LA FINTA TRASPARENZA E QUELLA FERITA' ALLA LEGALITA'
Se i risultati delle proprie scelte si misurassero sull'apprezzamento politico esteriore, linda lanzillotta (tutto minuscolo) non credo sia contenta dei commenti che hanno accompagnato la sua decisione di far pendere la bilancia del voto della giunta senatoriale, chiamata a decidere sulla mozione degli ortotteri, dalla parte del voto palese. Anche a sinistra sono in tanti a contestare questa scelta, dimenticandosi peraltro che gli altri "sì" sono venuti dalla loro parte...Ma in politica sappiamo bene che ci sono tante attività sotterranee che noi cittadini non vediamo, al massimo possiamo ipotizzare. E così la lanzillotta, famosa per una certa tendenza alle migrazioni partitiche, avrà avuto il suo tornaconto per agire come ha fatto (la coscienza, per favore lasciamola da parte...).
Io ho letto molti commenti ed escludendo i partigiani, le curve, gli ultrà, la stragrande maggioranza dei "terzisti" si sono schierati compatti contro la decisione adottata, per la semplice ragione che si tratta di una eccezione alla regola tutta politica, e quindi mal vista come strappo alla legalità in nome dell'opportunità.
Da ultimo, dopo quelli di Polito e Caldarola di ieri http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/10/le-critiche-da-sinistra-al-voto-palese.html, riporto la nota di Michele Ainis, costituzionalista in forza al Corsera, con il pregio dell'asosluta chiarezza.
"Il saliscendi delle regole"
Uno vince , l’altro perde: è la vita. Ma nella vita politica può
succedere che perdano tutti, nessuno escluso. Che l’impeto di segnare un
gol nella porta avversaria generi viceversa un autogol. Che ogni
giocatore rimanga intrappolato in un reticolo di paradossi, nonsense,
capriole logiche. E che ciascuno contraddica ciascun altro, finendo per
contraddire anche se stesso.La vicenda
che tocca Silvio Berlusconi ne offre la rappresentazione più eloquente. A
partire dal diretto interessato: in passato si dichiarò d’accordo sulle
liste pulite, votò pure a favore della legge Severino, ma adesso che
lui è un pregiudicato non vuol proprio saperne di liberare la poltrona. E
il voto palese sulla sua decadenza? Un successo del Movimento 5 Stelle,
che ha fatto della trasparenza una bandiera. Peccato che giusto un mese
fa ammainò quella bandiera chiedendo lo scrutinio segreto per la legge
sull’omofobia. Senza dire del Pd, che difendeva come Lancillotto la
Consult a q u a n d o B e r l u s co n i l e sparava contro a palle
incatenate. Ora se ne fida così poco da alzare un veto contro le
richieste del Pdl, che vorrebbe interrogarla sulla costituzionalità
della legge Severino. Questo saliscendi percorre i tre gradini sui quali
s’arrampica il caso Berlusconi: etico, giuridico, politico. C’è una
motivazione etica per espellere dal Parlamento i colpevoli di gravi
reati? Certo che sì, ne è prova la Costituzione stessa: gli onorevoli
devono per l’appunto essere persone onorate (articolo 5 4 ) , d u n q u e
n o n m o r a l mente indegne (articolo 48). E il giudizio
sull’immoralità va assunto a scrutinio palese? Alla Camera sì; al Senato
vige la regola contraria. Disapplicandola, senza peraltro riscriverla
daccapo, i membri della Giunta hanno inferto una ferita alla legalità.
Sicché l’etica divorzia dal diritto, la trasparenza si guadagna per vie
assai poco trasparenti. Ma è giusto fare giustizia (sostanziale)
negando la giustizia (procedurale)? E una finalità morale può
raggiungersi con mezzi illegali? No, non può. E gli argomenti tirati in
ballo dalla maggioranza risicata (7 a 6) cui si deve il verdetto della
Giunta sono a loro volta risicati. Dicono che quel voto attiene alla
composizione del Senato, non già a una singola persona, cui
s’applicherebbe viceversa la regola del voto segreto: insomma, il
destino di Berlusconi non riguarda Berlusconi. Dichiarano che il caso è
inedito, ma a sprezzo della logica aggiungono che esiste un p re ce d e n
te (Andreotti). D’altronde i precedenti parlamentari sono come il sacco
della Befana, c’è dentro un po’ di tutto. E dopo l’appello c ’è sempre
un contrappello, come ben sanno le milizie dell’illustre condannato, che
da parte loro meditano di predisporre un ordine del giorno contrario
alla decisione della Giunta, facendolo votare a scrutinio segreto. Dalla
legalità al legalismo, che ne disegna la caricatura. Perché in questa
partita non c’è spazio per l’etica, né per il diritto: c’è solo la
politica, con i suoi tornaconti. Però, attenzione: quando sei troppo
furbo rischi la fine del grullo. Nel 1993 Craxi venne salvato dai
franchi tiratori; ma da lì a poco fuggì ad Hammamet, mentre il
Parlamento cancellava a furor di popolo l’immunità penale. Succede
quando stiri le regole per un utile immediato, e poi la regola ti si
ritorce contro. O quando inchiodi il passo su un unico gradino della
scala democratica (etica, politica, diritto), senza sobbarcarti la
fatica d’arrivare in cima.
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