Ferruccio de Bortoli , direttore del più prestigioso,antico e letto giornale d'Italia, il Corriere della Sera, scrive pochissimi editoriali. Fa bene, a mio avviso.
Siccome capita raramente, lo riporto.
Stavolta partiamo dalla lettura , dove le evidenziazioni solite in arancio sono di condivisione, quelle in giallo di dissenso. :
LA LETTERA DELLA BCE È DEL 5 AGOSTO 2011
Un delicato anniversario
A quasi cento giorni dal suo insediamento, il governo Letta è tanto fragile quanto necessario. L'assenza di un'alternativa non lo autorizza a coltivare l'arte del rinvio, lo obbliga a un sano pragmatismo. Le necessità di famiglie e imprese, il lavoro dei giovani, i timidi segnali di ripresa da non soffocare dovrebbero essere le sole priorità. La strada imboccata è giusta, ci vorrebbe un po' di coraggio nel tagliare le spese per abbassare le tasse, come hanno scritto sul Corriere Alesina e Giavazzi. Una strategia per ridurre il debito, al record storico del 130%, è urgente. Di cessioni pubbliche non si parla, nemmeno di quell'1% annuale del Pil, come promesso nell'era Monti. A proposito del leader di Scelta civica: le troppe critiche offuscano i non pochi meriti. L'Italia, grazie al suo governo, ha evitato la catastrofe alla fine del 2011. L'episodio è inedito ma, nelle ore più drammatiche di quel tardo autunno, un decreto di chiusura dei mercati finanziari era già stato scritto d'intesa con la Banca d'Italia. Quel decreto rimase in cassaforte - e speriamo che vi resti per sempre -, ma vi fu un momento nel quale temevamo di non poter più collocare sul mercato titoli del debito pubblico.
Nei prossimi giorni si parlerà molto di una sentenza della Cassazione e di un anniversario. Non il 25 luglio del '43 ma, più modestamente, del 5 agosto del 2011, quando il governo Berlusconi ricevette la contestata lettera della Banca centrale europea, allora a guida Trichet, controfirmata da Draghi, ancora Governatore. Il Cavaliere considera quella missiva, che conteneva una serie di impegni immediati, alla stregua di un golpe europeo. In realtà il governo, dopo il vertice di Cannes, nel quale si prese l'impegno del pareggio di bilancio, non stava più in piedi. La lettera della Bce rappresentò un ultimo atto di fiducia, preceduto da acquisti di titoli italiani per 160 miliardi. L'enfasi era sulle riforme per la crescita. Che, a parte le pensioni, sono ancora oggi da fare. La situazione precipitò poi in novembre favorendo il traumatico cambio a Palazzo Chigi.
Oggi, per fortuna, il Paese è uscito da una procedura europea di deficit eccessivo. È tornato tra i membri virtuosi. E lo è molto di più di altri, la Francia per esempio. Ma non può assolutamente rivelarsi, ancora una volta, né instabile né inaffidabile. Deve proseguire lungo il sentiero della crescita e della creazione di lavoro. L'ultimo declassamento di Standard & Poor's è una coda velenosa del caos successivo alle elezioni di febbraio. Quella bocciatura era già stata decisa in primavera e poi rinviata dopo la rielezione di Napolitano.
Ora è giusto criticare le agenzie di rating. Sbagliano, sono preda di pregiudizi. Ma ancora due piccoli gradini in giù nel voto sull'affidabilità del debito e, con la perdita del cosiddetto investment grade , molti investitori internazionali sarebbero costretti, per regole interne, a liberarsi delle attività italiane. E un serio imbarazzo lo avrebbe anche la Bce di Draghi, che non potrebbe più accettare come collaterali titoli italiani nel finanziamento del sistema bancario. Ne farebbero le spese le famiglie e le imprese proprio nel momento in cui qualche segnale di ripresa è visibile. L'anniversario del 5 agosto, che coincide con i cento giorni di Letta, dovrebbe far riflettere governo e forze politiche sull'estrema fragilità di un Paese dalla memoria corta, che mostra ogni giorno al mondo un volto litigioso e inconcludente, così diverso dalla sua pur inquieta laboriosità.
Le cose che non condivido :
1) l'assenza di alternativa al governo Letta. Non credo sia vero, e lo dico con preoccupazione paventando quella parlamentare, che temo oggi ci potrebbe essere. Dipende molto anche da Monti ma soprattutto da Grillo e dagli ortotteri in Parlamento. Se cade questo governo, i numeri per uno diverso potrebbero anche uscire fuori se Scelta Civica appoggia un Letta bis (o altro incaricato) e i grillini, come Movimento o quelli confluiti nel gruppo misto , lo appoggiassero. La maggioranza numerica al Senato (quella politica vuole almeno dieci senatori in più) richiede 158 voti. La coalizione di sinistra ne ha 123, Lista Civica 19. Ne mancano all'appello 16. Il M5Stelle al Senato contava 54 membri, ne sono fuoriusciti un paio, poi ci sono gli espulsi ma insomma, ancora ne mancano più di una decina. Non è affatto improbabile che, pur di evitare le elezioni e perdere la poltrona, siano in tanti quelli che, in caso Grillo si ostinasse a rifiutare qualsiasi alleanza, passerebbero dall'altra parte garantendo il numero minimo necessario. Certo, poi governare è ben altra cosa, specie con la sorveglianza ( anche un po' ricatto ? ma si diciamolo !) europea sul collo. Ma intanto l'alternativa c'è. Poi ci sarebbe anche una diversa strada, più virtuosa. A mio avviso, se si tornasse a votare, anche con il detestato ( a parole...) Porcellum, e Renzi fosse, come tutti dicono il leader del centrosinistra, stavolta non ci sarebbe pareggio, e proprio grazie al mostruoso premio di maggioranza (incostituzionale ma la Consulta ancora non si è pronunciata ) anche un 35 % dei voti (ma il Sindaco toccherebbe il 40...) sarebbe sufficiente per controllare entrambi i rami del parlamento. A quel punto avremmo un governo sulla carta coeso (certo più di quello attuale) e usciremmo dallo stillicidio odierno dove OGNI giorno ne salta fuori una che mette a rischio l'esecutivo.
2) I meriti di Monti.E' giusto che de Bortoli, che è stato, personalmente e col suo giornale, il principale estimatore (ma era un CORO ! ) del governo tecnico non dimentichi l'appoggio dato. Però rammenti che i primi e più autorevoli critici di super Mario furono proprio due sue valenti opinionisti ed esperti, quegli Alesina e GIavazzi che lui stesso cita nell'articolo. Poi vennero altri a dire che il re era nudo. Il direttore ricorda la lettera del 5 agosto 2011. Fa bene. Quanto dei "consigli" di quella lettera furono seguiti da MOnti ? Solo la riforma previdenziale (che in realtà è stata accelerata, non ideata) . Sul resto, riduzione del debito (aumentato), della spesa pubblica (idem) , la riforma del lavoro (con diminuzione della relativa tassazione ), quella fiscale COSA è stato fatto ?? Sono gli stessi problemi di sempre, che si ripropongono con il governo Letta. Monti ha rastrellato denari, questo sì, in particolare istituendo l'IMU che da sola è un bottino da 25 miliardi di euro. E così ha riaggiustato i conti , ma quelli finanziari, non certo quelli economici, che l'Italia , grazie a questo salasso, dalla stagnazione è passata alla recessione, e la crescita, pure auspicata e promossa dalla famosa lettera di Trichet, è tuttora un sogno, e infatti le imprese chiudono e i disoccupati aumentano.
No Direttore de Bortoli, non è un buon bilancio quello del governo Monti.
Sul resto, si può concordare, anche perché non sono concetti inediti.
Una indiscrezione però c'è. Il riferimento ad un documento d'emergenza che prevedeva la chiusura dei mercati finanziari che immagino voglia dire il congelamento del debito pubblico o qualcosa del genere...
QUel decreto, che sarebbe custodito in cassaforte, non è per fortuna servito ma non è stato distrutto, perché la nave è ancora in mare però il porto è TANTO lontano.
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