Reduce da un corso di approfondimento sul GIUDIZIO DI OTTEMPERANZA mi è venuta in mente la questione dei debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti delle Imprese.
Per spiegare il perché, breve digressione tecnica. Cos'è il giudizio di ottemperanza ? E' lo strumento (Istituto si dice ) che la legge prevede nei casi in cui un soggetto pubblico, quale che sia, NON ottemperi ad una decisione giudiziaria esecutiva. Un tempo quest'ultima doveva essere DEFINITIVA ("passata in giudicato" ) , adesso pare che siano diventati di manica larga, ed un provvedimento esecutivo, cui l'amministrazione non adempie, dà diritto a ricorrere al Giudice per la bisogna...
Come osservava il Presidente del TAR Lazio che apriva l'incontro, non è che sia proprio una bella cosa che l'amministrazione PUBBLICA abbia bisogno di una ulteriore "intimazione", visto che già si trova di fronte a decisioni giudiziarie che gli ordinano il da farsi. In campo amministrativo a volte se la cava ciurlando nel manico e obiettando di "non capire" cosa deve fare per adempiere. Come a dire ai giudici del TAR. o, peggio, del Consiglio di Stato : "scusate, non è che io Ente Pubblico non voglio adempiere, ma che dovrei fare esattamente ? ". Senza parlare dei casi in cui, siccome gli annullano un provvedimento, il soggetto pubblico lo ripropone diverso nelle parole e sostanzialmente uguale nella sostanza....
Ma quando la decisione non è l'adozione di un provvedimento amministrativo bensì un FARE esplicito ordinato da un Giudice ordinario ? Quando l'inadempimento riguarda un mancato pagamento ?
"Condanno la Regiona tal dei tali a pagare a Tizio un milione di euro". Sentenza, o decreto, esecutivi. Che c'è da capire ? Ma l'amministrazione non esegue, perché dice di non avere soldi. Il che può facilmente essere. Peccato che non è che la regione non paghi NESSUNO, ma qualcuno sì e qualcuno no. E su che basi ?
Con che criteri ? Ed ecco che spunta il Commissario ad Acta, cioè il soggetto nominato dal Giudice del TAR per controllare come effettivamente stanno le cose, se non ci sono soldi per NESSUNO, o se magari quelli per le spese dei Fiorito e compagnia cantando saltano sempre fuori...
Stando così le cose, potete immaginare il BOOM di ricorsi in questo senso negli ultimi anni. Ma non è che le cose siano molto migliorate.
Del resto, passando dal Diritto alla Politica, basta vedere la vicenda, attinente, dei crediti delle imprese.
Dunque, se non paghi allo Stato, tasse, imposte, contributi, si aprono procedimenti penali, sequestri, pignoramenti...e se non paghi, fallisci. In genere, i primi a soffrire, nelle aziende private, sono i dipendenti.
Già, se l'azienda è in crisi di liquidità e deve pagare (perché se non sei in regola col fisco ti bloccano i pagamenti....) , a farne le spese spesso sono i lavoratori....in cassa integrazione, licenziati...oppure con stipendi che vengono pagati in misura ridotta, in ritardo...
Invece, se la regione Lazio da i soldi alle ASL, questi per prima cosa vanno ai dipendenti, POI si vede....
Così facendo, ci sono dei lavoratori che lo stipendio lo prendono, e altri no. La differenza ? I primi sono "pubblici".
Non voglio innescare una guerra tra poveri. Dico solo che il sistema è palesemente ingiusto.
Monti si è lamentato l'altro giorno dicendosi "lievemente indignato" (espressione un po' buffa, dato l'evidente ossimoro) per gli attacchi del centrodestra per il "ritardo" del governo nel cercare di avviare una soluzione del problema. Certo, non ha torto nel ricordare che quei debiti del Pubblico con il privato non li ha certo accumulati lui !! E quindi Berlusconi e giornali amici dovrebbero avere il pudore di tacere....
Detto questo, è anche vero che il governo tecnico era stato concepito per QUESTO : provare a risolvere i problemi che i partiti avevano creato e poi trascinato.
E invece le soluzioni sono decisamente scoraggianti. Super Mario saranno in pochi a ricordarselo come il salvatore della patria descritto da tanti agli esordi, e che oggi in pochi ripetono ancora.
Tra questi non c'era e non c'è il bravissimo Davide Giacalone, che sul problema dei crediti delle imprese ha scritto più volte. L'ultima oggi.
Buona Lettura
Pagamenti fasulli
Non è colpa del governo se piove, il problema si pone quando anziché ombrelli si distribuiscono costumi da bagno. Alla faccia della ripresa, attesa e promessa, l’impressione è che chiuderemo il 2013 con una recessione superiore a quella prevista. Ciò perché le conseguenze della lunga crisi, aggravate non solo dall’assenza di politiche anticongiunturali, ma addirittura da politiche fiscali a loro volta recessive, ha assunto le caratteristiche della valanga: avanza ingrossandosi e prendendo velocità. Fuori dalle impressioni ci sono i dati, e quelli dell’occupazione, riferiti al 2012, sono impressionanti: più di un milione di licenziamenti, con un aumento, rispetto al 2011, del 14%.
E’ pericoloso restare inerti. Delle cose si possono fare. Si devono fare. Ma è qui che indigna la distribuzione dei costumi da bagno. E mi riferisco al tema dei pagamenti dovuti dalla pubblica amministrazione, verso fornitori privati. Mario Monti ha ragione quando avverte che fra le forze politiche che lo criticano ci sono quelli che hanno creato il problema. Ma se dopo un anno e mezzo non c’è l’ombra di una soluzione, anzi si presenta un vero e proprio imbroglio, allora ciò depone contro la benché minima utilità dei tecnici al governo. Anzi, essi falliscono proprio sul piano tecnico, finendo prigionieri, esattamente come i politici loro predecessori, della Ragioneria generale dello Stato. Con una aggravante: al ministero dell’economia siede l’ex ragioniere generale, a dimostrazione che la macchina domina anche chi la guida, ove il pilota abbia meno forza e capacità dell’ingranaggio.
Dunque: tutti hanno annunciato che i pagamenti sono imminenti. Evviva. Se fosse vero. Quei pagamenti sono urgenti sotto due punti di vista: a. la credibilità e affidabilità dello Stato, che quando esige è severo e quando deve pagare è furfantescamente distratto; b. la possibilità d’immettere una botta di liquidità nel mercato, facendo circolare adrenalina in un corpo fiaccato. Il decreto approvato fallisce entrambe gli obbiettivi.
I debiti della Pa verso fornitori, escluso il settore sanitario, ammontano a circa 100 miliardi. Già quel “circa” è inquietante, giacché dovrebbe essere una cifra precisa, ove la contabilità fosse tenuta bene. Il decreto prevede che, se tutto va bene, saranno pagati 40 miliardi entro la fine del 2014. Ciò significa che il 60% si mette in coda per due anni. E questa sarebbe la velocizzazione?! Ma neanche i 40 sono veri, dato che non si fluidificano neanche i 14 già nelle casse dei debitori, lasciandone liberi solo 2,3. Per il resto partono adempimenti e procedure applicative che consegnano il problema al prossimo governo. Ove mai si riesca a farne uno. Questo significa che il decreto interviene urgentemente su una questione che s’intende risolvere senza nessuna urgenza. Inoltre centellinando il dovuto, quindi perdendo l’occasione di centrare sia l’obiettivo “a” che quello “b”.
Un governo di gente competente, invece, avrebbe dovuto dividere la questione in due parti. Da una si dialoga con la Commissione europea, facendo presente che: 1. altri Paesi hanno contabilità diverse dalla nostra, sicché anche l’ammontare del debito pubblico non è poi così abnorme, dalle nostre parti; 2. il nostro deficit è il più basso e il nostro avanzo primario il più alto fra i paesi Ocse. Quindi, posto che c’è anche una direttiva europea che impone di pagare i fornitori in 30 giorni, vedano di non rompere troppo l’anima.
Dall’altra parte si modifica la nostra contabilità interna, s’impone un modello alle regioni, si evita che il fenomeno si riproduca in futuro e si toglie potere politico alla ragioneria. Se si rinuncia all’una e all’altra cosa si è solo esecutori piccini di volontà altrui. Distributori di costumi da bagno quando piove. Con un sistema dell’informazione che titola: finalmente quel che serve.
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