martedì 14 gennaio 2014

MASSIMO DI CATALDO INNOCENTE SECONDO LE PERIZIE. SELVAGGIA LUCARELLI (E GLI ALTRI) CHIEDERà SCUSA ?

 
Ve la ricordate la vicenda del cantante Di Cataldo ? Io si, molto bene. Le foto shock della ex compagna messe su FB con il viso pesto scrivendo sulla propria pagina che a ridurla così era stato lui, procurandole anche un aborto. Non le credeva la madre (di lei), che conosceva il suo pollo, ma molti altri, per i quali il maschio è sempre violento, sì. E naturalmente le aveva creduto Selvaggia Lucarelli che aveva scritto un articolo di fuoco contro il cantante . Nel riportare le sue feroci critiche a Di Cataldo (e  a chi osava mettere in dubbio le parole di Anna Laura Millacci) chiesi se avrebbe chiesto scusa pubblicamente se le indagini le avessero dimostrato di avere avuto torto. Bene, sarebbe ora di rispondere a quella domanda ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/07/selvaggia-lucarelli-si-schira-dalla.html ).
 Naturalmente la procura aprì un fascicolo. Dopo pochi giorni su una rivista, OGGI, comparvero delle foto di una festa scattate il giorno STESSO della presunta violenza in cui la Millacci non presentava alcuna ecchimosi o lividi.
Non ho creduto fin dall'inizio alla denuncia della donna ( leggere per credere : http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/07/la-calunnia-in-rete-corre-velocissima.html ) pensando da subito ad una calunnia. Migliaia di internauti si scatenarono invece contro Di Cataldo.
Adesso i consulenti degli inquirenti depositano una perizia in cui le accuse vengono totalmente smentite :
 « non c’è prova di lesioni né di procurato aborto».
Non mi illudo che i colpevolisti si ricrederanno, che la cosa serva da lezione.
Purtroppo non va così, che peraltro si vede già dalla diversa risonanza che viene data alla notizia della smentita delle bugie di Anna Laura Millacci.
Però magari la Selvaggia le scuse le fa.
Nell'attesa, non trattengo il respiro.
L'articolo con la notizia è tratto dal Corriere della Sera.it 



DOPO LE FOTO DELL EX SU FACEBOOK
Di Cataldo: «Accuse crollate, né botte né procurato aborto»
Il difensore: la consulenza della Procura scagiona il cantante
Lui: «È stato un periodo buio, ho lottato contro la depressione»

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ROMA - Per difendersi dalle accuse lanciate su Facebook aveva aspettato un mese: «È vero, una lite c’è stata - aveva raccontato il cantautore Massimo Di Cataldo -, ma io non l’ho mai picchiata. Ha tentato di distruggermi, ma ora sono stufo di essere infangato, di essere etichettato come un mostro». Adesso, sostiene il suo avvocato Daniele Bocciolini, la consulenza disposta dalla Procura gli dà ragione, confermando«che non c’è prova di lesioni né di procurato aborto». Domani (martedì, ndr), annuncia il difensore, «chiederò l’archiviazione» dell’indagine aperta dal pm Eugenio Albamonte per maltrattamenti e procurato aborto.
«UN PERIODO BUIO» - Per Di Cataldo è la fine di un incubo. «Questo risultato - sottolinea - conferma la buona fede con cui sostengo da sei mesi la mia innocenza». E aggiunge: «In un momento in cui si è parlato tanto di soprusi sulle donne faceva comodo un capro espiatorio. E quale mostro migliore di un uomo che da sempre canta canzoni d’amore avrebbe fatto più scalpore? Ho passato un periodo buio nel quale ho combattuto per non sprofondare nella depressione».
LE FOTO SU FACEBOOK - Ad accusare Di Cataldo è stata la su ex Anna Laura Millacci, artista visuale con cui ha avuto un legame lungo 13 anni: la scorsa estate la Millacci ha postato su Facebok alcune foto terribili, che la ritraevano con il naso insanguinato, un occhio tumefatto, il lavandino sporco di sangue rappreso. Immagini corredate da un racconto altrettanto choccante, secondo cui il cantautore avrebbe picchiato la compagna anche quando era incinta della loro bimba, Rosalù. E una volta le botte le avrebbero causato un aborto.
«CROLLATE LE ACCUSE» - Ora però, sostiene il legale del cantautore, «la relazione medico-legale redatta dai consulenti tecnici del pm Eugenio Albamonte smentisce le infamanti accuse rivolte al mio assistito. Secondo gli specialisti, non vi è alcuna prova documentale che la signora Millacci sia stata vittima delle riferite lesioni nè tantomeno che il Di Cataldo sia responsabile dell’aborto, che avvenne, invece, in maniera spontanea». Perciò, conclude l’avvocato, «è crollato l’impianto accusatorio a carico del mio assistito, il quale è stato esposto, in assenza di qualsivoglia elemento probatorio, e solo in ragione della sua popolarità, ad una gogna mediatica senza precedenti».

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