La querelle scoppiata in occasione della recente elezione del Presidente della Repubblica non ha precedenti in Italia. Non che in passato non ci siano state turbolenze e parti sofferti... Nel 1992, ci vollero 23 scrutini e la strage di Capaci per far decidere i grandi elettori, oltretutto per una scelta che si sarebbe rivelata la peggiore di tutta la storia repubblicana : Oscar Luigi Scalfaro. Un uomo che già aveva un pessimo pedigree, col suo passato di pubblico ministero dei tribunali speciali, che aveva chiesto e ottenuto la condanna a morte di vari fascisti nel 1945 ( ricordo che Togliatti, per troncare la tragica questione, fu il primo promotore di una amnistia plenaria, che risolse i problemi di entrambe le parti coinvolte nella guerra civile che insanguinò l'Italia dopo l'armistizio dell'8 settembre). Eletto nel nuovo parlamento, Scalfaro era stato un democristiano bigotto per decenni, e in questa qualità di prete mancato fu eletto al Colle sulla spinta emozionale di dare a tutti i costi un capo alla Nazione. Qui riscoprì il suo lato diabolico, truffando il cavaliere nel 1994, spingendolo ad accettare il governo Dini con la promessa che sarebbe durato pochi mesi (furono quasi due anni ) e dando vita alla presidenza più faziosa e di parte di tutta la nostra storia. Anzi, diciamolo chiaro...da Pertini in poi gli abitanti del Quirinale sono diventati tutti protagonisti, perdendo quel basso profilo che aveva caratterizzato i predecessori. In realtà, Einaudi, oggi da molti citato come il migliore dei capi di stato repubblicani, di predicozzi, per lo più inascoltati, ne fece diversi, e anche con la nomina di Sella come presidente del consiglio, senza consultazioni, aveva fatto vedere che il presidente poteva essere qualcosa di più di un semplice notaio controfirmatore, ma siamo lontani dalle espansioni successive.
Detto questo, nessuno di loro fu fazioso e contro una parte. Solo Scalfaro.
Prodi minacciava di essere una riproposizione di quella pessima presidenza, e proprio per questo piaceva a tanta parte della sinistra PD, che lo preferiva al più equilibrato Marini. Ma la citata sinistra PD è buona parte di quel partito, NON tutta. E nel segreto dell'urna c'è stata la carica dei 101 che ha affossato l'ultima possibilità di eleggere un candidato anti cavaliere. Restava l'opzione Rodotà, proposta dai Grillini. Ma la evidente strumentalizzazione di quel nome, il fastidio di doversi piegare al diktat del comico (perché Rodotà e non Prodi ? Non era anche lui uno dei nomi delle Quirinarie ? e non era anche lui un anti Cav ? ), l'opposizione di Lista Civica che , gli va dato atto, ha sempre ribadito fermamente che non avrebbe votato un presidente in chiaro contrasto con una delle parti in campo (la Costituzione dice l'opposto di questo), hanno probabilmente convinto i democratici a non cedere. Del resto, nelle nuove consultazioni, quando Crimi e Lombardi, i due capigruppo dei 5Stelle, hanno chiesto a Letta perché non Rodotà, per lui è stato facile rispondere : e perché non Prodi ? azzittendoli.
Ricordato tutto ciò, la gente non si era mai troppo appassionata a chi fosse eletto Capo dello Stato. Stavolta si è mobilitata la rete, i grandi elettori sono stati tempestati dai tweet, in piazza bruciate e stracciate tessere del PD, i grillini hanno fatto le Quirinarie...Ah..avete letto anche voi che Sofri le ha definite una buffonata ?
http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2013/04/e-anche-sofri-ce-lha-coi-grillini.html
Beh, difficile dargli torto...Inneggiare a Rodotà, perché arrivato terzo ad una votazione che ha coinvolto 40.000 persone, prendendo appena 4.677 voti in effetti fa un po' ridere....La Bonino, in tutti i sondaggi ne prendeva molti di più...per dire.
Comunque, tutta questa mobilitazione evidenzia una cosa importante : gli italiani sono pronti all'elezione diretta del "Sindaco d'Italia". Così come eleggono direttamente il sindaco della loro città, il Governatore della Regione, vogliono eleggere il Capo dello Stato che con Napolitano ha mostrato di avere e usare poteri anche decisivi !
Nonostante questa evidenza, una gran parte della sinistra ancora si oppone a questa riforma, che tra l'altro avrebbe il pregio di sbloccare anche l'inpasse riguardante una nuova legge elettorale. Da tempo infatti i fronti principali e contrapposti sono due : collegi uninominali a un turno (preferiti dal centrodestra) o a doppio turno (quotati a sinistra). Il PDL accetterebbe di aderire al doppio turno a fronte dell'elezione diretta del Capo dello Stato, come avviene in Francia.
Francamente non capisco la perdurante idiosincrasia di gente che ha un elettorato sempre più smanioso di democrazia diretta contro lo strumento massimo della stessa.
Si tratta di prendere atto in primo luogo che dal fascismo sono passati 70 anni (il 25 luglio sarà l'anniversario esatto ) , e quindi questo terrore del CAPO che diventa dittatore...
E poi, piuttosto che far credere a quelle migliaia di persone che si azzuffano sui social network di essere veramente loro l'espressione dell'Italia intera, meglio contarsi no ?
Oggi , dopo aver scoperto quanta poca gente avesse votato alle quirinarie, e il numero ridicolo di preferenze radunate da Rodotà (buone forse per un consiglio municipale), ancora ci sono persone (leggere il post che sgue) convinte che l'ex Garante della Privacy fosse il più voluto dagli italiani....
Questo è possibile perché la controprova non ci sarà mai !
E invece sarebbe positivo, in tutti i sensi, che ci fosse.
Ecco di seguito lo scambio tra una lettrice e Sergio Romano sul tema, pubblicato sul Corsera di oggi.
Buona Lettura
SE IL PRESIDENTE È DECISIVO OCCORRE L’ELEZIONE POPOLARE
Secondo me, i Grandi Elettori non hanno votato Rodotà perché hanno scambiato l'elezione del presidente della Repubblica per un gioco strategico nel quale si debba danneggiare l'avversario per vincere. Ne discende che costoro non son degni di essere Grandi Elettori: non ci possono rappresentare perché non hanno capito che gli avversari, in qualunque parte militino, sono comunque Italiani e, se hanno buone proposte per l'Italia, devono essere ascoltati. Dobbiamo far capire loro che si devono spogliare della rovinosa mentalità calcistica che li ha accompagnati fin qui. Risulta grottesco che costoro nominino in continuazione la Costituzione senza aver presente che i Padri Costituenti appartenevano a tutti gli schieramenti e hanno lavorato insieme per la Patria! A questo punto non ci resta che augurare lunga vita e tanta salute al presidente Napolitano, senza trascurare di porgere gli stessi auguri al prof Rodotà.
Itala Gea, MilanoA me è parso che tutti i principali candidati siano stati votati in funzione di un obiettivo politico e che ciascuno di essi fosse quindi, inevitabilmente, divisivo. Non è sorprendente. Quando hanno definito i poteri del capo dello Stato, i costituenti hanno lasciato nella Carta (con ogni probabilità intenzionalmente) un certo margine di discrezionalità; e questo margine è diventato tanto più grande, nel corso degli ultimi anni, quanto più i partiti e il Parlamento si dimostravano incapaci di affrontare una crisi. Il risultato elettorale ha reso questa impotenza ancora più evidente e la coincidenza fra due scadenze (fine del settennato e inizio della legislatura) ha scaricato sul nuovo presidente responsabilità maggiori di quelle che gli appartengono abitualmente. Tutti i partiti, quindi, sono andati a caccia di un presidente che favorisse dal Quirinale i loro disegni. Le votazioni a cui abbiamo assistito, prima della quasi plebiscitaria conferma di Napolitano, sono state quindi fortemente politiche. Non ne sarei stato scandalizzato se il duello fosse avvenuto con chiarezza, alla luce del sole. Abbiamo assistito invece a una contesa in cui tutti pretendevano di volere una persona al di sopra delle parti, ma speravano di eleggere quella da cui contavano di ricevere un maggiore sostegno.
Il vero scandalo di questa vicenda, cara Signora, non è quello dei franchi tiratori. È l’opacità dell’intera operazione. I grandi elettori si sono divisi secondo frontiere politiche, ma nessuno ci ha mai detto esplicitamente perché Marini fosse meglio di Rodotà o Rodotà meglio di Prodi. Ciascuno dei candidati era felice di essere in lizza, ma nessuno di essi ha detto ai suoi connazionali che cosa avrebbe fatto al Quirinale e perché la sua candidatura fosse meglio di quella dei suoi concorrenti.
Questa situazione era tollerabile quando i partiti e il Parlamento potevano dare un governo al Paese. Diventa democraticamente intollerabile nel momento in cui la formazione del governo dipende da un intervento decisivo e risolutorio del capo dello Stato. Non vorrei essere frainteso. Credo che una Repubblica semipresidenziale, ispirata al modello della Francia, risponda alle esigenze del Paese. Ma bisognerà cambiare la legge elettorale e, in particolare, lasciare ai cittadini la scelta del presidente.
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