domenica 18 agosto 2013

LA LIGRESTI IN CARCERE RISCHIA LA VITA ? PAZIENZA, I GIUDICI SONO IN FERIE


Giulia Ligresti è un buon esempio di come non fosse così provocatoria la proposta di Sciascia che suggeriva che chi voleva fare il Giudice, doveva prima farsi una settimana in cella. Visto il potere terribile di cui diveniva depositario, era bene che provasse sulla propria pelle cosa significasse in concreto essere privati della libertà personale ed essere costretti in quattro mura. 
La storia di fondo la si conosce. La famiglia Ligresti, padre e figli, sono accusati di avere commesso una serie di reati economici e fiscali gestendo il pacchetto di controllo azionario del gruppo Fonsai. Il padre, grazie all'età, è ai domiciliari, le due figlie in carcere mentre il figlio è anche cittadino svizzero e in Italia non ci torna (fa bene). 
Giulia da quando è in carcere è caduta in una forte crisi depressiva (a casa ha anche un figlio piccolo ), non tocca cibo, e la stessa Procura si è pronunciata favorevolmente perché venisse scarcerata, ritenendo che fossero cessati i motivi di custodia cautelare. La GIP, tale Silvia Salvadori, alla quale auguriamo si realizzi la provocazione di Sciascia, ha invece risposto picche, sostenendo che c'è il pericolo di fuga, che sarebbe confermato dal fatto che il fratello se ne sta in Svizzera.
A me più che un ragionamento mi sembra una sorta di ricatto-ritorsione. Ti credi furbo ? E io ti tengo in galera tua sorella...
Anche gli psichiatri hanno confermato la relazione medica di parte circa l'incompatibilità dello stato attuale della Ligresti col regime carcerario, ma la signora Salvadori non se n'è data per inteso. Lei la sa lunga !
I difensori sono ovviamente ricorsi al Tribunale di Riesame ma, udite udite, i giudici sono in ferie, se ne riparla dopo il 15 settembre !! Ma una sezione feriale c'è solo per Berlusconi ??
Questa cosa mi sembra francamente abnorme, ma mi dicono i miei amici del Penale che invece accade di frequente, per quanto la sezione feriale esista e in teoria specie per questi casi ritenuti urgenti.
Naturalmente tanta gente, al pensiero che un ricco pianga, che soffra in carcere dopo aver goduto di una vita piena di ricchezza (ai Ligresti sono stati sequestrati cautelativamente beni per 250 milioni di euro ) , non si commuove nemmeno un po', anzi gode.
Io ripeto sempre che sarebbe bene guardare bene dentro se stessi e capire se questo sentimento sia ispirato da senso di giustizia o da livorosa invidia e quindi rivalsa. In ogni caso, che qui stiamo parlando di reati finanziari (dove a mio avviso la sanzione più importante è recuperare l'eventuale maltolto) e di un processo ancora da cominciare. 
Nel pacchetto riforma giustizia c'è anche la nuova più rigorosa disciplina del potere dei giudici di comminare la custodia cautelare, vale a dire tagliare le unghie a soggetti come la signora Salvadori. 
In attesa che il miracolo accada, aiutiamolo firmando i referendum radicali.








Giulia Ligresti rifiuta il cibo in carcere e punta al patteggiamento della pena 


 Giulia Ligresti vuole uscire dall’inchiesta Fonsai patteggiando la pena. La richiesta verrà discussa da un giudice del tribunale di Torino ai primi di settembre. E la procura di Torino, secondo quanto trapela da fonti giudiziarie, tendenzialmente non è contraria. Nel frattempo, però, la quarantacinquenne figlia di Salvatore Ligresti (a sua volta ai domiciliari) resta nel carcere di Vercelli, dove è rinchiusa dal 17 luglio: il suo stato d’animo preoccupa chi la sta seguendo, la donna versa in uno stato di profonda prostrazione e rifiuta il cibo.

Gli operatori hanno trasmesso una relazione al Palazzo di Giustizia di Torino e, a quanto pare, lo stesso procuratore capo Gian Carlo Caselli ha voluto informarsi personalmente della situazione. Non è difficile indovinare i motivi che stanno alla base dello stato d’animo di Giulia Ligresti: nonostante l’atteggiamento processuale differente rispetto agli altri indagati, e nonostante un parere favorevole dei magistrati inquirenti, il gip Silvia Salvadori, il 6 agosto, ha respinto la sua richiesta di scarcerazione, motivandola - secondo quanto si è appreso - con il pericolo di fuga all’estero. Il fratello, Paolo Gioacchino, raggiunto anch’egli da un ordine di custodia cautelare, ha trovato rifugio in Svizzera dove il suo status di cittadino svizzero, acquisito da poche settimane, lo protegge dall’arresto e dall’estradizione immediata. I suoi difensori cercheranno di sbloccare la situazione nei prossimi giorni.

Gli altri indagati, finora, hanno sempre contestato punto per punto la ricostruzione di procura e guardia di finanza, che procedono per false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato in relazione al bilancio Fonsai del 2010. Il 12 agosto è scattato il sequestro preventivo di beni, conti correnti e quote societarie per 251 milioni: un’operazione che ha riguardato, fra l’altro, alberghi di lusso come a Torino il Principe di Piemonte. Si è trattato di mettere le mani (l’obiettivo finale è di arrivare alla confisca) sull’ammontare del presunto danno provocato al titolo - e quindi a tutti i possessori di azioni - della compagnia assicuratrice.

Il gip ritiene che la presentazione del bilancio, il 28 aprile 2011, sia stata accompagnata da «false notizie» per nascondere perdite; quando arrivò la comunicazione corretta, mesi dopo, ci fu un abbassamento del valore delle azioni. Contro il sequestro la maggior parte degli indagati ha già presentato ricorso: il braccio di ferro continua.

1 commento:

  1. La percezione degli italiani e': la giustizia non tocca i ricchi. Non tocca chi rovina molte famiglie, sogni, speranze.
    Diventano vittime i carnefici, chi del male ha fatto la propria virtù, il proprio stile di vita.
    E così l'esempio e': diventa ricco e pesta i piedi alle altre persone. Fai i tuoi interessi, male che vada rischi ciò che hai rubato. Ma in carcere non ci vai. Seppure hai distrutto tante vite.

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