venerdì 21 giugno 2013

SE IN BRASILE NON RISPETTANO NEMMENO IL DIO PALLONE, LA FIESTA E' VERAMENTE FINITA


Confesso che dopo la vicenda Battista, il comportamento del Presidente di allora, Lula, e di coloro che, con lui , vollero difendere un assassino, opponendosi all'estradizione chiesta dall' Italia e consentendo ad un criminale omicida con quattro persone sulla coscienza, di andarsene libero, il Brasile mi sta un po' meno simpatico di quanto non fosse prima.
Sono sciocchezze, figuriamoci se un popolo può essere responsabile della presa di posizione ideologica e particolare di un suo politico, però alle emozioni si comanda poco.
Ero rimasto francamente basito per la crescita economica di un Paese vastissimo e sempre stato tra quelli poveri della Terra, con le sue favelas impressionanti, e con i campioni del calcio che avevano più spesso biografie infantili difficili. Ecco, quell'euforia economica, con una ripresa drogata dei consumi, pare sia già in brusca frenata. Il gioco delle carte di credito regalate e del compra oggi pagherai con comodo in piccole rate  alla fine si sta rivelando una trappola, dato che il tuo reddito resta uguale o peggio.
A inaspettata e rumorosa conferma che in Brasile le cose, nonostante (o anche ? ) la sinistra al governo da 10 anni, stiano andando per niente bene, ecco la protesta popolare che approfitta della vetrina calcistica della Confederation Cup per farsi sentire a livello mondiale.
Blatter, che sappiamo che razza di uomo sia, è ovviamente furibondo e il Mondiale del 2014 addirittura potrebbe essere a rischio.
Segnali di allarme c'erano già stati ma ovviamente la macchina diplomatica e propagandistica della Fifa, in accordo con il governo ospite, ha sparso sempre ottimismo.
Ora si vede che la "polvere sotto il tappeto" non è possibile buttarla perché milioni di brasiliani non ci stanno, a costo di perdere un evento sognato da decenni (l'ultimo mondiale in Brasile risale al lontano 1950 e lo persero in finale ( non so quante decine di suicidi costò questa sconfitta...).
Per i brasiliani mi dispiacerebbe, ma per Lula e la sua delfina (che peraltro è persona migliore del suo predecessore, più sobria e coerente) Dilma, proprio no.
Ecco la cronaca del Corriere on line

DOPO I CORTEI CHE STANNO INCENDIANDO TUTTO IL PAESE

Brasile, la Fifa chiede più sicurezza
Confederations a rischio per proteste

I siti brasiliani avevano ipotizzato la sospensione
Se salta la competizione, salterà anche il Mondiale


Manifestazione a Brasilia (Ap) Manifestazione a Brasilia (Ap)
SALVADOR DE BAHIA - Sono ore difficilissime per la Federcalcio mondiale. Il disordine nelle strade delle città brasiliane, invece di diminuire, aumenta; l’allarme sicurezza sale e cresce la pressione per chiudere qui la Confederations Cup. L'ULTIMATUM - Secondo il sito brasiliano Uol Esporte, il presidente della Fifa, Joseph Blatter, avrebbe posto un ultimatum alla presidente del Brasile, Dilma Rousseff: o viene assicurata l’incolumità di squadre e dirigenti oppure la Confederations sarà sospesa. La sicurezza è la condizione indispensabile per andare avanti, ma è evidente che rendere pubblico un ultimatum di questo genere significa offrire un assist alla protesta popolare.
«CONTATTO COSTANTE CON LE AUTORITA' LOCALI»- Così la Fifa, via twitter e poi nella conferenza stampa di Rio, attraverso il portavoce Pekka Odriozola, ha precisato che al momento non esiste alcun rischio di cancellazione della Confederations Cup. «La Fifa supporta e riconosce il diritto alla libertà di parola e di manifestazione pacifica e condanna ogni forma di violenza. La Fifa è in contatto costante con le autorità locali, abbiamo piena fiducia nelle misure di sicurezza e continueremo a monitorare la situazione. In questa fase né la Fifa, né il Comitato organizzatore locale, nè il Governo federale hanno discusso o considerato la cancellazione della Confederations Cup. La Fifa è in contatto costante con tutte le parti in causa, comprese le squadre, e non ha ricevuto alcuna richiesta di lasciare il Brasile da nessuna nazionale».
«L'ITALIA VUOLE ANDARE VIA?»- In queste ore, si era fatta strada l’ipotesi che a chiedere di tornare a casa fosse stata proprio l’Italia. Ma il vice-presidente, Albertini ha spiegato: «Non abbiamo mai preso nemmeno in esame l’ipotesi di ritirarci; è una totale invenzione». La situazione è molto delicata anche in prospettiva futura. È in gioco l’organizzazione del Mondiale 2014, che il Brasile aspetta da 63 anni. Se la Confederations Cup dovesse essere interrotta, non ci sarebbe nessuna possibilità per il Brasile di ospitare fra un anno la Coppa del mondo.
THE SHOW MUST GO ON - E in senso assoluto, la Fifa è contraria ad interrompere le grandi manifestazioni, come si era capito anche nell’edizione 2003, quella giocata in Francia, quando era morto sul campo il camerunense Defoe e Blatter aveva preteso che si andasse avanti, «perché non avrebbe senso fermarsi». Già nei mesi scorsi, però, la Fifa non aveva nascosto le perplessità per come stava procedendo l’organizzazione. Il segretario generale, Jérome Valcke, aveva denunciato una disorganizzazione generale e gravi ritardi nella costruzione non solo degli stadi, ma anche delle infrastrutture. Si era aperto un caso diplomatico, era stato costretto a intervenire Blatter in persona, per ricomporre il caso, ma i fatti stanno dando ragione a Valcke e mai una marcia di avvicinamento ad un Mondiale aveva avuto momenti così drammatici come quelli attuali.

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