Curioso di storie. Mi piace ascoltarle e commentarle, con chiunque lo vorrà fare con me.
lunedì 30 dicembre 2013
L'ITALIA DEL 1965 QUALCHE DIFETTUCCIO MORALE LO AVEVA ANCHE LEI. LA PROVOCAZIONE AZZECCATA DI PIERLUIGI BATTISTA
Grande la provocazione di Pierluigi Battista nella sua rubrica settimanale sul Corsera. Alcuni lettori hanno colto l'occasione per esprimere nostalgia per il bel cinema italiano che fu, ma è palese che l'intento del già direttore del grande quotidiano di via Solferino è ironizzare sulla vulgata di un'Italia corrotta e peggiorata dal Berlusconismo. Debito pubblico, spesa, corruzione , della politica e della società. L' Italia di IERI invece era ben altra cosa !! Io ho sempre contestato questa tesi, azzuffandomi dialetticamente in salotti e cene con antiberlusconiani acceccati dal furore etico. Non per difendere il Cavaliere ( "vittima non innocente di una macchinazione giudiziaria", la ritengo una definizione PERFETTA) ma perché questa ipocrita rivalutazione e beatificazione di un'Italia migliore mai esistita se non nel rimpianto della propria giovinezza di gente oggi 50, 60 e 70enne, nun se po' più sentì !
E così che ti fa il brillante giornalista ? Prende un film in cui si narra una storia di meschinità, di profittazione, di mercimonio, dove una giovane ragazza inizialmente ingenua, giunge a Roma sperando di avere fortuna nello spettacolo e viene ingannata e usata, e finge che sia uscito oggi nelle sale per sottolineare la coraggiosa (anche se non proprio originale...) denuncia del degrado berlusconiano.
Alla fine, fintamente sbadato, ricorda che il film pare non sia esattamente contemporaneo, ma bensì del 1965...
Qualcuno ha commentato scrivendo " che l'Italia di oggi è quella di ieri messa a sistema", immagino intendendo che allora si trattava di eccezioni mentre ora la corruzione è la regola.
Credo che la verità sia nel mezzo, che il film di Pietrangeli voleva disvelare una realtà che non era affatto eccezionale, ma sicuramente più celata.
Oggi le olgettine, o almeno alcune di loro, rivendicano il loro diritto a fare ciò che vogliono per pagarsi una vita di agi che gli altri, normalmente. coi loro stipendi, si sognano.
Ecco, diciamo che è stata sdoganata la spudoratezza più che corrotti i costumi.
A questi, ha pensato assai di più e meglio il crescente consumismo, conseguenza del benessere post boom economico, che certo non è invenzione del demone di Arcore.
Da leggere
I sogni perduti dell’Italia di oggi
Finalmente, in questa mesta fine del 2013, un film che racconta il degrado dei nostri tempi, di questi anni di fango e di perdizione che ci fanno rimpiangere l’Italia perduta di qualche decennio fa. L’Italia dai solidi costumi, della modestia, della sobrietà, dove alle ragazze abbacinate dai falsi miti del successo facile non si chiedeva certo di scosciarsi in tv, alla ricerca di una fulminea quanto effimera celebrità. Finalmente (e se non ora, quando?) è uscito un film di denuncia bruciante intitolato «Io la conoscevo bene» del regista Antonio Pietrangeli.
Un film che mette in mostra quanto siamo peggiorati in questo ventennio berlusconiano, come le nostre più riposte fibre morali siano state colpite e messe a dura prova da un decadimento dei costumi mai conosciuto nella nostra Italia.
Nel film una giovane procace e spregiudicata scappa dalla provincia per cercare nella corrotta capitale un po’ di visibilità. Non ha talenti particolari, solo la bellezza vistosa di una Stefania Sandrelli che è la perfetta incarnazione della ragazza di inizio secondo millennio attratta dalle chimere dei soldi, del successo, dell’autoaffermazione a qualunque prezzo. Sulla strada incontra tutta la fauna che infesta la Roma dei nostri giorni, in cui la politica si mescola allo spettacolo, e gli imperativi dello show sembrano fagocitare tutti i valori positivi che tenevano l’Italia del secolo scorso sulla retta via. Il suo esile gruzzolo portato dalla campagna viene depredato da una folla di affaristi, magnaccia, festaioli, frequentatori del sottoscala del giornalismo gossiparo dei nostri giorni. Il mondo della politica-spettacolo si rivela per ciò che è in questi anni dove la borghesia non è più quella di una volta, e la tv è ben lontana dal clima fattivo e sano della tv di Carosello e degli sceneggiati televisivi dei grandi classici. I soldi spariscono, e i mascalzoni che fingono di aiutare la ragazza dal destino della velina e della letterina in realtà si approfittano di lei per portarla prima a feste e festini, poi nei loro letti promettendole il miraggio del successo. Un quadro realistico di questi anni di cafoneria e di esibizionismo, in cui il corpo delle donne viene mercificato in una misura che fino a pochissimi decenni fa avremmo considerato impensabile.
E invece è accaduto. E ora questo film ci illustra finalmente, con il suicidio della giovane ragazza che non riesce a diventare una nuova stellina del firmamento di cartapesta dei nostri anni, a quali abissi di degrado sia giunto il nostro Paese e quanto siano appropriati i moniti della presidente della Camera affinché si evitino in tv apparizioni di donne discinte e che possono mandare l’ennesimo messaggio diseducativo alle nuove generazioni senza valori in cui credere, intimamente corrotte dal berlusconismo dilagante.
(Ah, dicono che «Io la conoscevo bene» di Pietrangeli con la Sandrelli sia del 1965. Se non allora, quando?)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento