mercoledì 24 aprile 2013

RENZI PARLA DOPO IL TERREMOTO PIDDINO E CONFERMA :" NUOVO CLIMA INTORNO A ME NEL PD"


Parla Renzi, dopo i giorni concitati dell'elezione del presidente della Repubblica. In una chiacchierata volante con Aldo Cazzullo, del Corsera, racconta un po' di cose, che indicano una positiva consapevolezza.
Tra queste, il fatto che il nome di Prodi, da lui sponsorizzato, gli ha alienato diversi consensi nel centro destra. Meno male, conferma di non essere stupido.
Detto questo, in altre interviste, Renzi ribadisce il suo essere un "Blairiano", vale a dire avere come modello l'uomo che, venuto dopo la Thatcher, ha provato a staccare la sinistra da quella concezione egualitarista e assistenziale per fortuna minoritaria nelle democrazie occidentali. L'aiuto dei deboli è giusto, così come assicurare la parità dei diritti e favorire la riduzione (eliminare, caro Riccardo, non è nelle cose umane..semmai, se sei credente, pensa con speranza al DOPO)...) delle disuguaglianze dei punti di partenza. Ma allo stesso tempo, accettare che ci siano le capacità, il merito, l'impegno,  e quindi delle differenze determinate da questi fattori. E poi sì, esiste anche la fortuna. Che si può cercare di contenere, ma non eliminare.
Insomma sostituire un'ideologia irreale con un realismo positivo. Ci piaceva Tony Blair, ancorché guardandolo da un fronte opposto, e ci potrebbe piacere Renzi. Vedremo...
Adesso pare che piaccia di più anche al suo partito. Dopo la tranvata di Bersani, che francamente nessuno si aspettava, nel PD hanno capito che l'illusione della Sinistra di vincere da SOLA, era appunto un'illusione.
E il nome di Renzi viene avversato apertamente da pochi, e tra questi non ci sono più i giovani turchi, che anzi gli propongono una chiara alleanza generazionale. 
Ieri a Ballarò Pagnoncelli ha mostrato due sondaggi, tra tanti, significativi :
1) In caso di nuove elezioni, il centrodestra vincerebbe, con il 34% dei voti, con la coalizione PD e Sel (ammesso che si ripresentasse, cosa oggi improbabile) ferma al 29. Il vento non è più nelle vele.
2) Se il PD si spaccasse, e ci fosse un partito di centro sinistra, appunto "blairiano" da una parte,  e una sinistra "storica", più radicale (movimentista l'ha definita Franceschini) , fondata da Barca e Vendola, dall'altra, il primo oggi, secondo le previsioni, avrebbe un potenziale del 36% dei voti , la seconda l'11%.
In fondo, il Friuli questo dato lo ha confermato. La Serracchiani, una "renziana" (anche se critica) , ha fatto vincere il centrosinistra, che invece, come coalizione, stava nettamente dietro al centro destra....
Per questo Berlusconi frena sulle elezioni. Ha capito che l'avversario stavolta non sarà Bersani o qualche altro post comunista, ma RENZI.
E la sconfitta potrebbe essere netta.
Ecco l'intervista proposta sul Corriere.it





 

«IL CAVALIERE HA AVUTO PAURA. PRODI? SONO L'UNICO CON IL QUALE NON SE L'È PRESA»

Renzi: è Berlusconi che non mi ha voluto

«Sono stato leale anche con Bersani. Marini non mi pareva l'uomo giusto e l'ho detto apertamente»

Il sindaco di Firenze Matteo Renzi (Ansa)Il sindaco di Firenze Matteo Renzi (Ansa)
ROMA - La direzione del Pd è finita, Matteo Renzi esce dall'ingresso laterale per evitare i cronisti, si imbatte comunque in una selva di telecamere, vorrebbe andare a piedi al Vittoriano - «quant'è? Un quarto d'ora, no?» - ma i reporter lo inseguono - «per cortesia, vi ho detto che non parlo!» -, il suo portavoce Marco Agnoletti ferma al volo un taxi, davanti sale il senatore toscano Andrea Marcucci, il sindaco si mette dietro. Il tempo di fare inversione e imboccare via del Tritone, e sul telefonino arriva la chiamata che aspettava: «Ciao segretario». È Bersani.
Il tono di Renzi è cortese, quasi affettuoso. Dall'altra parte si sente una voce stanca, un po' affranta, ma non seccata, anzi. Il «segretario» diventa rapidamente «Pier Luigi». Il sindaco scherza: «Pensa un po', sto andando a una mostra su Machiavelli, indovina chi è il curatore? Giuliano Amato. Cosa devo dirti, sono paraculo fin da piccolo» dice con un sorriso autoironico. La conversazione dura pochi minuti. Chiuso il telefono, Renzi si rilassa, si accorge di non aver ancora salutato il tassista, gli porge la mano mentre l'auto è ferma al semaforo. Poi fa il punto della situazione.
La corsa a Palazzo Chigi è ristretta a due uomini: Enrico Letta e appunto Amato. «Io non sono in corsa. Ma non è stato Bersani a mettere il veto sul mio nome. Lui non ha avuto alcuna obiezione su Letta come su di me. Né tantomeno Napolitano», con cui Renzi ha parlato, e non solo per fargli gli auguri per l'onomastico. «La mia impressione è che, se c'è un veto, sia di Berlusconi». Più tardi Gianni Letta chiamerà per dire che assolutamente no, Berlusconi non avrebbe nulla in contrario a vedere «Matteo» a Palazzo Chigi. Resta il fatto, dice Renzi, che «Berlusconi ha avuto paura. Paura di andare a votare subito. Ma io non ho fretta. Magari si vota tra sei mesi. Magari il governo decolla e va avanti due anni, anche tre. Posso aspettare. Il vero dato della giornata per me è un altro. Ed è stata una giornata davvero inconsueta».
«Per la prima volta - riprende Renzi - gran parte del Pd si è ricompattata sul mio nome. Non era mai successo. Il primo ad avere l'idea di propormi per la presidenza del Consiglio è stato Fassino. Uno a uno, gli altri si sono detti d'accordo. Era d'accordo Walter», che sarebbe Veltroni, «era d'accordo Franceschini. In direzione il mio nome è stato fatto esplicitamente da Umberto Ranieri», l'allievo prediletto di Napolitano, «segno che le perplessità non erano certo del presidente. Mi ha fatto piacere che Orfini e gli amici che voi giornalisti chiamate i "turchi" si siano pronunciati in mio favore, e non da oggi. E' la mia generazione, e questo per me vuol dire molto. Come è della mia generazione Debora» che sarebbe la Serracchiani, «che in Friuli ha vinto nell'ora più difficile e ha dimostrato che Grillo si può ridimensionare».
Ma lei, Renzi, non teme che andare a Palazzo Chigi senza passare dalle urne sarebbe stata una forzatura, avrebbe rischiato di bruciarla? «A me piace rischiare. E, se il capo dello Stato chiama, come fai a dirgli di no? In ogni caso, l'ipotesi non esiste. La sensazione è che sia Berlusconi a non volermi. E questo forse aiuta a chiarire l'equivoco una volta per tutte». L'equivoco sarebbe una presunta sintonia tra lui e il Cavaliere; mentre Renzi è convinto che Berlusconi lo veda come il fumo negli occhi perché lo considera il suo avversario più pericoloso, da non attaccare frontalmente perché non sgradito all'elettorato moderato, ma da mettere fuori gioco con il volenteroso contributo dei suoi stessi compagni di partito. E il fatto che in una riunione durissima della direzione Pd, in cui si sono succeduti interventi di tutti contro tutti - Marini contro Franceschini, Bindi contro Marini, Finocchiaro contro Bindi... - il nome di Renzi per una volta non sia stato divisivo, per il sindaco rappresenta una svolta. Quanto a D'Alema, non c'è alcun «patto di ferro», occulto o esplicito; c'è piuttosto un accordo di non belligeranza dopo gli scontri dei mesi scorsi.
In teoria, a Renzi ora converrebbe avere a Palazzo Chigi Amato piuttosto che Enrico Letta, possibile rivale per la candidatura alla premiership, quando ci saranno le elezioni anticipate. «Ma non è questo il momento di fare certi discorsi. E' il momento di avere coraggio e osare. Io non ho mai detto di considerare il voto subito come l'unica opzione. Ho detto un'altra cosa: basta perdere tempo; decidiamo: con Grillo l'accordo è impossibile, e mi pare che le cose da lui dette in questi giorni lo confermino; o facciamo un accordo con Berlusconi, o andiamo a votare. Oggi l'intesa è vicina. L'importante è che entriamo nel governo a testa alta, con alcuni tra i nostri uomini migliori. Facciamo noi, presto e bene, le cose che ci chiedono non tanto Grillo quanto i cittadini: abolizione delle Province e del Senato, taglio ai costi della politica, provvedimenti di emergenza per le piccole imprese e per i giovani». E tra gli «uomini migliori» potrebbe esserci il renziano di maggior peso, il sindaco di Reggio Emilia e presidente dell'Anci Graziano Delrio.
Il taxi è arrivato al Vittoriano. Dentro attende Amato, con cui Renzi converserà per dieci minuti. Resta, al di là della storica rielezione di Napolitano, l'amarezza per il killeraggio contro Prodi. Al solo nominargli il fondatore dell'Ulivo, Renzi scatta: «Sono stato l'unico con cui Prodi non se l'è presa. Conservo gli sms che mi ha mandato prima, durante e dopo la votazione in cui è stata affossata la sua candidatura. E li conserverò per sempre, perché Prodi è stato molto carino con me, pure nel momento più nero. Io l'ho appoggiato con convinzione, anche se questo mi ha fatto perdere qualcosa nell'elettorato del centrodestra. Non ho nulla da rimproverarmi. I miei l'hanno votato tutti, tranne uno, credo anche di sapere chi è. Sono stato leale pure con Bersani: Marini non mi pareva l'uomo giusto e l'ho detto apertamente. E sono contento di aver tirato fuori il nome di Chiamparino. L'ho proposto anche a Berlusconi, che però non l'ha voluto. Ma sono convinto che tornerà presto utile al Paese».

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