mercoledì 13 marzo 2013

UNA EX TOP MANAGER ALLE DONNE : NON SPRECATE LA VITA A LAVORARE


Non credo sia la riproposizione della favola della volpe e l'uva di Esopo , anche perché, da quello che ho capito, Erin Callan ha smesso sì di lavorare, ma  quello che ha guadagnato in 20 anni di carriera luminosa e massacrante, a tutti i livelli, le consente di farlo, vivendo nell'agiatezza.
Del resto, nel leggere la descrizione che la protagonista fa della sua vita di Top Manager, non è difficile crederle che, staccatasi da quel meccanismo nevrotico, guardandolo dall'esterno, facendo un bilancio di costi e benefici, quest'ultimo sia passivo.
Io ho un amico che si avvicina, senza raggiungerli, i vertici maniacali del lavoro descritti dalla Callan. Si sveglia alle 6 - 6,30 e accende il PC per una rapido aggiornamento sulle notizie e sulla borsa. Esce di casa  alle 7,30, accompagna il figlio a scuola e torna mai prima delle 20 -20,30. Considerando che 6 ore le dorme (di più non riesce, la tensione non glielo consente) , abbiamo un uomo che dedica a sé e ai suoi cari , cena e tv comprese, due ore al giorno, più o meno. E questo dal lunedì al sabato, perché non c'è we ma solo la domenica libera. Se, come ogni tanto è tentato, aprirà un punto vendita in un centro commerciale, anche le domeniche spariranno. I risultati di tanto impegno ci sono...anche lui, come la Callan, a 50 anni se volesse potrebbe smettere di lavorare e vivere da signore il resto della sua vita. Ma intanto quella che fa è questa.
Perché ? All'inizio la molla è stata il riscatto sociale : famiglia piccolo borghese, casa modesta in affitto in un quartiere di tranquilla periferia romana. Nessuna povertà ma certo nessun lusso. Il padre decide di mandarlo in una scuola privata dove la maggior parte dei suoi compagni hanno un'estrazione più alta. Il mio amico è intelligente, determinato, con un carattere fin troppo sanguigno ma capace, all'occorrenza di vera lealtà e questo fa sì che proprio alcuni dei compagni più ricchi lo prendano in simpatia e lo portino con sé, nella propria casa, nel proprio ambiente. Di qui l'ambizione risoluta : "anche io avrò quello che hanno loro". Nessuna invidia negativa, semmai quella "positiva" che ti stimola a FARE. E così il giovanotto finite le superiori si mette a lavorare nel commercio con il padre, mostrando subito di avere ben altra stoffa....
Dopo 30 anni i risultati sono quelli sopra descritti.
Ora...vale la pena ? Per lui sembra ancora di sì, ascoltandolo. E la passione che mostra parlando tuttora del suo lavoro mi porta a credergli, nonostante io non abbia la sua mentalità.
La Callan invece a 47 anni si mostra pentita della scelta fatta a suo tempo, l'aver sacrificato vita privata e affetti al lavoro.
Ognuno ovviamente farà, leggendo l'articolo di sotto postato, tratto dalle pagine economiche del Corriere.it, le proprie considerazioni. Io ho letto anche qualche commento dei lettori del giornale che parlano di cose risapute...che è ovvio che la vita descritta dalla Callan rappresenti un eccesso. Lo è, ma è una scelta non trattabile. A quei livelli, ma anche sotto quell'eccellenza, se vuoi essere "In carriera", uomo o donna che tu sia, quello è il prezzo che devi pagare. Non c'è una terza via, un'aristotelica "aurea mediocritas".
E' per questo che contesto le quote rosa. Il problema, a mio avviso, non è l'accesso - sul quale molto si è fatto ancorché ancora si possa migliorare , in occidente - quanto il COSTO della carriera, che è la vita personale - familiare. E non lo risolvi solo con gli asili nido....
Laddove le donne brave, eccellenti, dimostrano di voler pagare quel prezzo, ecco che la loro carriera la fanno eccome ! Solo che molte preferiscono ALTRO, e quindi scelgono, quelle brave e capaci, lavori anche gratificanti e sufficientemente remunerativi che però non le costringano al "nulla" privato.
Donne magistrato (ormai quasi la metà dell'intero organico, senza bisogno di concorsi "rosa quotati" ) , donne medico, donne avvocato. Ecco, queste ultime sono un parametro esemplificativo. L'avvocato lo puoi fare in tanti modi perché è una libera professione. Puoi dedicarci 18 ore (come vediamo nei libri e film americani che ci descrivono i grandi studi associati) oppure 8, come un impiegato del municipio. Certo, probabilmente il successo professionale, oltre che della capacità individuale, risentirà anche del tempo dedicato. Questa cosa non è aggiustabile per decreto legge...
Buona Lettura




DA LEHMAN BROTHERS AL «NEO-FEMMINISMO»

La ex manager (pentita) alle donne
«Non sprecate la vita a lavorare»

I rimpianti di Erin Callan in un'intervista al NY Times: ho sacrificato troppo alla carriera

Erin Callan (Foto Bloomberg)Erin Callan (Foto Bloomberg)
Le sue parole hanno fatto molto scalpore negli Stati Uniti perché non arrivano da uno dei tanti guru della decrescita o da qualche improvvisato politico new age, bensì da una ex top manager che fino a qualche anno fa era considerata una delle donne più potenti del mondo. Domenica scorsa sul New York Timesè comparso un articolo di Erin Callan, ex direttrice finanziaria di Lehman Brothers, nel quale la 47enne invita le donne a non sprecare tutte le proprie energie per la carriera lavorativa perchè non ne vale la pena e soprattutto non rende la vita migliore.
EQUILIBRIO TRA LAVORO E AFFETTI - Pubblicato con il titolo provocatorio "Is there life after Work?" (C'è una vita oltre il lavoro?), l'articolo è tutto incentrato sul rammarico della Callan per aver perso tanti anni della sua vita a lavorare senza sosta, mettendo in secondo piano gli affetti personali e le piccole gioie quotidiane: «Da quando ho lasciato il lavoro alla Lehman - scrive la donna sul New York Times - ho avuto tutto il tempo per riflettere sulle decisioni che ho preso di proporzionare il tempo dedicato al lavoro con il resto della mia vita. A volte incontro giovani ragazze che dicono di ammirarmi per quello che ho fatto. Ho lavorato duramente per 20 anni e ora posso passare i prossimi 20 anni a fare altre cose. Ma questo non è equilibrio. Non lo auguro a nessuno. Fino a poco tempo fa, pensavo che focalizzarmi sulla carriera fosse la cosa più importante per avere successo. Ma adesso sto cominciando a capire che ho sprecato il meglio della mia vita. Avevo talento, ero intelligente e piena di energia. Non avrei dovuto essere così estrema».
LA CARRIERA - Assunta nel 1995 da Lehman Brothers come consulente fiscale, la Callan ha fatto una rapida carriera nella banca d'affari grazie alla sua esperienza in materia di tassazione dei titoli obbligazionari. L'importante carica di direttore finanziario, ottenuta il 1 dicembre del 2007, è durata appena sei mesi, ma il licenziamento ha permesso alla top manager di non partecipare in prima persona al crollo della potente banca d'affari (i media, però, l’hanno più volte accusata di essere complice della gestione poco trasparente della Lehman Brothers). Dopo una successiva e breve esperienza a Credit Suisse, la Callan ha deciso di tirare i remi in barca. Adesso vive in Florida, si è risposata con un suo amico del liceo che fa il pompiere e sta cercando di avere un figlio, nonostante l'età non sia più quella di una ragazzina. A differenza del passato, ha scelto una vita da reclusa tanto che i quotidiani l'hanno ribattezzata "La Greta Garbo della crisi finanziaria del 2008": «La cosa più importante - continua la Callan nell'articolo - è che ho perso l'occasione di avere un figlio tutto mio. Oggi ho 47 anni e già sono parecchi anni che con mio marito cerchiamo di aver un bambino con la fecondazione in vitro. Stiamo ancora sperando». La Callan ricorda che per anni ha rinunciato a weekend con gli amici e i propri cari, ha pranzato e cenato tantissime volte davanti al computer e spesso ha passato i suoi compleanni in ufficio. I pochi giorni liberi li trascorreva a dormire, per ricaricare le batterie ed essere pronta per una nuova settimana di lavoro senza sosta: «Come tutte le persone - scrive - avevo relazioni, un marito, gli amici, i parenti, ma a causa del lavoro non ho dato a nessuno il meglio di me. Si sono dovuti accontentare delle briciole».
ATTACCO - L'articolo è stato considerato dalla stampa statunitense un chiaro attacco alle posizioni espresse recentemente da due delle donne in carriera più famose del momento Sheryl Sandberg, oggi numero due di Facebook e Marissa Mayer, Ceo di Yahoo. La prima ha pubblicato proprio in questi giorni "Lean in, Women, Work and the Will to Lead" (in italiano tradotto con il titolo "Facciamoci Avanti") in cui la top manager spiega perché le donne non raggiungano sul lavoro gli stessi traguardi degli uomini e incita i membri del gentil sesso a lavorare di più e a combattere assieme per conquistare posizioni migliori nel mercato del lavoro americano. La seconda, invece, ha conquistato di recente le prime pagine dei giornali per aver deciso che dal prossimo giugno i suoi dipendenti che beneficiava della possibilità di lavorare da casa saranno costretti a tornare in ufficio. Una vera tragedia per le donne che hanno figli piccoli e non sanno a chi lasciarli. Lo scontro tra l'ex top manager più potente del mondo e le due odierne donne in carriera sta appassionando i media americani. E gli analisti già ci sono divisi tra gli apologeti del lavoro senza sosta e i fautori di una vita dedicata anche ai piaceri quotidiani. In questa interessante diatriba il commento più lucido sembra essere quello di Sheelah Kolhatkar che sulle pagine di Business Week ha tagliato corto: «Per molti secoli è sempre stato l'uomo a lavorare fino a morire. Forse è un perverso trionfo del femminismo che le donne si sentano libere facendo la stessa cosa».
Francesco Tortora 

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