domenica 23 giugno 2013

SE ESISTESSE UNA PROCURA COSì. IL GRANDE ESORDIO LETTERARIO DI UNA PM

Roberta Gallego, pm giallista:  «Non dite che ho le palle»

Qualche tempo fa accennai sul mio profilo di FB che avevo appena acquistato un libro, titolato "QUOTA 33", attratto dall'occhiello della copertina : storie di una procura imperfetta.
LO avevo preso in mano, sfogliato, letto qualche riga Chi ama la lettura e ha letto abbastanza può trarre già indicazioni utili solo dalla lettura di una pagina, più ancora che dalla trama.
Ero poi andato a sbirciare sulle note biografiche dell'autrice, Roberta Gallego, dove trovavo   "magistrato, nata a Treviso". Niente altro.
Dunque avevo un libro scritto da una donna e magistrato, probabilmente sostituto procuratore. Non il massimo per i miei pregiudizi.
Tanto che il libro lo avevo anche posato. Poi ho pensato che io ero ammiratore di altri due magistrati, nella loro veste di  scrittori : De Cataldo e Carofiglio (quest'ultimo ha appena dato le dimissioni, scelta ammirevole visto l'ormai ampia forbice tra la sua passione di scrittore e il suo narcisismo, con l'impegno e i doveri propri della toga, per uno che la voglia indossare seriamente). In particolare Carofiglio mi fece innamorare del suo protagonista, l'avv. Guido Guerrieri, in cui moltissimi avvocati si sono immedesimati, se non altro per un aspetto : la casualità della (non)scelta professionale.
Anche Carofiglio era un PM. Mi sono dunque fatto "coraggio" e ho acquistato il libro e sono felice di averlo fatto.
Una vera corale, dove il filo conduttore è dato dall'omicidio di una giovane e bella ragazza rumena, indagine seguita dal dott. Alvise Guarnieri, ma i personaggi sono tanti, chi fugaci, chi ricorrenti, come l'amico e ufficiale di P.G. Alfano, o la dura, temuta ma giusta collega Arcais. E anche le storie sono molte, alcune divertenti, altre tristi, o semplicemente normali, per quanto un minimo particolari, come accade  varcando il portone di una Procura della Repubblica.
La Gallego (qui posso omettere di scrivere dottoressa) mostra un'abilità particolare nei cambi di stile e di ritmo, con un lessico ora assolutamente ricercato (parole come "bottinaio", o "sfingeo", per citarne solo un paio) ora immediato, con pagine ricche sovente di ironia, divertenti, altre velate di malinconia. Una volta ho provato rabbia per un crimine, due o tre ho sentito una strana sensazione che non conoscevo da tempo leggendo un libro. Mi vergogno un po' a dirlo ma credo sia commozione.
Insomma, da leggere !
In particolare lo consiglio a noi avvocati, per poter pensare che ci sono anche PM diversi, e ovviamente ai sostituti procuratori, colleghi della scrittrice.
L'idea di come andrebbe gestito il potere grande e tremendo che un magistrato ha, è da condividere e diffondere. E non parlo solo di scrupolo e di umanità - ci sono anche nel libro magistrati fancazzisti, come si suol dire, altri cinici e , immancabile in un libro che vuole essere vero, vagamente "sceriffi" - ma proprio di cultura della giurisdisione. Quella cosa per cui se sei un PM convinto di un reato, ma privo di elementi concordanti, gravi, riscontrati, che consentano il passaggio da verosimilissime ipotesi a un quadro accusatorio giuridicamente corretto, devi chiedere l'archiviazione. Anche con la morte nel cuore.
Riporto stralci della fine di un capitolo.
La D.ssa Arcais , come detto, è un PM molto duro, rigoroso, dal brutto carattere, che in procura tutti rispettano e temono. Burbera, all'ennesima colletta dell'ufficio per l'intervento stavolta della figlia dell'Uff.le Giudiziario Marotta, nel dare i suoi 5 euro borbotta "basta che non scopro che l'intervento era per rifarsi le tette nuove".  Qualche giorno dopo, di sera, quando la maggior parte del personale della procura è già andato via, proprio Marotta si presenta dalla PM.  Ha un fare titubante, non arrabbiato, ma di una persona contrita e mortificata. Su invito della Arcais a esprimere , possibilmente con celerità, il motivo della sua presenza, l'uomo risponde
 " Ci tenevo a informarla che mia figlia non deve rifarsi il seno, ma deve essere sottoposta a una maxilloplastica facciale. Due anni fa si è rovesciata una pentola di acqua bollente sulla testa. .....Ha dodici anni ed è molto coraggiosa , ma è difficile accettare di essere calva e deforme, a dodici anni. L'operazione che le faranno in Svizzera è avveniristica....costa 100.000 euro e noi non li abbiamo. Abbiamo raccolto gran parte della somma con l'aiuto dei parenti, con la cessione del quinto dello stipendio, con l'ipoteca sulla casa e con il prestito di una finanziaria, ma anche così rimaniamo sotot la cifra. Altrimenti non avrei accettato l'aiuto dei colleghi" SI voltò e si diresse verso la porta. "volevo solamente spiegarle il motivo della richiesta di Cristofari e ringraziarla comunque del suo contributo" aggiunse.
"Aspetti signor Marotta, la prego, si sieda...Mi dispiace. Per sua figlia e per la mia battuta. Mi dispiace anche che un coglione abbia ritenuto opportuno riferirgliela, con l'unico risultato di farla stare male.Non posso portare indietro il tempo e cancellare una battuta infelice, posso però modificare questo sterile risultato facendolo diventare secondario".
L'uomo la fissò muto e interrogativo.
"Quanto le manca per arrivare a coprire la cifra di cui ha bisogno ?"
Lui continuava a guardarla spaesato.
La Arcais prese la borsa ed estrasse il libretto degli assegni.
L'uomo inghiottì ripetutamente saliva che non trovava , riuscì solo a dire "No, ma no...".
"Senta MArotta, lei non è venuto qua a chiedermi questi soldi, lo sappiamo tutti e due, non ci sono equivoci. Glieli sto offrendo io. E non perché mi senta in colpa per quello che ho detto. La battuta era infelice, ma non così terribile da muovere nella mia impolverata coscienza alcun sentimento. Ha detto che ne ha bisogno, lo dimostri . Non lo ritengo un risarcimento e lei non lo ritenga un gesto pietoso.Se c'è una cosa che nella vita mi avanza sono i soldi, non li so spendere e non me li so godere. .....Mi dica cosa le serve. Se preferisce, lo consideri un prestito senza interesse. Se e quanto potrà, me li restituirà. Diversamente, li darò per persi.".
Marotta, sospeso nel vuoto del dubbio che lo mordeva, rimase muto diversi minuti. 
Lei attendeva, con una pazienza che non le apparteneva. 
Alla fine un filo di voce: "Mancano 17.573 euro dopo la colletta in Tribunale".
La Arcais senza esitare e senza commentare compilò con cura l'assegno. 
"Dottoressa io non so come ringraziarla"
"In due modi : mi verrà a raccontare come sta sua figlia, quando sarete tornati da Lugano, e non riferirà mai a nessuno di questa conversazione. Non le nascondo che tengo più alla seconda che alla prima condizione. Ora, se non le dispiace, vorrei andarmene. Se deve continuare a piangere, esca dalla porta del garage. Incontrerà meno gente. Buonasera, Marotta".
L'uomo uscì dall'ufficio ubriaco di sentimenti contrastanti. 
Quando era ormai lontano nel corridoio, Agostina Arcais mormorò a voce bassa 
"E buona fortuna". 



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