Sono tra quelli convinti che l'inasprimento delle pene sia una strada da percorrere DOPO che quelle precedenti si siano rivelate inefficaci NONOSTANTE SIANO STATE APPLICATE.
Faccio un esempio banalissimo. La violazione del segreto istruttorio. Il reato c'è, è previsto, ma la sanzione è talmente ridicola, qualche centinaio di euro, che nessuno la teme. E quindi quella norma, così com'è, è inefficace. Quindi o si elimina il reato, o la pena va inasprita, per vedere se riesce a svolgere il suo ruole principale che non è quello punitivo ma di deterrenza.
Passiamo a casi più noti : l'invocata creazione di nuove figure di reato, come quello di femminicidio, di omofobia ecc. ecc. A me risulta che le pene per il reato di omicidio siano sufficientemente gravi, e sono aggravate da circostanze legate, per esempio, alle condizioni di inferiorità delle vittima, all'aver agito con particolare crudeltà e altro. A volte non si trovano gli assassini, in altri casi - frequenti nei casi di omicidi delle ex - il colpevole si suicida. Infine c'è il problema della certezza della pena, vale a dire che la stessa, una volta comminata nella misura che un tribunale (anzi vari, visto i tre gradi di giudizio di fatto esistenti in Italia) avrà ritenuto giusta, sia effettivamente scontata.
SE tutto questo accadesse, e NONOSTANTE questo non si vedesse miglioramento di sorta, allora il legislatore avrebbe il dovere di studiare nuove norme, più efficaci, anche perché più severe, per vedere di reprimere il fenomeno criminoso.
Ma non va così. Non è il sistema normativo repressivo ad essere carente, semmai è quello PREVENTIVO. L'adozione di misure cautelari volte a prevenire ed evitare l'azione criminosa. Restando nel campo della violenza nei confronti degli ex (più spesso donne, ma anche il genere femminile è capace di commettere reati, e nello stalking non sono di molto dietro ai colleghi maschi...) , essere veloci nel comminare provvedimenti di diffida ad avvicinarsi ai luoghi di abitazione e lavoro della vittima, e, in caso di violazione, passare a misure più severe come gli arresti domiciliari o, in caso di soggetti individuati come violenti, anche il carcere.Personalmente, ritengo ancora più efficace il far sentire alla persona sospettata di essere sorvegliata, controllata dalle forze dell'ordine.
Non sono concetti inediti, altri ne hanno parlato prima e meglio. Però parlare di ergastolo come pena sempre e comunque correlata all'omicidio di una donna (ne parlò l'avvocato Bongiorno, per fortuna uscita dal parlamento) fa molta presa e gradimento. Così come fa figo professarsi tutori della parità dei diritti degli omosessuali, e se un liceo brucia, immaginare che siano stati gruppi anti gay che l'hanno voluto punire per il suo impegno contro l'omofobia. Poi magari si scopre che sono stati quattro studenti bocciati che si erano voluti vendicare (è successo a Roma, al Socrate).
Signori mi sembra banale dirlo, ma siamo tutti uguali, con uguali diritti. E siccome questo è vero (e per fortuna viviamo in un secolo e in una parte del mondo dove le costituzioni e le leggi lo sanciscono ) , è altrettanto vero che non ci sono persone che sono più uguali degli altri e per esse vengono create tutele a parte, maggiori. Poi c'è una brutta notizia. NOn si diventa migliori per legge. Lo si diventa attraverso una lung, faticosa opera di cammino civico, di educazione, di crescita sociale. La legge deve proteggere questo cammino, non forzarlo o , peggio, coercizzarlo. Non funzionerà.
Tutto questo, di più, e meglio, lo trovate nell'articolo di seguito scritto da Davide Giacalone che vi propongo.
Buona Lettura
Diritti distorti
Sono contro i diritti dei gay, delle donne, dei neri, dei giovani, delle coppie, dei singoli, dei diversi e degli uguali. Sono contro i diritti che pretendono di dividerci in categorie e da quelle far discendere il peso e l’importanza della tutela offerta. Sono contro questi diritti perché i diritti dell’individuo li sovrastano tutti. Lì è il chiodo cui appendere la libertà. Ai legislatori che s’impiccano nel vuoto morale, scambiando per temi “etici” il vano discutere sulle offese a questo o a quello, nonché il lugubre, ma anche ridicolo, supporre che l’uccidere uno valga più o meno che uccidere l’altro, suggerisco la lettura dell’articolo 3 della Costituzione, ove si stabilisce l’eguaglianza di tutti innanzi alla legge, senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali o sociali. Sicché, a ben vedere, il ricorrente accapigliarsi sull’offrire particolare copertura legislativa a questi o quelle, non è solo inutile, ma anche incostituzionale.
Leggo che, per procedere contro l’omofobia, ci sarebbe un ostacolo cattolico. Io non lo sono e resto contrario a questo tipo di leggi, che considero stupidissime, nonché votate da sciocchi che credono di farsi belli. Per non parlare della Convenzione europea contro il femminicidio (votata all’unanimità!), che comporta lo sterminio del diritto e della civiltà. Ma, mi par di capire, l’ostacolo cattolico consisterebbe nel tentativo di difendere la “famiglia tradizionale”. Se così fosse, si rasserenino: si tratta di una “tradizione” in voga fin dalla notte dei tempi e che non c’è verso alcuno d’estirpare. Semmai sono le chiese ad averne reclamato l’esclusiva amministrazione (in competizione fra di loro), salvo poi accorgersi che la “tradizione” resta uguale sia dentro che fuori dai sacramenti. Specie per i credenti, che delle tradizioni sembrano più insofferenti e indifferenti di tanti altri.
Se dico a uno “lurido barnabita”, commetto il reato d’ingiuria, aggravato dall’identificazione di quel sacerdozio come connotazione negativa. Il tutto a legislazione vigente, senza alcun bisogno di varare norme contro la barnabitofobia, per non dire del barnabiticidio. Anche il settore della violenza merita maggior rispetto del diritto: se il più forte picchia il più debole commette un reato aggravato, ma se considero più grave in partenza che un maschio picchi una femmina, rispetto a che una femmina picchi un maschio, non solo violo il diritto (negando la parità), ma temo che si aggravi la condizione dei più deboli. Una donna che sporge denuncia, se ha subito maltrattamenti, è nel giusto e gode di collettiva solidarietà. L’incivile che mena merita d’essere punito. Ma se un uomo fa altrettanto gli ridono dietro. Se una madre rivela ai propri figli di subire violenza dal padre quei ragazzi perdono la stima in un genitore. Se lo fa il padre temo che la perdano in entrambe. Ciò perché esistono ruoli “tradizionali”, millenari, non estirpabili dicendo cosucce carine e prendendo applausi facili. Così come, del resto, è millenaria la moltiplicazione dell’odio che può derivare da un deragliato amore, sicché ove il cantante, di cui si parla in questi giorni, abbia picchiato la convivente, che ha poi diffuso le immagini del misfatto via Facebook, è bene che sia processato e condannato. Ma se così non fosse, se la violenza subita non fosse tale, allora quel modo di procedere contro il partner deve essere considerato un’aggravante. O le aggravanti sono illegittime, incivili e inaccettabili se declinate al femminile? E’ progressista solo il sessismo antimaschile?
Inutile cercare vie legislative “innovative”, da questi grovigli si esce perseguendo e punendo la violenza, con le aggravanti radicate nel terzo articolo della Carta. Va bene così, perché ogni ulteriore passo sembra mosso dall’idea che la legge possa estirpare il male e la cattiveria dalla vita e dalla storia. Quando si pensano tali corbellerie buoniste capita che si moltiplichino sia il male che la cattiveria.
Destra e sinistra, in queste faccende, c’entrano poco. Ci vuole testa e cuore. Alla destra, però, vorrei far notare che praticare l’arte dei gradassi, supponendo che leggi e pene avessero potuto estirpare le radici della pianta da cui germoglia la prostituzione, ha prodotto uno strano frutto: condannarono il loro leader. Già, perché il legislatore dilettante e citrullo ha anche questa caratteristica: nelle dichiarazioni orali diffida dei magistrati, ma nella legislazione scritta delega loro di tutto. Così trasformando una corporazione in ordine morale non sacerdotale. E tanti saluti al diritto.
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