venerdì 20 settembre 2013

"LLORENTE NON E' UN CASO" DICONO ALLA JUVE. VERO : PER I CENTRAVANTI LA VITA DIFFICILE CON CONTE E' LA REGOLA


Tra le varie professioni per le quali è stata coniata la battuta "meglio che lavorare", c'è quella del giornalista. Sarà per questo che sognavo di diventarlo. Nei vari settori c'è, come sempre, chi sta ancora meglio. Come il chirurgo estetico guadagna tanto stando lontano dalla trincea del male e del dolore, così il giornalista sportivo. Ecco, scrivere di sport lo reputo, mi perdoneranno i prefessionisti del campo, pressoché un gioco. Lo possono fare veramente tutti, specie nel calcio. 
E così, quando mi voglio sollazzare un po', mi dedico alla palla che rotola sul rettangolo verde. 
Essendo amico della Zebra, sono incuriosito e perplesso per la vicenda Llorente. 
Nel leggere i vari commenti sui quotidiani, mi diverte anche vedere le veline de La Stampa, giornale di casa bianconera, rispetto ad analisi più critiche ma più attendibili.
Perché è vero che Llorente viene da una sorta di anno sabbatico (per quanto obbligatorio) , punito dall'Atletico Bilbao per non aver rinnovato il contratto ed essersi quindi liberato a parametro zero, con grosso guadagno per la Juve (e per lui, che parte del risparmio societario se l'è visto spalmato sul contratto). E' vero che ha un fisico imponente e magari ci mette di più sia a rimettersi in moto (ma se non gioca mai come si roda ?) che ad assimilare il calcio di Conte. Però è anche vero che i centravanti d'area con Conte NON giocano ! 
E non succede solo alla Juve, dove Toni, Jaquinta (gente che bene o male ha giocato in nazionale, e il primo anche con qualche buona prestazione), poi Borriello per non parlare di Bendtner non hanno mai avuto spazio ma anche nelle sue formazioni precedenti. 
Per carità, ognuno ha i suoi credo tattici e Conte ha vinto due scudettiin due anni e in modo perentorio. Però perché allora comprarlo un centravanti di 1,90 per 90 chili ?? Forte di testa, capace probabilmente di far salire la squadra difendendo palloni centrali, ma certo non di manovra.  
L'obiezione l'ho letta su Libero e la trovo molto più valida della difesa d'ufficio de La Stampa che troverete di seguito.

Chiosa. Al giornalista di Mediaset Premium che alla fine della partita del Copenaghen (alla fine pareggiata, con grande spreco di gol, e un primo tempo mediocre)  gli domandava come mai non avesse messo in campo lo spagnolo (nemmeno come sostitutito di Quagliarella, preferendogli la formica Giovinco), pur avendolo fatto scaldare insistentemente, la risposta di Conte è stata : "fammi una domanda intelligente dai". 
Gentile e simpatico come sempre. 


Llorente non si arrende
“Stupito di non giocare ma ripagherò la Juve”

LAPRESSE
Fernando Llorente, 28 anni, primo anno alla Juve
 
Non ha mai fiatato a Bilbao, quando l’Athletic lo cacciava dall’allenamento e i tifosi l’insultavano, figurarsi se Fernando Llorente si lamenta adesso, dopo neppure un mese di una stagione lunghissima. E alla Juve, poi, approdo per il quale ha affrontato un anno di tempesta. Il massimo dello sfogo sono due parole, dette a cena con i golfisti Fernandez Castano e Cabrera Bello, a Torino per l’Open d’Italia: «Sono stupito di non giocare mai», s’è lasciato andare l’attaccante spagnolo. Ma non è certo una resa, almeno a sentire gli amici del ristorante «Kate Zaharra», sulle colline di Bilbao, uno dei suoi posti preferiti: «Speravo andasse meglio, all’inizio - ha raccontato a chi lo conosce da anni - ma continuo a lavorare come sempre. E appena mi daranno un’occasione, non tradirò la fiducia». Avrà la prima chance, a partita iniziata, tra domenica, allo Juventus Stadium contro il Verona, e mercoledì, a casa Chievo. 

Se Llorente è stupito, non significa che sia anche preoccupato, come non lo sono i bianconeri, dall’ad Beppe Marotta ad Antonio Conte. Semmai sono sorpresi, per non dire scocciati, da quanto facciano discutere i due minuti di campo lasciati allo spagnolo in questo inizio di stagione. Riassunto del pensiero juventino: calma, siamo appena all’inizio, Llorente giocherà. Pensiero unico, visto che l’acquisto dell’attaccante, «come tutti gli altri», è stato avvallato da società e allenatore. Anzi, la convinzione nel giocatore era tale che, fino alla fine, Marotta e il ds Paratici provarono ad anticiparne l’arrivo a gennaio. Niente, perché l’Athletic continuò a chiedere la clausola rescissoria, sui 36 milioni di euro, tasse escluse. E sul mancato utilizzo, Conte non fa alcun mistero, semplicemente applica il regolamento, ripetuto chissà quante volte: «Non ci sono titolari, ogni volta gioca chi sta meglio». Semplicemente, in questo momento, dà più garanzie Quagliarella di Llorente.

Lo spagnolo paga una serie di cose, come succede in tutti i traslochi: una preparazione mai fatta prima, e su un fisicaccio come il suo l’impatto è pure maggiore, il nuovo tipo di gioco, la sostanziale inattività nell’ultima stagione. In Spagna alla fine raccolse 886 minuti sul campo, ma di 26 presenze ne giocò appena 4 da titolare. Per uno abituato a giocare sempre, un discreto shock. Conferma Marco Antonio Diaz Cordero, della Mondial Sport Management & Consulting, l’agente che lo seguiva a Bilbao: «Fernando ha passato un periodo molto difficile, quando ha avuto problemi con il club nonostante fosse il più forte della squadra. Però, all’Athletic non s’è mai sognato di criticare le decisioni di Bielsa, il tecnico, continuando a lavorare con professionalità». Non cambierà: «Lo stesso farà nella Juve: Fernando ha fiducia nelle sue qualità e vuole giocarsi l’occasione che ha con i bianconeri, dove ha scelto di andare». Non sarà un fenomeno, ma neppure l’opposto, se in estate Manchester City e Barcellona avevano dato un colpo di telefono alla Juve, per chiederlo: no grazie, disse Marotta. Che fu la risposta giusta, può dimostrarlo solo Llorente.

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