martedì 4 giugno 2013

L'ANTIPRESIDENZIALISMO DELLA SINISTRA E' LA DIFESA DEL DIRITTO DI VETO


Sto leggendo un interessante libro di Luca Ricolfi, titolato significativamente "ILLUSIONI ITALICHE". Come si concilia l' atteggiamento prevalentemente scettico degli italiani con la capacità di farsi ullusioni ?
Perché alla fine siamo essere umani pure noi, affetti dalla nevrosi definita "DISSONANZA COGNITIVA" da uno psicologo sociale, Leon Festiger, fin dal 1957

Festinger.jpgIn cosa consiste questa nevrosi ? Nella tendenza della mente umana a non preoccuparsi tanto di una rappresentazione fedele della realtà quanto ad elaborarne una rassicurante. E la rassicurazione consiste nell'adottare pensieri e/o comportamenti finalizzati a minimizzare  ogni sorta di dissonanza, disarmonia , di squikibrio, tutte fonti di stess e di ansia.
Fin qui andrebbe anche bene, solo che nel farlo noi non ci peritiamo di discostarci dalla realtà fattuale, in misura maggiore o minore a seconda della convenienza. Ricolfi fa un esempio semplificante. FATTO :  le amiche mi rivelano che  la mia fidanzata mi tradisce. A questo punto un comportamento razionale comporterebbe andare dalla fidanzata e chiedere delle spiegazioni. Se smentiscono validamente l'accusa le crederò, se no la lascerò.  NO, questa linea è troppo diretta e RISCHIOSA. Potremmo trovarci di fronte ad una decisione ansiogena. Meglio adottare altre strategie cognitive che diminuiscano l'ansia del Fatto, immaginando che si tratti di gelosia delle amiche e chiuderla lì. Potrebbe anche essere no ? Sì ma a quel punto non ho eliminato il fatto, l'ho "neutralizzato".
Questa cosa avviene sempre.
Nelle cose della politica figuriamoci. Adesso c'è il problema della riforma elettorale che pone quello della Costituzione. UNa cosa l'hanno capita quasi tutti : nel nostro sistema il potere esecutivo è troppo debole.
Non c'è un sistema istituzionale nel mondo occidentale (figuriamoci altrove) dove il capo del governo abbia così pochi poteri. Non in Francia, non in Inghilterra, e nemmenoin Germania che pure ebbe il nazismo.
Lo cito perché la motivazione che viene data a questa debolezza del Premier italiano è l'esperienza della dittatura. Com'è che questo complesso ce l'abbiamo solo noi ? Nella Germania ci fu una dittatura peggiore, eppure il cancelliere tedesco è forte.
Ma com'è che i nostri politici da un lato ci lusingano e dall'altra ci trattano come soggetti immaturi, bisognosi di una sorta di amministrazione controllata? E si perché di fronte a questa obiezione, FATTUALE - tutti gli altri paesi hanno un esecutivo forte - si risponde con un argomento che NON è un fatto, ma proposto come tale " da noi in Italia non si può, troppo rischioso". 
Bisogna confidare nel ricambio democratico, e che ogni 5 anni la gente tornerà a votare e togliere la fiducia prestata, senza il terrore che in quel lustro il presidente si trasformerà in dittatore e toglierà questa possibilità. Io credo sinceramente che quella del dittatore sia una scusa…che fa presa sulle persone, laddove il vero motivo è poco nobile : il diritto di paralisi, la preferenza per il consociativismo. La sinistra nel nostro paese ha il complesso di superiorità di essere migliore eticamente e culturalmente, e quello di inferiorità di essere minoranza elettorale. Quindi i sistemi che premiano l’esecutivo li teme perché, immaginandosi di non vincere, preferisce sistemi dove il potere di veto sia forte. Questo nonostante l’esperienza dei sistemi amministrativi (Regioni e comuni) dimostri che questo destino di sconfitta (scofittismo l’ha chiamato Bersani…) non corrisponde alla realtà. Magari il coraggio di Renzi (ma anche di Prodi in questo caso) riuscirà a prevalere.
P.S. In Italia il fascismo prese il potere grazie all' inerzia fino allo stallo del sistema parlamentare….
Buona Lettura


DIETRO LE PROPOSTE SUL PRESIDENZIALISMO

Il sospetto indelebile

«Il presidenzialismo rompe», titola l'Unità . E in effetti tutte le riforme sono una gran rottura per chi non vuol cambiare. Bisogna però capire se ciò che rompono era già rotto. In casi del genere anche il più prudente dei conservatori dovrebbe accettare l'urgenza del cambiamento. Ebbene in Italia da due anni e mezzo il governo non è più espressione del voto dei cittadini: prima con il Berlusconi-Scilipoti, poi con il Monti-Passera e ora con il Letta-Alfano, si è dovuti ricorrere a soluzioni in vario grado extra-elettorali. Di conseguenza il capo dello Stato, figura non eletta direttamente dai cittadini, svolge di fatto da tempo il ruolo di primo piano nella formazione dei governi e del loro programma. La legge elettorale non riesce più a dar vita a una maggioranza in entrambe le Camere. La Corte costituzionale sta per sancirne la illegittimità. Il nostro sistema politico è già rotto, che altro ci vuole a capirlo? Chi dice che non è una priorità cambiarlo usa dunque lo stesso argomento di Grillo, per il quale non era una priorità nemmeno fare un governo.
Eppure è bastato un barlume di possibile accordo tra i partiti sulla riforma costituzionale per far scattare il riflesso pavloviano di chi da vent'anni crede che riforme e berlusconismo siano sinonimi: e giù allarmi di svolta autoritaria, pericoli di scorciatoie carismatiche, mobilitazioni in difesa della Costituzione più bella del mondo, che non si tocca perché non è cosa vostra (dunque è cosa nostra?). Siccome è impossibile dipingere la Francia semi-presidenziale come una Repubblica delle banane, allora si lascia intendere che lo sia l'Italia, malata cronica di autoritarismo e sempre in cerca di un nuovo duce. Gli stessi che sostenevano l'improbabile tentativo di Bersani di reclamare Palazzo Chigi con l'argomento che in Francia Hollande aveva ottenuto l'Eliseo con il 29% dei voti al primo turno, ora inorridiscono all'idea del secondo turno e dell'Eliseo. Chi ha speso anni a raccomandare una radicale rigenerazione della nostra democrazia rappresentativa, ora si accontenterebbe di una «manutenzione». Non è questione di sistemi.
 Hanno respinto a turno anche il modello americano perché dà troppi poteri al presidente, l'inglese perché ne dà troppi al premier e il tedesco perché ne dà troppi al cancelliere. Ora bocciano il francese per salvare l'unico potere cui tengono: il loro potere di veto.
Qualche giorno fa il governatore Visco ha detto che l'arretramento del nostro Paese dipende dal fatto che da 25 anni non riusciamo più a «rispondere agli straordinari cambiamenti geopolitici, tecnologici e demografici» del mondo. Più o meno la data a partire dalla quale la nostra politica ha cominciato a dividersi tra chi vorrebbe cambiare tutto per non cambiare nulla e chi pensa di fargli un dispetto non cambiando davvero mai nulla. Sarebbe ora di accettare l'idea che anche una comunità, come tutti gli esseri viventi, può perire per paura di cambiare.

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