sabato 14 dicembre 2013

RENZI SI PROPONE COME UOMO DELLE DECISIONI. SPERIAMO, CHE IN ITALIA NEGLI ULTIMI 40 ANNI, NE ABBIAMO AVUTO SOLO UNO : CRAXI.

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Domani l'Assemblea Nazionale del PD ratificherà l'elezione di Renzi quale nuovo segretario del partito più importante della sinistra . Oggi ho guardato una puntata di Rai Educational di Minoli dedicata a Bettino Craxi. Un'ora e mezza, che è volata (Minoli è molto bravo nel suo mestiere, forse per questo la Rai non lo trattiene).

Quando Craxi nel 1976 venne eletto segretario al Midas, succedendo a De Martino che aveva appena perso le elezioni (i socialisti col 9,6% dei voti, sotto la soglia psicologica del 10, e al minimo storico), aveva 42 anni, Renzi ne compirà 39 tra meno di un mese.
Quando il primo divenne il leader del PSI, era deputato da ben otto anni, conosciuto bene a Milano, molto meno a livello nazionale. Inoltre, come detto, il partito era in gravissimi crisi di consensi.
Renzi  arriva alla segreteria quasi più di passaggio, che la meta designata è chiaramente Palazzo Chigi. E' da un paio d'anni sulla cresta dell'onda, diventato famoso per la sua rottamazione generazionale e la sconfitta (chissà se duratura) del vecchio apparato post comunista.  Il PD non gode di grande salute, ma pur avendo perso milioni di voti è il primo partito italiano. 
Craxi, figlio di padre visceralmente socialista, si iscrisse al partito a 17 anni. 25 anni dopo ne diveniva segretario. Una lunga gavetta, passata anche attaccando manifesti, distribuendo volantini, partecipando al governo della sua città quando ne diventa assessore (per le questioni sociali).In Parlamento viene eletto nel 1968.
A 19 anni Renzi partecipa alla ruota della fortuna di Mike Bongiorno, dove rivela un suo tratto indiscutibile : ha culo, che infatti vince 48 milioni di lire. Inizia a fare politica e a 21 anni si iscrive al Partito Popolare, nel 2001 è coordinatore per la Margherita a Firenze, nel 2004 è eletto Governatore della Provincia.
Da questi tratti biografici io ricavo una maggiore gavetta di Craxi, una rincorsa più lunga. 
Entrambi comunque arrivano, giovani, a guidare il proprio partito, mostrando due tratti comuni ai veri leader : ambizione e fortissima personalità.
Ce ne sarebbe un terzo : DECISIONISMO.
Solo che in Craxi questa cosa è stata confermata dalla sua vita politica, dalle scelte coraggiose fatte (che non c'entra con la loro condivisibilità : restano coraggiose) . Renzi è arrivato ora a Rodi, e quindi il suo salto lo dobbiamo vedere.
Ero un giovane liceale quando Craxi fu eletto al Midas, ed ero uno che seguiva con interesse la politica. Mai stato un militante (del resto, da liberale, difficilino ) però attento osservatore sì, sempre.
Di Craxi mi piacque subito l'anticomunismo dichiarato, il suo accusare senza mezzi termini   l'Unione Sovietica, e il socialismo reale, come la dittatura che era ( sua la frase polemica col PCI " i comunisti non sono a sinistra, sono ad EST")
Al contrario mi indisponeva quella che per me era arroganza politica figlia dell'opportunismo : approfittare dell'anomalia italiana, e quindi che il 30% degli elettori  fossero fuori gioco per il fattore K (così Ronchey battezzò l'esistenza in Italia del partito comunista più forte d'occidente...pensa che sfiga che c'è toccata...) . 
In questa situazione, col 10/15% dei voti ( il PSI prese l'11,4 nel 1983, nel 1987, nonostante la presidenza del Consiglio, non toccò il 15 e nel 1992 prese il 13 ; la DC nelle stesse elezioni prese sempre dal doppio al triplo dei voti, ) Craxi  pretese e ottenne Palazzo Chigi essendo la sua minoranza determinante per una maggioranza.  
Nei suoi 1269 giorni di governo, record assoluto della Prima Repubblica, Craxi nel bene e nel male rimase se stesso, DECISIONISTA, non esitando a sfidare i sindacati e la sinistra operaia e massimalista sulla questione della Scala Mobile. Con un'inflazione al 17% decise il taglio di tre punti in una notte, e non arretrò quando Berlinguer gli mosse contro la CGIL (si dice che Lama fosse contrario, ma rispose "obbedisco", che i condizionamenti erano e sono bilaterali da quelle parti) , decretando la spaccatura dell'unità sindacale, e promuovendo un referendum per l'abolizione della legge.
Alla domanda di un giornalista, alla vigilia del voto referendario "lei si dimetterà se i referendari vinceranno ? "  Craxi rispose "un minuto dopo"
Non fu l'unica prova di forza. Già in precedenza aveva affrontato la spinosissima questione del concordato, rinnovandone le condizioni.
Da segretario del PSI, nel 1978 fu il leader del fronte della trattativa dopo il rapimento di Moro. 
"Dicono tutti che siamo in guerra. Bene, in guerra col nemico a volte si tratta". 
Nel 1979 altra posizione ferma e in forte contrasto col PCI :   l'appoggio della decisione di installare   gli euromissili in Italia.
Tornando alla stagione di governo, lo scontro con Berlinguer è forte, tra i due c'e una incompatibilità definita dagli osservatori "quasi antropologica". 
Quando Berlinguer decide di arroccarsi sposando l'idea della alternativa ( di sinistra, senza più prefigurare alleanze o intese con la DC), tirò fuori la questione morale. 
Craxi fece capire, in replica, che era facile fare i moralisti, finanziando la politica coi soldi di Mosca.
Lo scontro tra i due ha momenti topici ed emblematici : 1) il congresso socialista di Verona, del 1984, dove Berlinguer viene subissato di fischi al suo arrivo come ospite ; Craxi, quando prenderà la parola, sottolineerà che quei fischi non erano chiaramente alla persona ma alla politica del partito che quella rappresentava , e in questo senso " se non mi sono unito a quei fischi è solo perché non so fischiare"  2) qualche mese dopo Berlinguer muore. Ai funerali dove ci sono centinaia di migliaia di persone, la Iotti ringrazia per la loro presenza Pertini e Craxi. Il primo viene applaudito, il secondo riceve, con gli interessi, i fischi di Verona.
Il 1985 è l'anno d'oro di Bettino che a giugno vince il referendum sulla scala mobile e a ottobre esce tra gli applausi (stavolta anche i comunisti lo appoggiano) dalla crisi di Sigonella. 
La storia è nota. All'aeroporto siciliano atterrano, costretti dall'aviazione statunitense, Abu Abbas e altri tre terroristi colpevoli del sequestro della nave italiana Achille Lauro  e della morte di un cittadino ebreo americano (oltretutto in carrozzella)  Leon Klinghoffer. Gli americani, che hanno inviato la loro Delta Force, pretendono la consegna dei terroristi. Craxi invia reparti di carabinieri in supporto ai VAM presenti nell'aeroporto per opporsi alla volontà americana. Gli USA si piegheranno, ovviamente, ma non dimenticheranno, tanto più che mentre gli altri terroristi furono incarcerati dalle autorità italiane, Abu Abbas fu lasciato libero di ripartire. Gli americani lo catturarono molti anni dopo (a riprova di una forte memoria su certe cose), mantenendo la promessa di Reagan : "potete scappare, ma non nascondervi". 
Personalmente  Sigonella, che viene visto come il momento più alto della dimensione di uomo di Stato di Craxi, la annovero tra le cose che non mi piacquero del leader socialista.  Però , come scritto sopra, fu sicuramente una scelta coraggiosa, e sono in molti a pensare che Craxi ne pagò le conseguenze, essendosi fatto dei nemici stavolta più potenti di quelli (DC e PCI) con cui aveva solitamente a che fare. 
Insomma, un Decisionista VERO (vedremo Renzino alla prova...) , che non sceglieva sondaggi alla mano. 
Probabilmente popolare (tra milioni di telespettatori), ma estremamente discussa, fu l'emissione di un decreto al volo (la vicenda si svolse tra la fine del 1984 gli inizi del 1985), a contrastare la decisioni di alcuni giudici di proibire  le trasmissioni delle reti Fininvest su scala nazionale (allora riservata al monopolio RAI).
Nel 1987 Craxi è l'uomo più potente d'Italia, la Milano "da bere" è a tutti gli effetti la vera capitale d'Italia e a Rimini il Congresso socialista incorona il suo "Re" con il 93% dei voti. 
Come detto, a questo grande potere, non corrisponderà mai un consenso popolare adeguato, che il massimo dei voti che il PSI raccoglie nella sua stagione più aurea è il 14% , sempre staccato dai due partitoni.
Nel 1992, alla vigilia della catastrofe di tangentopoli, il PCI non c'è più e il PDS di Occhetto prende solo il 16% dei voti, la DC per la prima volta nella sua storia scende sotto il 30, ma il PSI è sempre terzo, col 13. 
Le cose stanno cambiando, il benessere economico degli anni 80 sta tramontando e si vedono gli effetti del grande debito pubblico che in quel periodo si è di molto accresciuto ( il rapporto col PIL passò in quel decennio dal 70 al 90% ). L'affermarsi del CAF, il governo guidato da Andreotti con l'appoggio di Craxi e Forlani, è solo conservazione del potere, senza più spinte propulsive.
Nel 1989 Craxi ventila anche le riforme istituzionali, aprendo addirittura al presidenzialismo. Ma avverserà il referendum Segni, e si può ben capire, visto i "miracoli" che lui aveva fatto col sistema proporzionale puro, radunando un consenso elettorale mai di massa. 
Il 17.2.1992 viene arrestato Mario Chiesa, il mariuolo...
Non si sa ancora ma è l'inizio di Tangentopoli, e della decapitazione manu magistrati dei partiti della prima repubblica (si salveranno solo gli eredi del PCI...).
Anche nel momento della disgrazia, Craxi mostra carattere e affronta a testa alta il declino.
Il 3.7.1992 tiene il celebre discorso di chiamata in correità : il sistema illegale di finanziamento dei partiti è fenomeno che ha riguardato tutti, e invita espressamente i colleghi del parlamento ad alzarsi per contestare la sua verità. Tutti rimasero seduti. Ma il clima di Pogrom (termine usato da Sergio Moroni  in una bella e drammatica lettera rivolta al  Presidente della Camera, prima di uccidersi) è scattato, i grandi giornali ignobilmente cavalcano la vicenda e creano un biasimevole (e illegale) sodalizio con la procura milanese, 
I verbali degli interrogatori dopo un'ora sono sui tavoli delle redazioni (la Corte di Strasburgo condannerà lo Stato italiano che "non ha assicurato la custodia dei verbali delle conversazioni telefoniche né condotto in seguito una indagine effettiva sulla maniera in cui queste comunicazioni private sono state rese pubbliche sulla stampa» e che «le autorità italiane non hanno rispettato le procedure legali prima della lettura dei verbali delle conversazioni telefoniche intercettate». 
Ci fu anche una condanna  della giustizia italiana " per la violazione dell'articolo 6 paragrafo 1 e paragrafo 3 lettera d (diritto di interrogare o fare interrogare i testimoni) della Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo in ragione dell'impossibilità di «contestare le dichiarazioni che hanno costituito la base legale della condanna», condanna formulata «esclusivamente sulla base delle dichiarazioni pronunciate prima del processo da coimputati (Cusani, Molino e Ligresti  ) che si sono astenuti dal testimoniare e di una persona poi morta (Cagliari)».
Quando Amato, per sanare la situazione, emette un decreto che depenalizza il reato del finanziamento illecito dei partiti ( che in un primo tempo ha l'approvazione tacita anche del PDS) , i direttori dei giornali danno voce alla folla forcaiola e Scalfaro (di gran lunga il peggior presidente della Repubblica italiana) rifiuta di firmarlo.
Craxi lascia l'Italia e si rifugia presso il governo amico tunisino.
Quando gli viene proposto di tornare in Italia con assicurazioni sul suo trattamento da condannato, risponde con la solita fierezza :" Io tornererei solo da uomo libero. Altrimenti in Italia  non tornerò, né da vivo nè da morto".
Anche stavolta mantiene la parola.
Muore il 19.1.2000 e si farà seppellire ad Hammamet.
Uno dei suoi persecutori, il Giudice D'Ambrosio, ha detto, anche di recente : Craxi non si arricchì mai personalmente. 
Massimo D'Alema, presidente all'epoca del Governo, propose i funerali di Stato (che la famiglia rifiutò).
Nel suo discorso alla Camera disse :
"  E' scomparso un leader politico che ha vissuto e sofferto   in solitudine l'ultima parte, la più dolorosa, della propria esistenza........Ciò che appare evidente è l'intreccio tra la vicenda personale di Bettino Craxi  e il consumarsi negli anni che abbiamo alle spalle di quella tragedia italiana che ha travolto una parte, larga, del nostro sistema politico  e della sua classe dirigente. Per molti versi Craxi ha incarnato quella tragedia , ne ha subito in prima persona le conseguenze, in ciò protagonista fino alla fine di una stagione politica che non si può ridurre alle inchieste giudiziarie, alle sentenze, ai processi ma che va interpretata e compresa in modo corretto  ed obiettivo".









1 commento:

  1. Bravo. Grazie per il compendio chiaro ed obiettivo. UNCLE

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