domenica 19 gennaio 2014

PER LA RABBIA DEGLI OSSESSIONATI, VA IN ONDA LA PRIMA PUNTATA DELLA "STRANA COPPIA"

 
Naturalmente le pagine dei giornali sono piene del "grande incontro" tra Renzi e Berlusconi. Avvenuto oltretutto al Nazzareno, nonostante il veto espresso dai bersaniani più incalliti (mi piace pensare che l'ex segretario non avrebbe avallato questo ostracismo ottuso e non democratico) . Non pensavo che il Cavaliere avrebbe accettato di incontrarsi con l'avversario a casa sua, però all'uomo piace stupire, come dimostrò bene lo scorso anno andando da Santoro e iniziando lì la sua ennesima rimonta elettorale. 
Siccome chiedere coerenza ai politici è cosa stupida prima ancora che vana, non starò a ricordare le giornate buie in cui Renzi aveva sposato l'antiberlusconismo d'antan, con le "sentenze che si rispettano",  spingendo per il voto di decadenza e arrivando ad avallare la brutta pagina del regolamento del senato rivisitato per l'occasione, adottando il voto palese rispetto al tradizionale, che era segreto. 
Berlusconi game over qualcuno lo ricorda ? Io sì.
Bene, Renzino non ha problemi a riavvolgere la pellicola e torna quello che spiegava "con Berlusconi si parla, perché rappresenta il voto di miliono di italiani", con buona pace dei malpancisti di sinistra. 
In realtà, credo lo faccia perché intuisce più punti di contatto con il Berlusca sulla questione che più gli sta a cuore in questo momento - la legge elettorale - che con gli altri, compresi quelli del suo partito.
Anzi, i problemi veri, e immagino Matteo lo sappia, ce li ha proprio lì, che è vero che nel PD la sinistra più "sinistra", tra Cuperlo e Civati, che peraltro esprimono posizioni diverse, ha racimolato il 30% dei voti alle primarie, ma è altrettanto vero che si tratta di una minoranza rancorosa, agguerrita e che in Parlamento gode di ben altri numeri.  A febbraio 2013 dalle urne sono usciti non più di una cinquantina di renziani, tutti gli altri appartenevano alle altre correnti, e prevalentemente quelle facenti capo a Bersani. Oggi sono in tanti che hanno cambiato casacca, ma non ancora così tanti da riprodurre in Parlamento quanto accaduto alla direzione del PD. Insomma, siccome la legge elettorale si vota a scrutino segreto, le possibilità che si ripeta quanto accaduto per Prodi non sono fantascienza politica.
Nel merito sento parlare di abolizione del Senato nel senso del bicameralismo perfetto, e la reputo una cosa buona, visto che è un sistema che esiste solo da noi, in questi termini, e funziona male. Sulla revisione del titolo V pure sono d'accordo ma NON per il ritorno al centralismo tradizionale, quanto perché il federalismo, senza responsabilità fiscale, è un obrobrio italiano. 
Queste però sono riforme costituzionali ed il fatto che Renzi e Berlusconi siano in sintonia vuol dire fino ad un certo punto, che la strada è lunga. Più curiosità ho sulla legge elettorale. Leggo di un sistema spagnolo corretto, con l'introduzione di un premio di maggioranza (che in Spagna non c'è) sulla cui soglia, perché operi, stanno discutendo. Vedremo cosa verrà partorito. 
Mi fa sorridere storto Alfano che ha abbandonato il Cavaliere per senso di "responsabilità" nazionale, e fa intendere che è pronto ad affossare il governo nel caso il Parlamento partorisse  una legge elettorale a LUI sgradita... Ora, abbiamo già detto sopra che la coerenza non è richiesta, ma nemmeno la faccia di tolla è indispensabile.
Personalmente, auspico una legge elettorale che scoraggi la frammentazione partitica e poteri di veto delle pulci. Allo stesso tempo però mi aspetto che vengano anche rispettate le indicazioni, che ritengo giuste, della Corte Costituzionale : non si può drogare il voto sostituendo i voti mancanti con il premio di maggioranza, quindi questo deve avere una soglia che difenda il principio di rappresentanza (il 40% lo ritengo il minimo, perché non la metà ma almeno più di un terzo ). Quanto alle preferenze, che i cittadini possano esprimerne almeno UNA, indicando il deputato che vorrebbero, pure lo ritengo giusto. 
Vedremo alla fine se la "strana coppia" partorirà un compromesso accettabile ed efficace. 
Dei tanti articoli letti, scelgo quello di Tommaso Labate, sul Corriere della Sera, che racconta la giornata particolare del Cavaliere di nuovo in prima pagina.

"Ritorno in scena del Cavaliere" 

 

«Renzi si è rivelato un interlocutore serio non solo politicamente, ma anche umanamente. La sintonia non è di facciata. E la Terza Repubblica può nascere davvero…». Alle 20,45 di ieri sera, su un’auto blu con i vetri oscurati che fende il traffico della Capitale diretta all’aeroporto di Ciampino, c’è un Silvio Berlusconi che definire «raggiante» è poco. I pochi che riescono a mettersi in contatto con lui, quando dalla fine del faccia a faccia con Matteo Renzi sono trascorse due ore scarse, sentono dall’altra parte del telefono «un uomo rinato». «Quasi come se quel maledetto agosto e la condanna in Cassazione non ci fossero mai stati», azzarda una delle primissime file di Forza Italia dopo avergli parlato. Per quanto i suoi stessi uomini escludano che «il Presidente abbia discusso del suo caso personale nella sede del Pd», e per quanto l’euforia rimanga al di fuori sia dal video registrato a Palazzo Grazioli sia dalla nota ufficiale, è evidente che l’accensione dei motori della «grande riforma» conferisce un’aura di verità alla scommessa che l’ex premier aveva fatto coi suoi in mattinata. «Il tema di oggi non sono Letta o Alfano. Vedrete, oggi sarà il giorno del mio vero ritorno in campo…».
Riavvolgendo il nastro, quando varca la soglia dell’ingresso laterale della sede del Pd Berlusconi non dà neanche peso alla mini-contestazione del Popolo Viola. «L’importante è che non mi facciate sedere sotto la foto di Che Guevara e di Fidel Castro. Lo sapete che io, coi comunisti…», è la battuta con cui la tensione accumulatasi lungo tutto il pre-vertice si scioglie. I padroni di casa ovviamente lo accontentano, infatti il Cavaliere e Gianni Letta prendono posto sul divano in pelle nera sopra il quale campeggia una foto di Bob Kennedy, che la delegazione forzista gradisce senz’altro di più rispetto a quella made in Cuba. La base del dialogo, quella riforma che parte della «rivoluzione del Senato» e che arriva alla fine del bicameralismo perfetto, è già sul tavolo. Era stata, quantomeno nelle linee generali, confezionata dai rispettivi staff (Gianni Letta e Denis Verdini da un lato, Roberto D’Alimonte dall’altro) e approvata da entrambe le parti. È sulla legge elettorale, invece, che l’accordo da «astratto» si fa «concreto». Anche al di là di quella «piena sintonia» di cui il sindaco di Firenze parlerà alle 19, durante la sua conferenza stampa. E persino oltre quell’«accordo per rafforzare i partiti» di cui parlerà l’ex premier nel video registrato a Palazzo Grazioli.
La formula magica c’è. E viene pronunciata più volte, durante il summit. «Spagnolo corretto». Sì,«sul modello spagnolo noi ci stiamo», è il modo in cui lo chiama Berlusconi, anche di ispanico il modello ha soltanto qualcosa. «Sono pronto a garantire sul sostegno pieno dei miei deputati», è la garanzia di cui il Cavaliere si fa carico per dare un’ulteriore assicurazione al Pd. Piuttosto, è l’interrogativo che viene girato ai Democratici, «siete sicuri che i vostri lo voteranno anche nel segreto dell’urna?».
Alla «svolta» vera, almeno sulla carta, manca solo un dettaglio. Lo stesso che Berlusconi confesserà a chi lo aspetta a casa, a Palazzo Grazioli, a incontro finito. «Io e Renzi siamo d’accordo su un modello che cancelli il potere di ricatto dei piccoli partiti. L’unica cosa su cui ancora non ci stiamo è la definizione del premio di maggioranza…». Ed è un dettaglio su cui gli sherpa di Pd e Forza Italia discuteranno da stamattina alle 16 di domani, termine che Renzi ha fissato come «dead line» per la stesura della proposta.
Ma per capire quello che Berlusconi ha in mente bisogna fare, rispetto al vertice del Nazareno, un salto indietro di quarantott’ore. «Quel Renzi ha coraggio da vendere. Tanto che secondo me», aveva confidato durante una cena, «alla fine la scissione dentro il Pd ci sarà». Al contrario, era stata la subordinata, «noi non rischiamo nulla. Alfano sarà alleato con noi e, alle brutte, si voterà col proporzionale puro». Già, ma quando? Nonostante ripeta — come ha fatto anche al Nazareno – che «noi vogliamo le elezioni anticipate», il Cavaliere non ha alcuna fretta di andare alle urne. E questa dichiarazione d’intenti starebbe anche in un messaggio informale che da Arcore avrebbe già raggiunto il Quirinale. «Ho bisogno di tempo per ringiovanire Forza Italia», era stato il pensiero messo a verbale prima di sorprendere i commensali con un colpo da teatro. «Ho saputo che Alfio Marchini farà una lista per candidarsi a premier», ha scandito. «È un personaggio che mi piace. E che vorrei portare tra i nostri…».

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