sabato 30 novembre 2013

APPRODA IN PARLAMENTO LA LEGGE DI RIFORMA DELLA CUSTODIA CAUTELARE. VEDIAMO SE COLORO CHE VOGLIONO "RIFORMARE LA GIUSTIZIA" BATTONO UN COLPO.


Nei giorni della cattiva notizia che i referendum radicali non hanno  raggiunto la quota delle 500.000 firme valide (il timore c'era, che da tempo si sà che per stare al sicuro dall'inevitabile  stralcio di sottoscrizioni irregolari a vario titolo, è bene raccogliere un numero di firme discretamente superiore al minimo di legge, e così non era stato ), c'è n'è una buona e importante : la commissione parlamentare ha partorito il progetto di legge per la riforma della custodia cautelare. 
Ci speravo, che il momento un po' propizio lo era : i giustizialisti erano stretti da un cerchio sempre più stretto e stavolta con avversari potenti, in primis la Corte di Strasburgo ( che non può essere tacitata con i soliti dietrologismi complottistici della misera politica di casa nostra) , il dato sulle carceri sovraffollate e dove oltre un terzo dei detenuti sono "in attesa di giudizio", l'aumento degli errori e dei costi degli stessi (pagati dall'erario ovviamente), la pubblicità data a casi come quello di Scaglia, l'ex AD di Fastweb, dove l'arbitrio giudiziario fu denunciato anche da quelli di solito più "prudenti" nella materia. 
Insomma, gli elementi c'erano e ci sono perché il mantra stolidamente ripetuto da un po' tutti (pure i magistrati lo dicono, basta che non si passi per le loro prerogative...) della necessità improcrastinabile della Riforma della Giustizia battesse un colpo partendo da un punto nevralgico : tagliare le unghie ai PM e GIP dalle manette facili.
Ho imparato da tempo che se c'è un campo in cui il proverbio caro al vecchio Trapattoni (non dire gatto...) è assolutamente validissimo,  è quello legislativo . Per fare un esempio,  c'è gente che ancora mi domanda se è stato introdotto il divorzio "breve", cioè ottenibile dopo un anno dalla separazione...il fatto è che lo leggono ogni tanto sui giornali come cosa fatta (anche per i diritti civili delle coppie di fatto avviene, ma in quel campo i giudici danno una mano...) e quindi pensano che la legge sia stata approvata. E invece no.
Quindi vedremo come andrà alla Camera. Però intanto il progetto di legge c'è , e ha passato il primo vaglio della commissione parlamentare.
Da quello che leggo dall'articolo di Dario Ferrara di Cassazione.net (di sotto riportato), dovrebbero essere state strette le viti su principi in realtà già esistenti. E' già previsto che il carcere sia l'extrema ratio, che la custodia cautelare dovrebbe essere adottata solo : 1) se sussistono GRAVI e CONCRETI pericoli di reiterazione del reato, pericolo di fuga, inquinamento delle prove 2) il Giudice deve indicare perché altri misure cautelari, meno afflittive del carcere, siano ritenute inidonee.
PM e Giudici hanno sempre aggirato l'ostacolo i primi con riferimenti di maniera ai presupposti del legislativi della misura, i secondi copiando e incollando le motivazioni dell'accusa. 
Ecco, questo non dovrebbe essere più possibile, e una motivazione carente comporterebbe l'annullamento del provvedimento in sede di riesame. Disciplinati ed accorciati i tempi del gravame. Anche la maggiore severità delle misure alternative deporrebbe per un serio monito ai giudici : USATELE, piuttosto del carcere.
Leggo anche cose che mi lasciano perplesso, come il riferimento, sempre nella motivazione dell'eventuale provvedimento, alla "personalità" dell'indagato o imputato. Abbiamo letto prose mediocri e a volte anche ingiuriose da parte di giudici improvvisatisi psicanalisti geniali, capaci di intuire la personalità di una persona, che ancora gode della presunzione d'innocenza, in interrogatori durati poche ore. Allora era meglio Lombroso, che almeno si basava su caratteristiche obiettive (fronte bassa, sopracciglia folte, occhi piccoli, cose così...rivelatrici della predisposizione criminale dell'individuo...).
Avrei anche preferito vedere l'esplicita indicazione di una ristretta tipologia di reati per cui è prevedibile la custodia cautelare, con l'esclusione degli altri e tra questi quelli economici e non percepiti come pericolosi dalla maggioranza dei cittadini. Se Fiorito ha rubato e alla fine viene condannato e sconta la sua pena in prigione mi sta benissimo, ma per un reato come il suo voglio che ci sia PRIMA la CONDANNA, che il fatto che lui si faccia il processo da libero non costituisce allarme sociale (semmai fa rosicare, che è altra cosa : pazientare, e, confermata la colpevolezza, in galera ci andrà). 
Sappiamo bene, tanti amici penalisti lo dicono e spiegano meglio di me, che la custodia cautelare è diventata una anticipazione di pena, un modo per punire in anteprima, nel timore che i tempi del processo ritardino troppo la sanzione o addirittura la escludano per via della prescrizione. Oppure, ancora peggio, se una linea del peggio si possa disegnare in questa materia, il carcere usato come strumento di estorsione della confessione. 
Tutti questi abusi devono finire. Stabilire una responsabilità vera dei giudici che incorrono in queste pratiche sarebbe sicuramente un deterrente più efficace, ma siccome il "ben altro" alla fine finisce per restare sempre cosa irrealizzata, vediamo se è possibile partorire intanto una legge che restringa l'arbitrarietà dei magistrati, che così poco "buon senso" hanno spesso dimostrato nell'usare la loro "discrezionalità". 





Così sarà la custodia cautelare: addio copia e incolla tra gip e pm, al Riesame 30 giorni per motivare

Il 9 dicembre in aula alla Camera il testo di riforma: carcere extrema ratio, ridotte le presunzioni assolute, valutazioni caso per caso, termini più lunghi per le misure interdittive

di DARIO FERRARA
VENERDI' 29 NOVEMBRE 2013
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Extrema ratio. Così dovrà essere la carcerazione preventiva dopo la riforma della custodia cautelare in discussione alla Camera. Il testo approderà lunedì 9 dicembre nell’aula di Montecitorio, dopo che in commissione Giustizia sono stati votati tutti gli emendamenti: prima dell’esame da parte del plenum dell’assemblea dovranno intervenire solo i pareri delle altre commissioni (cfr. in allegato il resoconto della seduta di ieri in commissione Giustizia).
Stop copy and paste
Il restyling delle misure custodiali prevede una valutazione caso per caso delle esigenze cautelari senza alcun automatismo. Addio “copia e incolla”: prima di sbattere in cella qualcuno il giudice non potrà richiamare per relationem gli atti del pm ma dovrà compiere una valutazione davvero autonoma. Al Riesame trenta giorni devono bastare per le motivazioni, pena la perdita di efficacia del provvedimento. Scatterà l’annullamento e non l’integrazione dell’ordinanza con la liberazione dell’inquisito quando il giudice non ha motivato il provvedimento cautelare o valutato tutti gli elementi in modo autonomo. Garanzia di tempi più certi anche in sede di appello cautelare e in caso di annullamento con rinvio da parte della Cassazione. Per l’indagato si apriranno le porte del carcere soltanto quando risulteranno inadeguate le altre misure, coercitive o interdittive, che tuttavia potranno essere applicate cumulativamente. Aumentano in compenso fino a dodici mesi i termini di durata delle misure interdittive affinché costituiscano davvero un’alternativa alla galera; si tratta in particolare di: sospensione dall’esercizio della potestà genitoriale, sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio, divieto di esercitare attività professionali o imprenditoriali. Dovrà invece essere anche «attuale» oltre che concreto il pericolo di fuga per poter legittimare la custodia intramuraria. Non basterà più al giudice la gravità del delitto per disporre la carcerazione preventiva che dovrà essere motivata oltre che sulle circostanze concrete anche sulla personalità dell’interessato e su eventuali precedenti. Dopo i vari interventi del giudice delle leggi sui vari “decreti sicurezza”, la presunzione assoluta di adeguatezza della misura carceraria resta soltanto per i delitti di mafia e associazione terroristica, mentre per gli altri reati pur gravi vale una presunzione relativa che può essere superata se si prova che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con misure alternative: il discorso vale anche per l’omicidio, la violenza sessuale, il sequestro di persona a scopo di estorsione e così via. Non resta che attendere gli sviluppi del dibattito parlamentare.

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