai un debito 100, io ti presto ancora 50, ma gli altri 50 prendili dai tuoi figli , visto che ce li HANNO !.
Perché questo è il punto...questi soldi CI SONO. I ciprioti dicono che sono i loro risparmi, e in molti casi sarà vero ( però a Cipro molti conti sono di emigrati russi benestanti e anche di altri stranieri a suo tempo allettati dal buon regime fiscale ). Qui è un po' come in Italia, dove il risparmio in parte almeno è stato favorito da uno Stato spendaccione. Cito qualche esempio di "generosità" pubblica, volta al consenso politico elettorale : assunzioni inutili, welfare a pioggia, tolleranza dell'evasione. Ecco, non ho fatto torti, ci siamo dentro tutti, a vario e diverso titolo. Se l'impiegato statale può risparmiare sul suo stipendio, a volte  è perché : 1) ha un lavoro che lo stato gli ha regalato, e quindi il suo stipendio è un costo per la comunità con nullo o quasi ritorno ; 2) i servizi sociali sono semi gratuiti. Un lavoratore autonomo a sua volta il suo risparmio non raramente lo crea anche non pagando tutte le tasse. Bene, a noi individui sembra di non pagare, ma qualcuno che paga c'è : lo Stato che, laddove i soldi non gli bastano - e NON gli bastano - s'indebita.
Funziona così da 40 anni e la pacchia pare che sia finita.
Se ora la Germania ci dice...cari italiani, tocca che iniziate a tagliare il vostro debito, è cosa buona e giusta, come dicono i miei amici del Tea PArty, che lo Stato Italiano cerchi di attingere risorse dal patrimonio pubblico, ma siccome, si è visto, questa è cosa lenta e di redditività non certa, almeno sul breve periodo,  che si fa se questi , i teutonici, ci facessero lo stesso discorsetto fatto ai ciprioti ?
Del resto i tedeschi, e lo si è visto nelle pubblicazioni della Bundesbank riprese dalla stampa germanica, osservano piccati come la ricchezza privata italiana sia superiore alla loro ! Voi italiani, è il succo, non pagate i servizi ed evadete le tasse, lasciando che provveda lo Stato, e coi soldi così risparmiati vi comprate casa. Il 70% degli italiani si sa, ha casa di proprietà, forse di più. I Germania la percentuale è di gran lunga inferiore...
Ovviamente le ragioni di questo fenomeno sono varie, e non riducibili alla semplificazione ariana, utile alla polemica attuale, ma intanto questo è.
Io ragiono a voce alta e senza presunzione di verità credo che il nodo sia quello iniziale : che caxxx...è st'Europa ? Perché se io sono solo italiano, e quello di Nicosia è solo cipriota, e il tedesco è solo tedesco, allora quest'ultimo HA RAGIONE. Per cui o gli dimostro, carte alla mano, che strozzarmi non conviene nemmeno a lui ECONOMICAMENTE, oppure che pretenda che io attinga al mio patrimonio per avere il suo aiuto, non fa una piega.
Oppure, non siamo solo italiani, ciprioti e tedeschi, ma siamo EUROPEI, e allora il discorso dovrebbe cambiare.
Ma sono troppo i segnali, in tutti i campi, anche di politica estera, che dimostrano che la verità è la prima e non la seconda.
Ecco l'istruttivo  commento di Federico Fubini del Corsera sulla delicata questione
Da leggere


LA MONETA UNICA

Gli errori di Cipro e quelli di Berlino

Angela Merkel ha deciso di non assumersi la responsabilità per gli errori degli altri

Angela MerkelAngela Merkel
Cipro, la cui economia vale lo 0,25% di quella dell'area euro il cui intero sistema bancario è più piccolo dell'undicesima banca tedesca, è diventato una minaccia esistenziale per la moneta unica. Le cifre in gioco sono così insignificanti per l'Europa da rendere chiara la natura politica della scelta tedesca. Angela Merkel ha deciso di non assumersi la responsabilità per gli errori degli altri. Il messaggio è chiaro e diretto (implicitamente) anche all’Italia: chiunque oggi e in futuro richieda un sostegno finanziario, dovrà mettere in gioco una parte della propria ricchezza.
Secondo Charles P. Kindleberger, il grande storico dell'economia, la Depressione degli anni Trenta fu così lunga e profonda perché la Gran Bretagna non poteva e l'America non voleva assumersi la responsabilità di stabilizzare il sistema. Schiacciata dai debiti, dalla disoccupazione e dalla perdita di competitività sotto un tasso di cambio irrealistico, Londra non riusciva più ad agire da egemone. L'America invece era tutta un'altra storia: il più grande dei Paesi creditori di allora non intendeva offrire un mercato per i beni delle economie in deficit, né condonare i debiti vantati verso di loro, né permettere che si creasse un prestatore sovrannazionale di ultima istanza. Così la crisi prodotta dal debito sovrano degli europei e dalla fragilità del sistema bancario è sfociata nella Depressione e nel crollo del Gold Standard, il sistema di cambi fissi dell'epoca. 
Adesso di certo la storia non si sta ripetendo. Non, per lo meno, nel senso letterale del termine. Negli anni Venti e Trenta del secolo scorso non è mai andato in scena lo spettacolo al quale mezzo miliardo di europei assiste in questi giorni: un Paese la cui economia vale lo 0,25% di quella dell'area euro e il cui intero sistema bancario è più piccolo dell'undicesima banca tedesca, è diventato una minaccia esistenziale per la moneta unica. Senza un accordo entro lunedì, la Banca centrale europea cesserà di fornire liquidità d'emergenza alle banche di Cipro. Gli istituti arriveranno in poche ore all'asfissia finanziaria e il governo di Nicosia non avrà altra scelta che stampare moneta propria per impedire che l'economia torni al baratto. 
La storia certo non si ripete, ma la Francia e l'Italia di oggi hanno tutta l'aria di trovarsi nel ruolo della Gran Bretagna di allora: potenze in declino costrette a pensare solo a sé, incapaci di esprimere un senso di marcia e una forza che sostenga l'ambiente nel quale si muovono. E la Germania sempre di più si sta calando nei panni dell'America post Grande Guerra dei presidenti Wilson, Coolidge e Hoover: il principale Paese creditore, anch'esso colpito dalla recessione dei clienti ai quali ha prestato i frutti del proprio surplus commerciale in modo da vendere loro sempre nuove merci, ma determinato a non prendersi responsabilità per loro. Se Cipro rischia di saltare, è perché il governo di Berlino ha indicato che Nicosia non deve ricevere più del 45% dei 17 miliardi di euro di cui ha bisogno per salvare le proprie banche. Il resto, lo 0,06% del Pil dell'area euro, i ciprioti devono trovarlo da soli tassando l'unica risorsa di cui davvero dispongono: i depositi bancari, oggi pari ad almeno quattro volte le dimensioni dell'economia di quest'isola che è diventata uno sbilanciatissimo centro off shore per denaro russo (spesso) di dubbia origine.
Le cifre in gioco sono così insignificanti per l'Europa da rendere chiara la natura politica della scelta tedesca. Angela Merkel ha deciso di non assumersi la responsabilità per il sistema e per gli errori degli altri, o di farlo il più tardi e il meno possibile. Si può non essere d'accordo, rileggere Kindleberger e criticare la corta veduta della cancelliera; ma è difficile trovare altri leader europei che agiscano mettendo in secondo piano i propri problemi elettorali o rinunciando a definire gli altri Paesi sulla base di cliché moraleggianti. L'Italia o la Francia potrebbero desiderare un'altra Germania, un egemone lungimirante, ma è con questa che devono fare i conti. Il messaggio di Berlino è chiaro e diretto (implicitamente) anche all'Italia: chiunque oggi e in futuro richieda un sostegno finanziario, dovrà mettere in gioco una parte della propria ricchezza. Il puntiglio con cui la Bundesbank sottolinea che i patrimoni pro capite degli italiani sono più elevati di quelli dei tedeschi può sfiorare la provocazione e l'irresponsabilità, adesso che in un altro Paese dell'area i risparmiatori assaltano gli sportelli per portare i loro soldi altrove. Ma il senso è inequivocabile.
È su questo sfondo che ora Cipro deve scegliere. In teoria, i governanti dell'isola dovrebbero sforbiciare i conti degli oligarchi di Mosca con i quali hanno personalmente fatto ottimi affari fino a ieri. Vari miliardari russi si contano persino fra i clienti dello studio legale del presidente Nicos Anastasiades. Cipro è il caso di una casta che tra oggi e domani deve scegliere fra la propria sopravvivenza come élite di redditieri e il fallimento con espulsione dall'euro del proprio Paese. La storia non si ripete mai, e ogni vicenda è certamente diversa. Ma, c'è da scommetterci, anche in Italia molti seguiranno la decisione di Nicosia con il fiato sospeso.



1 commento:

  1. Il fatto che a fronte di rincari di tariffe, aumento del prelievo fiscale, diminuzione dei servizi, aumento di età pensionabile, pe rnon parlare di centinaia di migliaia di persone lasciate ad affogare in mezzo al guado, la situazione non solo non sia migliorata ma addirittura peggiorata, lascia comprendere quanto la ricetta seguita fino ad adesso su ordine della Germania e dell'UE sia completamente sbagliata e abbia risposto ad un solo imperativo: trasferire le ricchezze di paesi come l'Italia verso - appunto - la Germania ed i suoi alleati nordici.

    RispondiElimina