sabato 7 settembre 2013

E STAVOLTA OSTELLINO CON MAGISTRATURA DEMOCRATICA USA IL BASTONE. GRANDE !


L'hanno letto in tanti l'articolo di Piero Ostellino titolato "salvate il soldato Montesquieu" ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/09/per-ostellino-il-giacobinismo-della.html ) in cui il brillante scrittore liberale spiegava come la deriva politica della magistratura, specie di quella che usa l'aggettivo "democratica", esattamente come nel secolo scorso veniva usata da tutte le dittature dei paesi dell'est, avesse purtroppo i suoi presupposti in certe righe della nostra stessa Costituzione (ultima parte dell'art. 3, dove è nascosta la limitazione della libertà invididuale, privata).
Marini, capo di magistratura democratica  (il termine ridotto è voluto), ha preso carta e penna e ha scitto sul Corriere che ha subito ospitato l'indignata reprimenda alle parole dell'opinionista. 
Ci aspettavamo, in replica e per solidarietà a Ostellino, almeno due righe da de Bortoli, ma non c'è nulla da fare, il Manzoni aveva fin troppo ragione quando faceva dire a Don Abbondio "chi il coraggio non ce l'ha, non se lo può dare", e non vi sono dubbi che nel calendario cinese l'animale d'elezione del direttore del Corsera sia il Coniglio.
Però, ed è già una cosa, non zittisce Ostellino, che dalla sua rubrica, "Il Dubbio", risponde da par suo al supponente rossotogato, stavolta però smettendo il fioretto, e anche la spada.
Usa proprio il randello, che con certa gente è l'unica.
Imbarazzanti le citazioni riportate dei vari esponenti della sinistra (in tutti i sensi) corrente magistratuale.
In particolare quelle di Scarpinato e Ingroia, che hanno auspicato : "la creazione di interventi extra-istituzionali qualora le elezioni vengano vinte da gente non democraticamente affidabile".
Della serie : inventiamoci qualcosa se ste cazzo di elezioni continuiamo a non vincerle !! (che quando questa brava gente alle elezioni si presenta da sola, senza ombrelli più ampi, poi prende il 2% dei voti e resta, per fortuna, fuori dal parlamento). 
Buona Lettura 


  "I principi del '700 ancora ci salvano"



 Il presidente di Magistratura democratica, Luigi Marini, se la prende con un mio articolo accusandolo di cultura settecentesca. Caro presidente, si dà il caso che la cultura settecentesca sia quella che ci consente oggi di vivere liberamente nelle democrazie liberali, mentre quella di Magistratura democratica assomiglia molto alla cultura novecentesca dei bolscevichi. Come possano non essere «politicizzati» dei magistrati che fanno «politicità del fare giustizia» poteva venire in mente solo a un apprendista leninista in ritardo con i tempi... Guardi, presidente, che a connotarvi come partito (rivoluzionario), non sono io, ma siete voi stessi. Marco Ramat, fondatore del movimento, aveva detto al congresso del 1975: «Il nostro compito consiste nella ricerca di una politica della magistratura e per la magistratura che sia capace di inserirsi utilmente nella lotta difensiva e offensiva condotta dal movimento democratico nel suo complesso». La «lotta difensiva e offensiva condotta dal movimento democratico» era, poi, il tentativo del Pci di sostituire, all'ombra della retorica resistenziale, l'autoritarismo fascista col totalitarismo comunista. Se, per voi, «la certezza del diritto, la neutralità dell'interpretazione, il ruolo tecnico del giudice» — che, in democrazia, sono i principi ispiratori della Giustizia — sono disvalori; se un vostro esponente,  
Elena Paciotti, si chiede — anche di fronte alla legge? — se «vanno considerati uguali un imprenditore e un lavoratore»; se per un altro, Antonio Bevere — persino contro Marx, che associava la nascita del capitalismo a quella delle istituzioni democratico-liberali — «il capitalismo è il vero nemico della democrazia»; se Scarpinato e Ingroia auspicano «la creazione di interventi extra-istituzionali qualora le elezioni vengano vinte da gente non democraticamente affidabile» (leggi: non la sinistra); sono io che vi accuso o siete voi a essere politicizzati? Siete una minoranza dentro la stessa magistratura; volete fare la rivoluzione stipendiati dallo Stato che intendete sovvertire. Un ridicolo paradosso. La rivoluzione non è un fatto giuridico, legittimato dall'Ordinamento esistente — la pasticciata Costituzione della quale citate, parzialmente, le parti di «socialismo reale» e non quelle di garanzia liberale — ma normativo, cioè, un tentativo di modificare l'Ordinamento esistente; che, da noi, bene o male, è ancora democratico, e sostituirlo con un altro (che dubito lo sarebbe). Siete degli aspiranti rivoluzionari con lo stipendio, la mutua, la pensione garantiti... Parlare da leninisti non è un reato, né è illegittimo esserlo. Ciascuno risponde — solo moralmente e politicamente — di ciò che dice. Parecchio discutibile è, piuttosto, che cerchiate di fare la rivoluzione a colpi di sentenze, interpretando in modo assai soggettivo la stessa Costituzione, e ritenendovi promanazione della sovranità popolare — una sorta di impropria appendice sovra-ordinata del legislativo — perché, e come, più vi fa comodo. Ma — dato che ve la cuocete e ve la mangiate tutta da soli — almeno risparmiateci certe lettere ipocritamente indignate….

6 commenti:

  1. ANDREA GIOVANNINI

    da appendere in ogni sede di tribunale. E non è detto che, la prossima settimana, qualcuno non lo faccia ...

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  2. RAFAEL MARIN

    Grande risposta di Ostellino !!

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  3. GRAZIELLA BELOTTI

    OSTELLINO, SEI L'ITALIA MIGLIORE!!!!!!!Da leggere, far girare, stampare sui manifesti, urlare in tutte le occasioni! Ostellino sei tutti noi, liberal, atei o cattolici, ma positivi, che non odiano, che vogliono costruire il futuro per i propri figli!

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  4. Pax romana: Berlusconi interdetto dalla politica solo se sono interdetti dalla magistratura tutti i membri del gruppo di magistratura democratica e dal parlamento tutti i marxisti leninisti. Abbattere lo #statomafia

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  5. Che pena leggervi! Vivete con la testa all'indietro. Avete il muro nella testa. Ne avete nostalgia.

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    1. Uno : firmarsi . Come fanno gli altri .
      Due : spiegare il proprio pensiero, ammesso di averne uno e di saperlo scrivere.

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