martedì 9 aprile 2013

IN GRAN BRETAGNA BANDIERE A MEZZ'ASTA PER LA MORTE DI UNA GRANDE


Tutte le prime pagine del mondo aprono o comunque dedicano spazio importante alla morte della Lady di Ferro. Sul Corriere della Sera letti tre commenti, di Sergio Romano, di Antonio Polito e di Pierluigi Battista. Quest'ultimo dedica il suo pezzo soprattutto alla falsa mitizzazione della Thatcher da parte della destra liberale italiana, che MAI, nemmeno nei quasi 10 anni di alternanza al governo (sono 9 e mezzo, NON venti, come gli ossessionati anti berlusconiani amano ripetere come un mantra ) , ha applicato, anche solo in parte,  le ricette liberiste della Premier inglese (e di Reagan negli USA ).
Le cose che mi colpiscono di lei sono la determinazione, la ferrea convinzione della giustezza delle sue idee e la chiusura alla "concertazione" che da noi sembra essere l'essenza della democrazia.
Ovviamente, lo ricordo a Bersani, per fare tutto questo la Thatcher le elezioni le VINCEVA e aveva una maggioranza adeguata in Parlamento, senza "scouting", compravendite, tattiche di entrata e uscita dall'aula, che sono quelle che servono a lui per provare a governare....
Come ricordano sia Polito che Romano, la Thatcher veniva dalla middle class , e NON quella impiegatizia, ma quella dedita al piccolo commercio (il padre faceva il droghiere). Quindi niente aristocrazia. Credeva fermamente nella libertà degli individui, nella responsabilità degli stessi, e che lo Stato dovesse garantire questa libertà sia personale che economica. Se l'uguaglianza è qualcosa che esiste solo perché imposta dallo Stato, vuol dire che non è una cosa insita nella natura umana, come piaceva a Rousseau e ai suoi proseliti.
Mentre l'anelito alla libertà lo è eccome.  Ha dominato il suo partito per 15 anni e il paese per 11. E lo cambiò. Fu, prima di Reagan, la madrina dell'ideologia dell'arretramento dei confini dello Stato, lanciò le privatizzazioni, si batté senza arretrare di un centimetro contro i fortissimi sindacati inglesi, vincendoli. Nazionalista e patriottica, vinse anche la battaglia delle Falkland, facendo cadere il regime militare argentino a seguito di quella sconfitta. In Europa nel dopoguerra ci sono stati statisti importanti, come De Gasperi, Kohl, Mitterand...ma solo due hanno caratterizzato la storia del continente (e mondiale, nel caso della Lady di Ferro) da meritare il suffisso "ismo" : De Gaulle e appunto la Thatcher. La loro non fu solo un'epoca di governo, ma qualcosa di vicino ad una ideologia, una  filosofia.
Uno dei suoi motti "non spendere una sterlina se non ce l'hai nel borsellino" , ricordava alla gente la saggezza popolare di un tempo. E se le ricette erano dure, rispondeva spesso che "There is not alternative", non c'è alternativa. L'hanno accusata di darwinismo sociale, eppure il favore per lei si diffuse anche tra le classi medie e popolari, non vinse certo tre elezioni di seguito grazie al voto dei "ricchi" e dei potenti. Anche perché, se aveva privatizzato, lo aveva fatto anche a scapito delle imprese inglesi (per lei era importante che ci fossero industrie in Inghilterra, NON che fossero per forza a guida britannica ) , cui fece venir meno le sovvenzioni di stato.
Sicuramente fece errori, e fu odiata tanto quanto ammirata. Nel Parlamento Inglese c'è il suo busto, vicino a quello dell'altro grande  conservatore inglese: Winston Churchill. Nel ventesimo secolo nessuno ebbe in GB il prestigio e l'importanza di queste due figure...Sull'altro fronte, solo Tony Blair fu altrettanto "rivoluzionario".
E lo fu proprio grazie all'insegnamento della Thatcher, che gli consentì di superare il complesso statalista e assistenzialista del laburismo inglese. Noi un Blair lo stiamo ancora aspettando (potrebbe esserlo Renzi ? )
Una grande della storia inglese, a cui verranno tributate esequie solenni, ma non funerali di Stato.
Per sua espressa disposizione. Lo Stato lo voleva il meno possibile intorno, figuriamoci per l'ultimo viaggio.
Ecco la sagace nota di Battista


LIBERISTI MA SOLTANTO A PAROLE 



A parole, tantissimi erano thatcheriani, in Italia. Ma erano thatcheriani molto all'italiana. Lei, di ferro. Loro, iper-liberisti a parole, il mercato in ogni frase, antistatalisti in ogni espressione. Ma mentre la Thatcher ha fatto la rivoluzione degli individui contro la tirannia del collettivismo, loro non hanno fatto niente per diminuire le tasse. Sono partiti sognando il «partito liberale di massa» con Antonio Martino, profeta inascoltato di una pattuglia di economisti eretici, ed è finita con la demonizzazione del «mercatismo» divulgata da Giulio Tremonti. Thatcheriani d'Italia, ma solo a parole.
La Lady di ferro era odiata, temuta, oggetto di diffidenza da parte dello stesso establishment parruccone dei Tories. Invece i thatcheriani d'Italia sono stati più pacioni. La Thatcher spezzò con un'inflessibilità leggendaria la resistenza tradunionista dei minatori inglesi. Ma quando nel '94 i minatori del Sulcis (anche allora c'era la crisi del Sulcis) andarono a protestare sotto Palazzo Chigi, il primo dei thatcheriani d'Italia, Silvio Berlusconi, scese in piazza per dire «sono uno di voi» e per indossare uno dei suoi primi copricapo della sua lunga carriera di politico: il caschetto giallo degli stessi minatori. 
Il liberismo rinvigorito negli anni Ottanta ha nel suo carnet vertenze ad alta intensità simbolica. La Thatcher quella dei minatori. Ronald Reagan quella dei controllori di volo da piegare. I thatcheriani d'Italia montarono un grande palcoscenico del conflitto con l'articolo 18, ma presto decisero di battere in ritirata. Il thatcherismo era duro, conflittuale, intransigente, senza complessi, senza predisposizione ad accordi sottobanco e a cricche di potere trasversale. Il thatcherismo era rivoluzionario. Ma, come diceva Leo Longanesi, le rivoluzioni in Italia non si possono fare perché «siamo tutti parenti». Non è detto che sia un male. Ma mai il divario tra la fedeltà verbale a un'ideologia e la sua (non) realizzazione pratica è stata tanto marcato. La Thatcher aveva in Italia pochi seguaci veri e molti seguaci tanto per dire. La sua rivoluzione ha attecchito solo nei comizi. Ma gli unici che hanno creduto che il liberismo thatcheriano in Italia abbia trionfato sono i suoi nemici.

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