Una giornata nella quale veramente sfogli i quotidiani e puoi dire che non è accaduto sostanzialmente nulla. Certo, qualche commento lo puoi sempre fare, per esempio sulla morte di Angelo Rizzoli, a 70 anni, malato, e ripensi a febbraio scorso, quando lo arrestarono e la Procura si oppose alla scarcerazione sostenendo che le condizioni di salute (notoriamente da tempo Rizzoli stava molto male) non erano incompatibili con il regime penitenziario...
Per gli amanti della custodia cautelare e quindi avversari a volte feroci della battaglia di chi vuole un giro di vite forte su questo potere di PM e GIP, questi esempi non servono, che sono centinaia ma ignorati anche quando ci scappa il morto. Il Camerlengo, così come l'Unione Camere Penali, con ben altra autorevolezza queste ultime, non pensano certo che l'istituto in questione vada soppresso, ma DEVE assolutamente essere modificato. La Commissione giustizia ha approvato un nuovo progetto di legge (ne abbiamo scritto) che sarebbe già un miglioramento anche se l'idea di Spigarelli e i suoi dell'UCPI era decisamente più semplice e migliore : il carcere come misura cautelare va previsto solo per un ristretto numero di delitti : terrorismo e mafia, ovviamente, omicidio e i reati violenti. FINE. Per Tutto il resto, possono essere adottate misure alternative, ai fini di evitare le reiterazione del reato o l'inquinamento delle prove , ma non la detenzione carceraria.
Che non significa abolire la galera, ma che la stessa venga comminata SOLO alla fine di un giusto processo, esattamente come vuole questa pur malmessa Costituzione e come avviene negli Stati di Diritto dei paesi più civili.
Angelo Rizzoli era stato arrestato, a 70 anni e gravemente malato (tanto è vero che dopo nove mesi è morto) con l'accusa di reato di bancarotta...
Ecco, per una ipotesi delittuosa di questo tipo, la custodia cautelare NO, che nessun allarme sociale (semmai la solita indignazione di chi associa accusa con colpevolezza sempre e comunque) può suscitare un reato economico. E tanto deve bastare.
La vicenda dell'uomo l'ho sempre guardata con una punta di tristezza, ritenendolo un uomo schiacciato da un nome troppo pesante per le sue spalle, circondato più spesso da persone opportuniste, tra cui la prima moglie, Eleonora Giorgi, che lo sposò non certo per la prestanza fisica e lo lasciò quando iniziarono le disgrazie del marito, coinvolto nello scandalo della P2 (sono contento del successivo sfavore del pubblico per questa donna).
Quando a febbraio lo arrestarono, pensai con rabbia "ci risiamo".
Oggi che è morto, sarebbe troppo sperare che chi firmò per la sua carcerazione e successivamente si oppose alla sua uscita dal penitenziario, per un po' fatichi a prendere sonno
Morto l’ex produttore Angelo Rizzoli
Aveva 70 anni ed era ricoverato in ospedale
Angelo Rizzoli (Ansa)
Aveva compiuto 70 anni un mese fa. Era malato di sclerosi multipla da
quando ne aveva 18. È morto la notte tra mercoledì e giovedì al
Policlinico Gemelli di Roma, dov’era ricoverato da 13 giorni per
l’aggravarsi del suo stato di salute generale.Angelo Rizzoli, nipote dell’Angelo fondatore della casa editrice che ancora porta il suo nome, aveva avuto una vita complessa, travagliata, costellata da inciampi non solo giudiziari. E da polemiche. Come lo è ora la sua scomparsa. Nel febbraio scorso l’ennesima vicenda legale lo aveva portato in carcere, accusato dalla procura di Roma di bancarotta fraudolenta. Un crac da 30 milioni: in qualità di amministratore unico della Rizzoli Audiovisivi, l’ex editore diventato produttore cinematografico avrebbe provocato il fallimento di quattro società del gruppo. Stava però male già in quei giorni, «Angelone» (come tutti lo chiamavano). E la moglie Melania — indagata per concorso nello stesso procedimento, che aveva tra l’altro portato al sequestro preventivo di beni per 7 milioni di euro — aveva subito avviato l’ultima battaglia. L’ha ricordato, annunciando la scomparsa del marito e attaccando di nuovo i magistrati che ne avevano disposto l’arresto da scontare in carcere: «Pensare che solo quattro mesi fa una perizia della Procura di Roma aveva certificato la compatibilità delle condizioni di Angelo, già allora con tutta evidenza gravi, con il regime penitenziario».
La morte riaccende forse inevitabilmente la querelle e lo scontro della famiglia con i giudici. Ma quell’ultimo procedimento penale non era stata la sola rovinosa caduta, nella travagliata esistenza di Rizzoli. Amava ricordare, della sua infanzia: «Eravamo i re della città, i proprietari del Milan, la popolarità era altissima e le giornate scandite anche da inaugurazioni di scuole e ospedali». L’impero che il nonno Angelo, il «martinitt», l’orfano diventato commendatore con le sue sole forze, aveva fondato a partire dalla Rizzoli resterà però poco sotto la guida del nipote. Lo travolge la vicenda P2. La casa editrice la perde, finisce una prima volta in carcere nel 1983 (per bancarotta fraudolenta in amministrazione controllata). Lui parla di complotto e avvia, anche qui, interminabili battaglie giudiziarie. Che però alla fine, di fatto perderà. Se «esce» dalla prima condanna per bancarotta, datata 1998, è perché una nuova legge fallimentare abolisce i reati legati alla fase dell’amministrazione controllata.
Quei primi, grossi guai, e soprattutto quel primo incontro con la prigione segneranno comunque tutta l’esistenza di Rizzoli. Naufraga il primo matrimonio, con l’attrice Eleonora Giorgi. Deve — le parole sono sue — «incollare pezzo per pezzo i rottami della mia vita». Lo aiutano due persone: la donna che diventerà sua moglie, Melania, e Silvio Berlusconi, «l’unico che mi ha dato una mano». La seconda vita che così «incolla» è quella che ruota attorno alla nuova attività di produttore. Sembra la riscossa. Un nuovo copione. Si rivela solo l’ultimo, triste atto di quello già sperimentato. E il cuore di «Angelone», nel suo fisico minato, alla fine non ha retto.
NICOLETTA DI GIOVANNI
RispondiEliminaPuntuale
ANNA RITA DIONISI
RispondiEliminaSon d'accordo sul discorso della custodia cautelare e della necessità di porre ulteriori argini alla sua applicazione. Peccato per quel riferimento alla moglie, una considerazione gratuita e fuori luogo.
Anna io non pretendo di scrivere cose gradite, a tutti e/o nella totalità. Eleonora Giorgi la giudicai male, all'epoca, e non ho cambiato parere. Ricordo anche vagamente, che sono passati ben 40 anni, che il biasimo fu piuttosto diffuso, e l' attrice più volte ebbe modo di dolersene, affermando che questo sfavore del pubblico per la sua separazione da Rizzoli in disgrazia aveva praticamente compromesso la sua carriera.
EliminaANNA RITA
Eliminasì, ma che c'entra con la vicenda giudiziaria del marito di questi ultimi mesi e soprattutto con il discorso giustissimo che affronti?
Accennavo anche al RIzzoli uomo, ad una vita faticosa per inadeguatezze sue e anche di chi lo circondava (e non parlo solo della prima moglie). Ricordo, da interviste anche a distanza di tempo, che lui soffrì come un cane per l'ababndono della Giorgi, che, sfortunatamente per lui, aveva amato moltissimo. Questo , nel particolare. In generale, io scrivo così. Spesso nel trattare un tema, faccio incisi e digressioni. A molti piace pure
EliminaNICOLETTA
Eliminaè uno stile e a me piace
ANNA RITA
Eliminase non mi piacesse non lo leggerei e non ti avrei nemmeno tra i miei contatti, Stefano. hai capito perfettamente cosa intendo. la tua bacheca, come la mia, è un luogo di confronto e non di piaggeria, credo.
Piaggeria non vedo cosa c'entri. Per il resto, tutto a posto. Anna, Non ti è piaciuto il riferimento alla Giorgi (faccio notare che per TE il riferimento è : "gratuito e fuori luogo", altri non la pensano così, ecco magari io ce l'avrei messo un " a mio avviso", così, per falsa modestia ) e lo hai legittimamente scritto. Io a mia volta ho ribadito, provandolo a spiegare, il mio punto di vista. Amici come sempre
EliminaNICOLETTA
Eliminabeh no, dire che apprezzo il suo stile e massimamente in questo ultimo non è piaggeria ... e perché, poi? La Giorgi è un personaggio pubblico ed entra a pieno titolo nella valutazione del caso "giudiziario" e umano.
ANNA RITA
Eliminanon mi riferivo di certo a chi stava apprezzando, era solo per rivendicare il diritto di "confronto"...mi era sembrato non gradissi la mia critica. sono abituata a confrontarmi con gli amici, i nemici nemmeno sono tra i contatti buona serata
A nessuno piacciono le critiche. Ma chi scrive con l'ambizione di essere letto, le deve assolutamente accettare. Poi può obiettare. Il confronto, quando educato, è sempre bene accetto.
RispondiEliminaRiporto, a integrazione di quanto sopra, la dichiarazione del
RispondiEliminaSen. Luigi Manconi, Presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani:
"A dar retta ai luoghi comuni più diffusi e, se posso dire, più reazionari, dovremmo definire Angelo
Rizzoli, morto questa notte all'Ospedale Gemelli di Roma, un "detenuto di serie A", che avrebbe goduto dei privilegi di rango e di censo negati ai "detenuti di serie B". Come non era difficile da accertare, si tratta di una sesquipedale sciocchezza. Il carcere non annulla, ma certamente riduce drasticamente i vantaggi di classe e livella i diritti di tutti al gradino più basso. Angelo Rizzoli ha conosciuto sul proprio corpo e sulla propria dignità questo processo di mortificazione: un anno e mezzo fa, prima di ottenere gli arresti domiciliari, ha dovuto attendere quasi cinque mesi nel reparto detentivo dell'ospedale Sandro Pertini, senza poter ricorrere all'uso delle stampelle che gli erano indispensabili per qualsiasi movimento. Più di recente, una perizia del giudice per le indagini preliminari di Roma aveva stabilito la sua "compatibilita'" con il regime carcerario. Lo sappiamo: non è certo morto per questo, per quella dichiarazione di "compatibilità", ma forse non sarebbe inutile tornare a riflettere su quali colossali iniquità vengono consumate giorno dopo giorno nel nostro sistema penitenziario. A danno dei detenuti di serie A e di serie B."
DOMENICO BATTISTA
RispondiEliminaBravo Stefano ad aver evidenziato questa notizia della morte di Rizzoli e di quel che è accaduto durante la sua custodia cautelare (o carcerazione preventiva ? o , ancor più realisticamente, anticipazione di pena senza processo ?)