domenica 1 dicembre 2013

"MIO MARITO SI E' UCCISO PERCHe' NON POTEVA PAGARE !" "BE' ALLORA PAGHI LEI". LA VICENDA DI TIZIANA MARRONE ED EQUITALIA


Dicono che è la Legge, ma secondo me c'entra anche la stupidità. Parlo di quelli dell'Agenzia delle Entrate e del loro braccio armato, Equitalia, che notificano in ottobre alla vedova di Giuseppe Campaniello una cartella di 60.000 euro. L'uomo era morto dandosi fuoco avanti alla vecchia sede dell'Agenzia delle Entrate di Bologna ed il caso fece scalpore. Si uccise perché non poteva pagare quel debito, lasciando scritto : lasciate in pace mia moglie, lei non c'entra.
"Lo dici tu", avranno pensato quei dirigenti che non vogliono saperne di dare retta alle lettere che il loro capo, Befera, scrive sovente loro, suggerendo di usare anche la testa, il buon senso nell'applicare le leggi, e quindi vai con la notifica alla vedova, Teresa Marrone, magari chissà, pensando che la stessa se ne sarebbe stata zitta e buona. Stupidità, appunto.
Dai giornali poi non è facile capire come stanno le cose, che l'ignoranza è grassa. Ora, non è che uno che fa il giornalista deve conoscere per forza le norme, che tra l'altro sono talmente tante, intrecciate e contraddittorie che nessuno potrebbe mai averne una cognizione completa e certa. Però almeno informarsi, quello invece si può fare. L'ho fatto io, prima di scrivere il post, che la notizia era di ieri ma non mi convinceva assolutamente il riferimento del giornale alla" comunione dei beni" come elemento di trasmissione del debito dal marito alla moglie. Non è così, non in questo modo "rozzo". Se io come legale contraggo dei debiti con l'erario, per Irpef, Iva o contributi non pagati, questi NON passerebbero ad una mia consorte (che non ho) perché sono stato così stupido da conservare la comunione dei beni. Convinto di questo, ho comunque preferito chiedere conferma ad un mio caro e bravo amico fiscalista che me l'ha confermato. La comunione , di per sé, non può assolutamente implicare questa conseguenza.
Semmai potrebbe essere che la moglie, oggi vedova, facesse parte, e in modo formalmente paritario, dell'azienda familiare. Ma di questo non c'è alcun riferimento.
Oggi la Stampa torna sul tema e in effetti il richiamo  alla comunione come causale della trasmissione della cartella, scompare e si cita l'eredità. E qui ci siamo : se la signora ha accettato l'eredità del marito (perché può tranquillamente rinunciarvi, o anche accettarla con "beneficio d'inventario", che vuol dire che risponde dei debiti nel limite dell'attivo ereditario) allora risponde anche del passivo esistente. 
Possibile mai che la signora Marrone, sapendo di un'esposizione così gravosa, abbia accettato sic et simpliciter l'eredità del disgraziato consorte ?
In questo caso la cosa sciocca l'avrebbe fatta lei.
A meno che non si scopra, ma ne sarei oltremodo sorpreso, che il sig. Campaniello oltre ai debiti ha lasciato che so, una casa a lui intestata, e allora si comprenderebbero entrambe le condotte : quella della vedova ma anche quella dell'Agenzia. Ma SOLO In questo caso, negli altri, varrebbero i dubbi e le considerazioni svolte.
Peccato che il cronista le domande giuste non le faccia, e quindi la notizia propone più punti interrogativi di quanti ne risolva.
Ecco comunque il pezzo sulla Stampa.it



Si diede fuoco per colpa della crisi, Equitalia chiede 60mila euro alla vedova


ANSA
Una sede di Equitalia

Non ce la fa proprio a non viverla come una beffa, un’ingiustizia, un accanimento. Per Tiziana Marrone, che lo Stato chieda a lei di pagare i debiti del marito Giuseppe Campaniello, artigiano morto da un anno e mezzo dopo essersi dato fuoco il 28 marzo 2012 davanti alla commissione Tributaria di Bologna, disperato proprio perché non aveva le risorse per saldare, è troppo: «Vi siete già presi la sua vita, mio marito il debito se l’è portato con sé. Mi sembra un debito abbastanza esoso», esplode la donna, diventata in qualche maniera un simbolo di tutti quelli che hanno parenti che si sono tolti la vita, “vittime” della crisi. 
Il 25 ottobre Marrone ha ricevuto una cartella esattoriale da Equitalia da oltre 60mila euro, un cumulo di Irpef, Iva, addizionali regionali e imposte sulle attività produttive riferite a Campaniello, per il triennio 2005-2007. «Sono senza pietà, io non c’entro niente col lavoro di mio marito. Non ho i soldi per pagare quella cifra, al momento non ho neanche un lavoro», dice. Da Bologna si è trasferita in Abruzzo, al fianco della madre malata. Vive con la pensione di reversibilità di lui, «neanche 500 euro al mese». I sessantamila che chiede Equitalia sono euro che lei dovrebbe pagare perché debiti `ereditati´ in virtù della comunione dei beni. 
Agenzia delle Entrate ed Equitalia fanno sapere che «per cancellare il debito della signora Tiziana Marrone è necessaria una legge dello Stato». Equitalia, comunque, «lunedì mattina contatterà la contribuente per fornirle tutte le informazioni e l’assistenza necessaria». Le stesse fonti dicono anche che «se il debito della cartella era del marito, la signora Marrone deve pagarlo se ha accettato l’eredità perché così prevede la Legge (si accettano gli attivi e i passivi). Non è nelle possibilità né di Equitalia, né dell’Agenzia non rispettare quanto prevede la legge». Solo un intervento del Parlamento, insomma, può cancellarlo. 
«Hanno ragione a dire che serve una legge - risponde la donna - e io allora combatterò perché la legge cambi. Lo farò per tutte le altre persone come me, per quelli che hanno parenti che si sono suicidati grazie all’Agenzia delle Entrate e Equitalia». Orfani e altre vedove che Marrone aveva già riunito in una simbolica marcia, conclusa nel luogo del rogo del marito, il 4 maggio 2012. Fu un modo per chiedere attenzione sulla questione, ma evidentemente non basta mai: «Lo Stato - dice Marrone - è sordo e cieco, e non vede la disperazione della gente che continua a morire. O cambia qualcosa o continueranno a suicidarsi. E non sono chiacchiere, non è emulazione. Io stessa sono arrivata a pensare di farla finita. Ho due possibilità: o faccio un gesto estremo o che mi arrestino, così pagherò il debito in carcere». 
Ma al di là delle parole, non sembra aver mollato. Ha scritto al presidente della Repubblica, al Papa, senza risposte. «Mi sono rivolta alle istituzioni per avere un lavoro o un sussidio, ma mi hanno risposto che non ne ho diritto. Ma a 50 anni un lavoro non te lo dà più nessuno di questi tempi». 

1 commento:

  1. Anche al tempo dello sceriffo di Nhottigam (Fratello di Re Riccardo) era la legge.!!! . tutti al bosco ... come da noi nel '43'44'45. - solo chi ha il cervello coriaceo non vede.!!!
    Eppure c'é nei sacri testi.!!!
    HO SIGNORE èERDONA LORO CHE NON SANNO QUELLO CHE ESSI FANNO.!!!

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