venerdì 29 novembre 2013

GLI ORFANI DEL NEMICO


Il Camerlengo ha scritto ormai tante pagine sulla patologia psichiatrica dell'antiberlusconismo, fenomeno trasversale e diffuso assai più del suo contrario. Negli 8 milioni di voti che ancora il PDL otteneva a febbraio non ci sono infatti solo i berlusconiani di ferro, ma moltissimi sono quelli che lo hanno votato con lo spirito con cui prima votavano la DC, argine contro i comunisti e la Sinistra (quella vista e vissuta come la peggiore, che già la socialdemocrazia o il laburismo sono guardati senza ostilità), quelli del voto "utile" al proprio schieramento, il centro destra, senza dare retta a sirene minori (la Melono, Storace, Miccichè) per non parlare di quelli percepiti come "utili idioti" del nemico ( quelli che hanno votato FARE, come me, per dire, oppure il centro di Monti e Casini ). Gli ANTI sono MOLTI ma molti di più, e per molti non c'entra la politica. E' un fenomeno discusso ormai da tanti, e molte parole di biasimo sono venute proprio da sinistra, da gente come Ilvo Diamanti, Eugenio Berselli, Sofri padre e figlio, Fabrizio Rondolino. Da ultimo è arrivato l'ottimo libro di Francesco Piccolo " Il desiderio di essere come TUTTI" che veramente ha scritto pagine illuminanti sul problema.
Un caso umano, che ho visto investire persone della cui intelligenza e profondità, per altri aspetti e campi,   sono pronto a mettere la firma. Ma le nevrosi ci toccano tutti, anche quelli più preparati.
Questa è stata un epidemia paragonabile alla Grande Influenza Spagnola,degli anni 1918-1920, o la Peste Nera del 1347-1351, concentrata sulla penisola, con rade contaminazioni estere.
Quelle fecero più vittime, ma questa dura da molto di più.
Se vi trovate di fronte alla manifestazione del virus, non contrastatelo, ignorate, andate OLTRE. E' l'unico modo. Se cadete nella trappola della polemica, subdola specie nei soggetti che fingono di volersi "confrontare", rischiate di essere contaminati dal morbo contrario, come detto meno diffuso, ma pure esistente, dei cosiddetti Berluscones. 
All'indomani della decadenza di Berlusconi al Senato, agli orfani del nemico dedica il suo ironico commento PIerluigi Battista, un nemico dichiarato di Travaglio e sodali.
Buona Lettura


"La paura di restare senza Caimano" 

Bastasse un voto del Senato, a far svanire un’ossessione. O una decadenza, a far sparire una riverita professione. Quella dell’anti-B. in servizio h24, quella di chi teme più di ogni altra cosa al mondo che con il tramonto di Berlusconi si avveri la nefasta profezia: «Simul stabunt, simil cadent». Via Berlusconi, via l’odioso Ventennio, ma anche via gli anti-Berlusconi, le gloriose milizie del contro-Ventennio.
E perciò, festa grande per l’estromissione dal Senato. Ma preoccupazione camuffata da scetticismo. Come recita il titolo dell’editoriale di Antonio Padellaro sul Fatto quotidiano : «È finita. Non è finito». Che poi non si capisce se sia un auspicio, un allarme, una previsione scientifica. O forse una manifestazione scaramantica. O un esorcismo laico. E infatti dicono: «Attenzione, non festeggiate troppo, il Caimano ha sette vite, troppo spesso l’abbiamo dato per spacciato». Vero, ma lo dicono con molta apprensione. «Ma può ancora risorgere?», è il titolo ansiogeno di in sondaggio che campeggia nell’edizione online del quotidiano. Come un rito per allontanare lo spettro dell’abbandono. Un sentimento ambivalente (speriamo di sì, ma speriamo pure di no) che induce le milizie del contro-ventennio a stringersi solidali di fronte all’evento che potrebbe essere salvifico, ma potrebbe anche essere apocalittico.
Apocalittico per «l’indotto» che l’antiberlusconismo eroico ed ossessivo rischia di veder sfumato nel caso in cui la decadenza parlamentare di Berlusconi fosse l’anticamera della sua definitiva decadenza politica. Quanti comici, satiri e vignettisti monomaniacali svuotati di senso creativo dalla eventuale dipartita del Grande Nemico? Mica sono tutti come Crozza, dalla vena multiforme e plurima. Che farà Mascia, ciò che resta di un leader di un popolo viola già afflosciato? Che farà MicroMega , forse ricominciare ad occuparsi di filosofia, di metafisica e di epistemologia? E tutti i monologhi teatrali su B., i filmetti su B., i documentari su B., le comparsate a Sanremo su B., adesso che fine rischiano di fare? Di quanto aumenterà il tasso di disoccupazione intellettuale senza l’onnipresente, l’Al Capone d’Italia, il criminale supremo, insomma senza B.?
Un po’ brindano, ma un po’ non vorrebbero mai brindare. Perfetto contraltare della corte che si stringe attorno al monarca assoluto, che rischia di veder sfumare posti, seggi, prebende, accomodamenti nel cerchio magico, l’anti-corte del contro-ventennio si interroga angosciata («Ma può ancora risorgere?») se nei prossimi mesi e anni occorrerà trovare qualcosa di alternativo alla rendita di posizione acquisita nella Seconda Repubblica. Basta fare un giro per le librerie per accorgersi che intere case editrici si sono specializzate per lustri sul genere letterario che ha Berlusconi per cuore e bersaglio. Biografie, monografie, saggi, testi teatrali, sceneggiature, opuscoli, su: il Caimano, il Venditore, il Tiranno, il Duce, il Despota, il Dittatore, il Semi-Dittatore, il Dittatore Light, Il Mafioso, il Delinquente, il Pregiudicato, il Corruttore, il Puttaniere, l’Evasore, il Sessuomane, il Videocrate, il Pedofilo, il Barzellettiere. Si sono viste installazioni artistiche, performance teatrali, composizioni d’avanguardia davanti alle quali il pubblico si chiedeva se fosse un allusivo attacco a Berlusconi oppure no. Giornali di successo hanno B. su almeno un titolo di ogni pagina. Convegni pensosi si sono interrogati senza requie sull’«allarme democratico» oppure sull’«attacco alla democrazia». Scrittori hanno deciso di scrivere i loro romanzi ambientandoli nei tempi bui del berlusconismo imperante. Trasmissioni televisive hanno avuto come unico format, per anni, per lustri, per decenni, l’ossessione di Berlusconi. Il talk-show più visto in assoluto è stato quello in cui Berlusconi si è messo a duellare in casa Santoro con effetti di spettacolo e di avanspettacolo mai più raggiunti. Partiti sono nati sul verbo anti-berlusconiano. Coalizioni si sono cementate sulla battaglia anti-berlusconiana. Quando il governo Berlusconi è fallito e al suo posto è arrivato il governo tecnico di Mario Monti, per qualche giorno sono stati urli di gioia, inni alla liberazione, calici alzati, tutto un congratularsi tra partigiani che hanno combattuto una ventennale battaglia. Poi, il senso di vuoto. E il ritorno di Berlusconi prima delle elezioni accolto con incredulità: «La mummia che parla». Il risultato elettorale di stallo ha regalato nuova linfa, e ora la decadenza imprime una nuova spinta all’altalena emotiva: «Se ne va o non se ne va?». Dopotutto la realtà non conta granché: il ventennio berlusconiano ha contato effettivamente solo dieci anni di pieno governo Berlusconi. Ma Berlusconi ha dominato l’immaginazione come nessun altro e anche i suoi più accaniti detrattori difficilmente possono vivere senza. Devono cambiare, trovare nuovi argomenti, ridere ed indignarsi anche per qualcos’altro. Che fatica. Sicuri che «non risorgerà»? Segue sondaggio
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