lunedì 16 settembre 2013

IL 30 SETTEMBRE RICOMINCIA IL PROCESSO DI AMANDA. MA LEI NON CI SARA'. DARLE TORTO ?


Una volta tanto sono in linea coi commenti prevalenti dei lettori del Corriere della Sera, che, alla conferma di Amanda Knox che il prossimo 30 settembre non sarà in aula per l'inizio del nuovo processo d'appello, hanno chiosato "e chi tornerebbe al suo posto ?".
E questo risponde alla retorica di tanti giustizialisti che blaterano di difendersi "nel processo", di fiducia nella magistratura ecc. ecc. (grandiosa la sintesi di Adriano Sofri al riguardo "io non ho né fiducia né sfiducia nella giustizia. Decido di volta in volta, tendendo per lo più per il no" ).

Come sempre ho detto parlando di Amanda - e di Sollecito - io NON lo so se è innocente o meno dell'omicidio della giovane Meredith. Mi attengo semplicemente ad un principio che condivido fortemente : la presunzione di innocenza fino alla condanna definitiva (a volte anche oltre, ma accetto che una parola fine ad un certo punto venga messa). Corollari di questa norma di civiltà sono l'eccezionalità della custodia cautelare (divenuta invece espiazione anticipata della condanna, che magari non verrà) e l'assoluzione nel caso l'accusa non sia provata oltre il ragionevole dubbio. 
Quest'ultimo aspetto, nel diritto americano, comporta anche che, una volta assolto, l'imputato non possa più essere sottoposto a processo per lo stesso reato. E' elementare, tranne che per noi : se una corte ha ritenuto che il processato sia innocente, o comunque non vi siano prove sufficienti per ritenerlo colpevole con ragionevole certezza, ebbene come si potrà mai superare il DUBBIO in un processo successivo ? Per cui per gli americani è assurdo che Amanda, assolta in secondo grado, possa essere di nuovo giudicata.
Non perché sia certa la sua innocenza (anche negli USA, rivela la ragazza, c'è chi è convinto sia una vittima, ma altri che sia colpevole), ma perché non potrà più esserlo il contrario, almeno non "oltre ogni ragionevole dubbio".
Peraltro anche molti penalisti inglesi (e Meredith era cittadina di Sua Maestà Elisabetta) rimasero estremamente perplessi sulla solidità della tesi accusatoria. "Da noi" commentarono intervistati dai giornali d'oltremanica "con indizi del genere il processo nemmeno sarebbe stato iniziato".
Ecco, a fronte di tutto questo, Amanda non torna, e c'è da star sicuri che tantomeno lo farà se venisse condannata. E sono pronto a scommettere che le diplomazie di Usa e Italia s'inventeranno qualcosa per evitare che dalla cosa nasca un incidente diplomatico. 
Come qualche maestro dotato di realismo spiegava bene, ci si difende anche DAL processo, non solo dentro di esso.
Ultimo rilievo, polemico . L'avvocato Maresca, patrocinante dei parenti della famiglia Meredith, stigmatizza le dichiarazioni di Amanda, critiche nei confronti del nostro ordinamento giudiziario. Patriottismo mal riposto, in assoluto, e in particolare provenendo da un avvocato che, quando veste i panni del difensore e non della parte civile, ben conosce le lacune profonde del nostro sistema che perfino la Boccassini auspica sia riformato. Ma questo bipolarismo dei colleghi di penale l'avevo già notato. In genere garantisti, riescono a diventare più forcaioli di Travaglio se ben remunerati dai clienti , parti civili. 
C'est la vie. 
Ecco la cronaca delle dichiarazioni di Amanda alla Nazione riportata dal Corriere On Line 

Robaccia, per i forcaioli nostrani. 
 
Corriere della Sera > Cronache

PROCESSO MEREDITH

Amanda:non voglio sfuggire al processo
ma non capisco e in Italia non torno

La Knox condannata in primo grado con Raffaele Sollecito
Il 30 settembre inizia l'appello. «Mi affido ai miei difensori»

 
Una recente immagine di Amanda Knox Una recente immagine di Amanda Knox
«Non voglio sfuggire al nuovo processo che mi attende, ma non torno in Italia perchè non capisco». È la decisione di Amanda Knox in vista del nuovo processo d'appello, a lei e a Raffaele Sollecito, per l'omicidio di Meredith Kercher che comincerà il 30 settembre a Firenze. A riportare le sue parole è il quotidiano «La Nazione».
LA DIFESA - Nei giorni scorsi la Knox ha incontrato negli Usa uno dei suoi difensori, l'avvocato Luciano Ghirga, per fare il punto sulla strategia processuale. «Ho sostenuto 86 udienze - ha detto la giovane di Seattle - e in decine di occasioni ho presentato dichiarazioni spontanee, che altro dovrei dire o fare di più». A Seattle la Knox vive da sola in un appartamento del quartiere cinese: studia, lingue e scrittura, e lavora per tre giorni alla settimana come addetta alla catalogazione in una biblioteca della città. «Sono libera e presunta innocente, la mia è solo una scelta processuale di affidarmi completamente ai miei difensori» ha detto ancora Amanda al suo legale. La Knox e Sollecito sono stati condannati in primo grado per l'omicidio Kercher, al quale si sono sempre proclamati estranei, e assolti in appello. La Cassazione ha però annullato la decisione dei giudici di secondo grado di Perugia disponendo un nuovo processo da celebrare a Firenze.
IL LEGALE DELLA FAMIGLIA KERCHER - Sulle dichiarazioni della Knox è intervenuto anche Francesco Maresca, legale della famiglia della studentessa inglese. La presenza di Amanda Knox al nuovo processo d'appello per l'omicidio di Meredith Kercher «è dovuta per l'importanza del processo e per il rispetto dovuto alla Corte di Firenze e alla povera vittima di cui non si parla mai». Il penalista ha definito «inopportune» le motivazioni della studentessa americana «di fronte a una sentenza importante come quella della Cassazione» che ha disposto di celebrare nuovamente il giudizio di secondo grado. «È un diritto della Knox - ha detto Maresca - di essere contumace ma questo suo atteggiamento di sentirsi vittima della giustizia è ormai intollerabile».

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