domenica 23 giugno 2013

LA PRIVACY SARA' RISPETTATA . PAROLA DI BEFERA..AH,ALLORA STIAMO TRANQUILLI.

 
Sempre molto interessanti le interviste a Befera , tutte caratterizzate da un ossequio che nemmeno a volte viene riservato al Presidente della Repubblica.
Basta scorrere l'articolo sotto postato. Da novembre Serpico sarà finalmente (!!??) operativo e il cervellone che potrà controllare l'incrocio del più grande archivio di dati della storia (altro che grande fratello)  cambierà il mondo. Vedremo. Intanto però una domandina al Direttore dell'Agenzia fossi stato il cronista l'avrei fatta. Alla stucchevole affermazione che , a fronte di questo accesso a tutte le banche dati possibili, con obbligo delle banche di fornire segnalazione di ogni movimento sui c/c dei cittadini, la privacy sarà comunque rigorosamente rispettata, semplicemente chiedere "e in che modo mai potrà esserlo Direttore ? E chi controllerà che voi operiate in modo da rispettarla ? ".
Ancora, esce fuori che sarebbero stati accertati e  effettivamente dovuti all'erario 545 miliardi di euro !!!!!. Ovviamente non sono stati incassati. NON per contestazioni in corso, procedimenti tributari (che allora, si capirebbe : "accertare" è termine assolutamente scorretto in quei casi. Abbiamo una rivendicazione contestata), ma proprio perché questi soldi non si trovano più. Condannare Dolce & Gabbana a pagare varie centinaia di milioni è una cosa, prenderli veramente tutt'altra, come noi avvocati, impegnati spesso nell'inferno dantesco delle procedure esecutive ben sappiamo.
Invece di domandare come si pensa di risolvere questo problema che mi pare , viste le cifre, ancora più formidabile di quello della scoperta degli evasori, il cronista la butta in politica, osservando che l'atteggiamento dei governi nei confronti della lotta all'evasione è ondivago. Lo sarà pure, però negli anni in cui la tasse erano belle (Padoa Schioppa, poveretto ), e le ganasce fiscali lavoravono notte e giorno (TRemonti , ebbene sì, il ministro di Berlusconi ) la cifra media del recupero (vero ? o sempre solo statistico ? ) si aggira attorno ai 10 miliardi l'anno.
Come mai ? Befera non risponde ma , al momento, non è colpa sua, visto che la domanda non gli viene fatta.
Eppure non si tratta di essere aggressivi o polemici, semplicemente di domandare : "Direttore, ma a cosa serve spiare gli italiani oltre ogni possibile limite accettabile, se poi l'evasione che emerge non si riesce comunque ad acquisire alle casse dello stato ? ". "Non sarebbe meglio curare l'efficacia degli strumenti esecutivi piuttosto che continuare a violare le libertà più elementari dei cittadini ?". E' la solita banale storia dell'imbuto che puoi allargare quanto vuoi dalla parte ampia , poi il risultato non cambia se la parte terminale conserva la stessa strettoia.
Attenzione, chi conosce il Camerlengo non deve equivocare. Io continuo a pensare che il problema vero e fondamentale è che le tasse in Italia siano troppe e troppo alte, finalizzate a mantenere per lo più sprechi, parassitismi e clientele. Quindi la priorità è battersi perché vengano abbassate e il welfare riformato.. Ciò posto, proprio da un punto di vista di efficienza, non comprendo che senso abbia , DOPO che un giudice imparziale ha veramente accertato un'evasione, stabilire per esempio l'impignorabilità della prima casa (che non esiste per nessun altro tipo di credito). Provvedimento demagogico che verrà presto revocato, vedrete. Parimenti le ganasce fiscali. Usarle come strumento preventivo, "cautelare", era vessatorio e predatorio,  ma in sede esecutiva, quindi DOPO la condanna giudiziaria (in caso di contestazione della pretesa del fisco) perché mai ?
545 miliardi era una cifra ancora mai letta....un quarto dell'intero debito pubblico !!!
Spero che presto commentino questo dato gente - penso a RIcolfi eGiacalone -  più qualificata di questo MArio Sensini, francamente troppo attappetato al potente uomo delle Tasse.


Fisco

Quella montagna di tributi
che Equitalia non ha riscosso

Somme non ancora incassate per 545 miliardi di euro
Befera: «Anagrafe dei conti, la privacy sarà rispettata»

ROMA - Sulle nostre spese sanno già tutto, e quello che non sanno possono ricostruirlo con indici e parametri statistici. Anche i saldi del conto corrente bancario, da tempo, non erano più un mistero per gli agenti del Fisco. L'unica cosa che davvero gli mancava erano i dati sui movimenti del denaro. Il totale delle entrate e delle spese dell'anno registrate sul conto bancario, degli investimenti e degli smobilizzi di fondi comuni, azioni, obbligazioni, depositi a risparmio, buoni postali. Dal 31 ottobre, quando l'anagrafe dei conti bancari entrerà a regime, l'Agenzia delle Entrate avrà anche queste informazioni. «Avremo tutte le banche dati necessarie a disposizione. Tante e ricche di informazioni. Dall'incrocio delle banche dati riusciremo a ottenere risultati molto migliori. Garantendo comunque la tutela della privacy dei cittadini» dice il direttore dell'Agenzia, Attilio Befera. Altro che redditometro, spesometro, anagrafe dei conti bancari. Quelli che per molti italiani sono già un incubo, e che moltissimi altri vedono come una mano santa, sono termini sconosciuti nei corridoi dell'Agenzia. Sono contenitori, procedure, protocolli di lavoro. Ma non significano niente, spiegano gli ispettori, senza i numeri delle banche dati. Ci sono voluti anni per crearle e ancora di più per farle parlare tra di loro. Adesso lo fanno e per il Fisco è arrivato il momento di sfruttarle in pieno.
Stanare gli evasori, da novembre, sarà più facile. «Anche se non è che incrociando i dati viene fuori il nome di chi evade. Non è che premendo un bottone si risolve tutto. L'incrocio dei dati è solo la base per l'accertamento. Ci aiuta a individuare con più precisione chi è a rischio di evasione, ma se poi davvero non paga le tasse, o paga meno del dovuto, dovremo sempre dimostrarlo con tutti gli strumenti che abbiamo. E dobbiamo essere più che sicuri perché poi, se necessario, dovremo difendere la nostra pretesa davanti a un giudice» dice Befera. Che tuttavia non fatica ad ammettere che «da ora l'incrocio delle banche dati diventa uno strumento formidabile».
Nonostante anche su questo fronte si risenta di quell'atteggiamento ondivago sulla lotta all'evasione, da parte del governo e del parlamento, denunciato dalla Corte dei Conti. Per l'evasione dell'Iva, ad esempio, le banche dati aiutano solo fino a un certo punto Nel 2008 governo e Parlamento fecero sparire l'elenco dei clienti e dei fornitori, che ogni partita Iva doveva tenere e trasmettere al Fisco. Era uno dei tre pilastri dell'accertamento sull'Iva, insieme ai dati sulle dichiarazioni e sulle compensazioni. È stato ripristinato dal 2010, ma per tre anni c'è un buco, e si potrà fare poco. Anche per questo il governo studia nuove contromisure. Come l'estensione della fattura elettronica, oggi obbligatoria solo per gli enti della Pubblica amministrazione, anche al settore privato. La Ue non vuole che sia resa obbligatoria, «ma qualcosa andrà fatto» dice Befera, perché l'evasione dell'imposta sui consumi ha raggiunto livelli mostruosi, 46 miliardi di euro solo nel 2011 secondo la Corte dei Conti.
Nonostante le incertezze della politica, le misure prese e poi addolcite, i frutti della lotta all'evasione hanno continuato a crescere anno dopo anno. Dai 2 miliardi quando era ancora affidata alle banche a quasi 10 all'anno. Oggi l'amministrazione fiscale conta moltissimo proprio sulle banche dati per riuscire a mantenere questo trend. Bisognerà scoprire nuovi evasori, perché la riscossione dei tributi accertati, ancora una volta per volontà politica, ha perso una buona parte del mordente che aveva appena guadagnato. Con il risultato che Equitalia si trova oggi in pancia una mole spaventosa di somme da riscuotere. Cifre da iperbole siderale: 545 miliardi di euro, venti Finanziarie importanti, un quarto del prodotto interno lordo, un quinto del debito pubblico. E, al tempo stesso, un buco potenziale enorme per i titolari di quei crediti (enti locali, stato, istituti previdenziali) che non si riescono ad incassare, i più vecchi dei quali risalgono all'anno 2000. «Un problema molto serio che bisogna assolutamente affrontare» dice Befera.
Con l'entrata a regime delle banche dati, il prossimo fronte sarà la riforma della giustizia tributaria. La mediazione stragiudiziale per le cause sotto i 20 mila euro ha cancellato l'anno scorso 50 mila procedimenti pendenti. «A settembre faremo un bilancio, ma secondo me quel limite si può alzare» dice Befera. L'enorme contenzioso si sgonfierebbe presto, ed allora sì che si potrà affrontare la riforma della giustizia tributaria. Stabilire precisi requisiti professionali per i giudici ed accelerare i tempi dei processi. «Se poi riuscissimo pure a mettere ordine nelle leggi fiscali, troppe e qualche volta contraddittorie - conclude Befera - avremmo davvero fatto una vera riforma tributaria».

MARIO SENSINI

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