A proposito della Costituzione più bella del mondo, una cazzata detta da Benigni - che però è un grande comico e quindi le pò di' - e dalla quale chissà se ci libereremo mai, Giacalone prende spunto dall'esternazione di Letta contro il bicameralismo perfetto per mettere qualche puntino sulle i.
In particolare, Giacalone sottolinea - non è certo il primo a farlo - come la prevalenza di comunisti e cattolici sociali nella costituente subordinò il principio di LIBERTA' a quello del cosiddetto Bene Collettivo. Nei paesi di cultura anglosassone è l'opposto, in altri c'è un maggior equilibrio tra le due cose. Noi, purtroppo, subiamo la terza via.
Anche la debolezza dell'esecutivo rispetto al Parlamento è figlio di quell'intesa consociativa, oltreché i timori derivanti dal ventennio fascista, e il bicameralismo perfetto è conseguenza di questo parto.
Che se poi da noi il parlamento conta ormai nulla, questo lo si deve ai partiti, non certo al meccanismo costituzionale.
Da ultimo, il ricordo non inopportuno , ancorché vano, che il Porcellum ideato da Calderoli aveva sì due difetti grandi e incostituzionali - la sottrazione agli elettori di scegliere la persona del candidato da votare (oltreché del partito) e l'attribuzione di un premio di maggioranza non subordinato ad una minima soglia di consenso popolare - ma lo scoordinamento tra le due camere, e quindi la possibilità di diverse maggioranze a Montecitorio e Palazzo Madama, l'ha voluto CIAMPI, per fare un favore alla sinistra ! Fu lui a indicare che il premio di maggioranza al Senato andasse attribuito su base regionale e non nazionale.
Insomma, la Carta della Repubblica ha dei limiti congeniti e d'età. Però, visto che quando mettiamo mano spesso facciamo casini (non sempre, le riforme a favore del giusto processo furono buona cosa, rimasta peraltro incompleta) non si sa se alla fine non sia meglio tenercela così com'è.
Che tristezza...
Cattiva Costituzione
Difficile azzeccare un filotto di concetti sbagliati, ma non solo Enrico Letta c’è riuscito, alla festa di Scelta Civica, è andato oltre, facendo sembrare un gioiello di univocità i “ma anche” di Valter Veltroni. (E la smettano di chiamarle “feste”, scimmiottando i comunisti di un tempo, tanto più che son meste assai). Riproduco l’affermazione del presidente del Consiglio, in modo da sezionarla e mostrarne l’instabilità culturale e la vacuità politica: “La Costituzione italiana è la più bella del mondo, ma solo nella prima parte. Perché nella seconda, quando prevede due Camere che hanno esattamente le stesse funzioni, e per di più con una legge elettorale che prevede due maggioranze diverse non è logica: il bicameralismo perfetto è una follia”.
1. Finché si resta nel campo delle battute e della propaganda e vabbe’, si può arronzare grossolanamente, ma se si parla seriamente sarebbe meglio evitare queste sciocchezze cosmiche. Prive di quale che sia fondamento storico o giuridico. La Costituzione italiana ebbe grandissimi pregi, ma che sia “la più bella del mondo” lo si può sostenere solo ignorando il mondo. Nella sua prima parte, inoltre, è radicata la ragione culturale, storica e politica che fa fiorire la seconda, sicché detestare la pianta e inneggiare alle sue radici può essere fatto solo da chi non ha capito l’indissolubile nesso.
Nella prima parte la libertà individuale (che comprende quella associativa e d’impresa) è subordinata al bene collettivo. Mancando una definizione accettabile del secondo ne deriva solo una limitazione della libertà in ragione d’interessi sovraordinati. E questo è un gravissimo errore, è il nodo profondo che rende brutta la Carta, perché la libertà è il bene collettivo più prezioso. A volere l’iscrizione di questi principi furono le correnti del cattolicesimo sociale e del comunismo, nella lucida consapevolezza che le vincolava a condividere le scelte politiche e di politica economica, subordinando la società e i cittadini a quella loro intesa. E, del resto, due erano i paesi europei usciti massacrati dalla seconda guerra mondiale: la Germania finì divisa, l’Italia a sovranità limitata. Supporre che quel vincolo vada non solo mantenuto, ma osannato significa zavorrarsi con la parte peggiore del secolo scorso.
2. Per dare sostanza a quel principio occorreva una formulazione istituzionale coerente. Tale era il bicameralismo della perpetua doppia lettura legislativa e della doppia fiducia governativa, ovvero il modo di affermare la centralità del Parlamento e la necessaria, voluta, conseguente debolezza del governo. Il sistema elettorale proporzionale era consustanziale a questo schema. Pensare di romperlo solo in parte è un gravissimo errore, già commesso da quanti hanno pensato bastasse cambiare la legge elettorale. Ergo: dire che la prima parte è bellissima è il bicameralismo folle è dimostrazione di cognizioni claudicanti e consapevolezza sussultoria.
3. I Costituenti non immaginarono le due Camere con maggioranze diverse. Oltre tutto è stato lungamente vero il contrario. Il fatto è che, nel testo del 1948, non erano affatto uguali, e fra le cose diverse c’erano sia gli elettori attivi che quelli passivi, oltre ai collegi di riferimento, al modo di contabilizzare i voti e alla durata delle legislature. Sono stati i teorici della “Costituzione più bella del mondo” a scassare progressivamente il tutto. Ed è stato il partito di Letta, coadiuvato dal presidente Ciampi, a volere due sistemi elettorali diversi nella loro natura, quindi a portare a maggioranze diverse. Quando ha di queste critiche da fare, Letta, si procuri uno specchio.
Il filotto ha una sua ragione: dire di volere riformare la Costituzione (cosa più che giusta), ma negare di volerla cambiare. Chi si crede furbo ammira l’arzigogolo affabulatorio, ciascuno leggendoci quello che gli pare. Chi ha una mente piatta e banale, come l’autore di queste righe, legge le cose per quello che sono e ne deduce che da una tale insalata variopinta e contraddittoria ci si possono aspettare molte cose. Nessuna delle quali desta serena predisposizione al festeggiamento. Una sola avvertenza: i ministri che appoggiano questa roba e i parlamentari che la voteranno (ammesso che si giunga al voto) cerchino di far passare più di un anno prima di comunicarci che si tratta di roba immonda e riprovevole. Parlare e votare senza capire avvelena tutti. Ditegli di smettere.
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