Curioso di storie. Mi piace ascoltarle e commentarle, con chiunque lo vorrà fare con me.
sabato 24 agosto 2013
LA POLEMICA DI OSTELLINO COI "CATTIVI MAESTRI" DI REPUBBLICA
La polemica di Ostellino con La Repubblica continua.
Da un po' il bravissimo giornalista, decano del Corriere della Sera, di cui rappresenta un'anima per la verità un po' al tramonto temo (magari non tra gli editorialisti, dove la percentuale liberali-laburisti-socialisti è abbastanza equilibrata, ma tra gli inviati...la sinistra ormai domina anche a via Solferino ...) , invia aguzze stoccate ai colleghi dell'altro importante quotidiano italiano.
Qualche giorno fa esortava i corrispondenti stranieri a girare di più l'Italia invece di farsela raccontare, a pranzo e a colazione, dai colleghi di via Largo Focherini, oggi ironizza sul vezzo dei repubblichini (non quelli del Duce, quelli di Scalfari e Mauro) di autodefinirsi quelli letti dagli italiani più intelligenti..(sentito io , con le mie orecchie, Scalfari vantarsi di questa cosa durante una lectio magistralis alla Sapienza sul giornalismo).
Bellissima e calzante l'immagine dei neo partigiani contro Berlusconi, che invece di salire sulle montagne, brindano alla resistenza a champagne (magari in quel di Capalbio).
Polemiche a parte, il tasto sul quale batte, da vero liberale, Ostellino, è sempre lo stesso : bisogna fare i conti con l'uomo per quello che è, non per quello che vorremmo che fosse. Partendo da questo principio di realtà, si possono immaginare delle evoluzioni possibili, e non oniriche. E lo Stato Etico ha finora generato solo mostri omicidi.
Buona Lettura
"È stato smarrito l'Illuminismo" di PIERO OSTELLINO
Nel suo celebre articolo Che cos'è l'illuminismo? pubblicato nel 1784, Immanuel Kant raccomandava di avere il coraggio di servirsi della propria testa (sapere aude). Ma l'Illuminismo — sia quello nella versione razionalista francese, che ha prodotto il giacobinismo e il Terrore, sia quello nella versione empirica scozzese, progenitrice del liberalismo — da noi, non risulta pervenuto. Ce lo siamo perso. Il Corriere ha pubblicato un mio articolo in cui dico che «l'agibilità politica» è la possibilità di chiunque di pensare e di dire ciò che pensa persino dal carcere; chi crede di essersi liberato di Berlusconi per via giudiziaria si fa qualche illusione. L'agibilità è un fatto; non è un'opinione attorno alla quale misurarsi, come stanno facendo le forze politiche. Insomma, il mio era un tentativo di fare i conti con la realtà; non un incoraggiamento politico. Ma un antiberlusconiano militante, di quelli animati, manco a dirlo, da una non meglio specificata ostilità per il Cavaliere, mi ha scritto che ho voluto «far colpo sulla Santanchè». Pensa un po' l'acume del nostro eroe... Altri se la son presa con Berlusconi; che, col mio articolo, c'entrava solo di striscio.
Scriveva Kant: «Dopo aver in un primo tempo instupiditi come fossero animali domestici e aver accuratamente impedito che queste placide creature osassero muovere un passo fuori dal girello da bambini in cui le hanno imprigionate, in un secondo tempo descrivono ad esse il pericolo che le minaccia qualora tentassero di camminare da sole». Sarà per un riflesso condizionato da vecchio corrierista, ma, ogni volta che leggo queste parole, a me viene in mente il quotidiano degli italiani più intelligenti degli altri per autocertificazione. Ne ha fatti regredire a livello infantile una considerevole parte e là ce li tiene saldamente. Ne ripetono le parole come certi bambini noiosi la solita poesia in onore della nonna. Non auspico diventino berlusconiani, non essendolo io stesso; ma, almeno, antiberlusconiani un po' meno stupidi sì, non fosse altro perché, altrimenti, sono condannati a tenersi il Caimano per anni. Sfidano il ridicolo, giocando alla «Resistenza contro il tiranno»; ma non sono andati in montagna, bensì sono rimasti nei loro salotti borghesi e combattono fra una flute di champagne e l'altra. Prosit. Anche i quattro gatti liberali dovrebbero, però, fare autocritica. Si dovrebbero rendere conto di essere fuori dal tempo. Dovrebbero capire che cercare, come fanno, di far ragionare gli italiani è illusorio; non è difficile — parafrasando il detto di Mussolini a proposito della loro governabilità — è inutile. È del tutto improduttivo fare appello, se non, illuministicamente, alla Ragione, anche solo alla ragionevolezza e al senso comune. Hanno vinto i propagatori di slogan, di insulti e di lazzi; grondano anti-capitalismo, rifiuto del mercato e della democrazia rappresentativa in versione paleo-marxista contro ogni evidenza storica. Evitano che qualcuno faccia loro le pulci e non pubblicano pareri contrari. Ma non possono evitare lo si sappia. È la democrazia bellezza...
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