giovedì 25 luglio 2013

REFERENDUM RADICALE PER LA GIUSTIZIA : DAJE RAGAZZI !!


Sono grato ai radicali per aver promosso questo gruppo di referendum sulla giustizia, che chissà, se avessero il successo che meritano e che spero, i giudici si convincono di una cosa che pare a loro sfuggire : NON C'è RIFORMA DELLA GIUSTIZIA CHE NON PASSI PER LA LORO DI RIFORMA !!!
Toccare con mano quello che già i sondaggisti dicono da lustri, vale a dire il discredito in cui hanno gettato l'istituzione che rappresentano e che un tempo godeva della fiducia (magari allora esagerata) della grande maggioranza degli italiani (dopo l'Arma e i Vigili del Fuoco, venivano loro ...) , forse convincerà i magistrati che non basta prendersela con Berlusconi .
Certo, sappiamo bene la capacità della classe politica di svuotare e neutralizzare i risultati referendari, ma forse stavolta questi torneranno utili anche ai partiti che si sono resi conto di essere facilmente ostaggi della casta togata.
Non a caso l'iniziativa radicale ha trovato l'appoggio del PDL (e ci sarebbe mancato il contrario !!) , ma anche di SEL (magari a sinistra qualcuno si ricorda che il garantismo era un loro valore primario e prioritario ) . Nel PD ho dei cari amici di Firenze, fondatori dell'associazione MERITA (invito a scoprire il loro sito ) , che si sono espressamente schierati a favore dei referendum, così come il mio grande friulano Riccardo (anch'egli dirigente dei Democrat) . Ovviamente tutta la categoria forense  ben rappresentata dalle Camere Penali  è compatta , e credo e mi auguro che anche la maggior parte dei civilisti (che magari sono meno toccati da alcune problematiche, ma che almeno sulla responsabilità civile dei magistrati dovrebbero essere d'accordo) seguano.
Ecco, una vittoria dei referendum darebbe all'iniziativa poltica di riforma quella legittimazione popolare che , nei confronti dei magistrati, temono di non avere con il solito ricatto berlusconiano oppure l'altro slogan dei politici che vogliono mettere la mordacchia ai giudici onesti che perseguono le loro malefatte.
E chi persegue quelle dei magistrati ?? I loro colleghi ??
Quindi, pronto a firmare (ma io ancora non li vedo in giro i gazebo !!!) e a far firmare oggi, così come domani a votare e far votare.
Sulla questione referendaria scrive un bell'articolo il costituzionalista e ormai valente opinionista, Michele Ainis, che ricorda, con una certa amarezza, tristi verità
Buona Lettura

"GLI INDISCRETI REFERENDUM" 

 

Agli esordi pareva un'avventura temeraria. Senza spettatori, con un manipolo d'attori, e nello scetticismo degli stessi promotori. Poi il pubblico si è via via gonfiato. Le tv hanno mandato qualche troupe a filmare lo spettacolo. E infine sul palco sono salite anche le star. Ok da Berlusconi, la new entry più pesante. Sì da Grillo, poi no (dopo uno scambio d'amorosi sensi con Di Pietro), ma a quanto sembra la risposta per adesso è nì. Un sì parziale anche da Sel e altre forze politiche minori. Pieno consenso dall'Organismo unitario dell'avvocatura. Oltre che dal Codacons, dall'Associazione per la tutela dei diritti del malato, da vari gruppi che difendono i consumatori. Sono i referendum radicali: 12, come gli apostoli. Solo che in questo caso a benedirli non c'è un Cristo bensì piuttosto un Anticristo (Marco Pannella). Che infatti scaglia i suoi fulmini contro l'otto per mille destinato alle casse vaticane. Tuttavia non è la questione religiosa a occupare il centro della scena. No, è la giustizia. Dieci quesiti su 12 toccano — direttamente o di straforo — la materia giudiziaria. Lasciata prudentemente (pavidamente?) fuori dalla revisione costituzionale che il Parlamento sta intessendo, eccola sbucare nelle piazze da una via referendaria. Per forza: sui referendum si scarica un'energia riformatrice che i partiti sono incapaci di raccogliere. Loro semmai v'oppongono una strategia paralizzante, usando l'arma dello scioglimento anticipato delle Camere pur di rinviarli alle calende greche (è successo nel 1972, nel 1976, nel 1987, nel 1994), organizzando l'astensione, o male che vada frodando il voto popolare. Sicché in ultimo l'oggetto di questi referendum è lo stesso referendum, la sua immagine riflessa in uno specchio. È la seconda scheda, quella che dovrebbe servirci per decidere, non per delegare. Se otterrà 500 mila firme entro settembre, la useremo nuovamente sull'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti (approvata nel 1993 dal 90,3% degli elettori, ripristinata sotto mentite spoglie dai partiti, sommersa in questi giorni da 150 emendamenti, poiché il governo Letta ha osato proporre una mezza abolizione). Per la seconda volta sulla responsabilità dei magistrati (nel 1987 i sì furono l'80,2%, nel 1988 una legge li ha trasformati in boh). E dopotutto è un secondo tempo pure il divorzio breve, dato che il referendum del 1974 ci ha recato in sorte un divorzio lungo da 10 a 12 anni (in Francia e in Spagna bastano 3 mesi). Vedremo se almeno in questo caso repetita iuvant. Poi, naturalmente, c'è dell'altro. Dalla cancellazione dell'ergastolo a limiti stringenti per la custodia cautelare, dall'immigrazione alle droghe leggere, dai magistrati fuori ruolo alla separazione delle carriere giudiziarie. Questioni variegate, su cui ciascuno può nutrire opinioni variegate. O altrimenti, fin qui, nessuna opinione. Ma in ogni caso dovremmo sforzarci d'approfondire i temi che ci vengono proposti: senza conoscenze siamo sudditi, non cittadini. C'è un dato, tuttavia, che è impossibile conoscere, e non per colpa nostra. Mettiamo pure da parte Scelta civica, o quel che ne rimane; ma qual è la posizione del Pd, che ne pensa il maggiore partito di governo? Come diceva Oscar Wilde, le domande non sono mai indiscrete; però talvolta suonano indiscrete le risposte.

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