domenica 2 febbraio 2014

LE RIFORME POSSIBILI E L'IMPEGNO GENEROSO DELLE CAMERE PENALI ITALIANE


Ieri, sabato 1 febbraio, le Camere Penali Italiane hanno anch'esse inaugurato l'anno giudiziario 2014 in un incontro convegno tenutosi nello stupendo Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze.
C'ero, mentre non vado a simili eventi organizzati dall'altra associazione dell'avvocatura cui sono iscritto, il CNF, che tra l'altro è più popolato da avvocati che , come me, si occupano di Civile e non di Penale.
I motivi sono due, cui ormai si è aggiunto un terzo :
1) da cittadino, capisco l'importanza dell'efficienza del processo civile ma gli aspetti concernenti le garanzie del diritto della libertà personale mi stanno più a cuore, e su di esse misuro grandemente il grado di civiltà del mio paese (infatti non sono molto sereno).
2) le Camere Penali raccolgono e profondono una passione civile che mi sfugge - colpa mia probabilmente - altrove. Quando sento parlare di battaglie per il Giusto  Processo, non ci vedo l'avvocato opportunista che cerca di cambiare le norme per avere carte migliori da giocarsi nella partita contro l'accusa, bensì quello che si è battuto lodevolmente per le rifome fondamentali che hanno portato agli inizi degli anni '90 al superamento (mai del tutto effettivo) del processo inquisitorio e alla riforma dell'art. 111 della Costituzione.
E che si battono ancora perché un giorno anche da noi il Giudice non avrà rapporti di colleganza di nessun tipo con il rappresentante della procura. O che anche il giudice e il pm siano chiamati veramente a rispondere civilmente dei propri errori gravi (che è cosa diversa dalla "colpa grave"...).O che il carcere sia solo il luogo della pena definitiva e non lo strumento per confessioni o anticipazioni della condanna. Potrei continuare a lungo, purtroppo.
Il terzo motivo, è che ormai sono diversi, e cari, gli amici che ho in questo ambito. Questa cosa fa sì che, quando ci sono queste occasioni, poi i lavori non vengano  seguiti per intero, che uno ne approfitta per scambiare due chiacchiere con amici di diverse città.
La giornata è stata ricca, e i temi trattati tutti importanti che meriterebbero un post ciascuno. Mi limiterò allora a fare una semplice cronaca, oltretutto parziale, per le distrazioni di cui prima, che però spero possa un minimo rendere lo spirito della giornata.

Intanto il titolo : LE RIFORME POSSIBILI , che già è un'ammissione pragmatica che dà la cifra della serietà dell'associazione.
Alla presentazione dei lavori, Valerio Spigarelli,    presidente uscente - a settembre ci sarà il nuovo congresso - evidenzia, opportunamente ancorché con ovvia educazione, l'assenza del Sindaco della città che ospita il convegno : Matteo Renzi.  Nel pomeriggio ci sarà la defezione, con varie motivazioni, di altri invitati politici, tra cui l'Alessia Morani, responsabile (improbabile) del settore giustizia del neo PD... Se tre indizi fanno una prova, da quando Renzino è segretario ce ne sono assai di più per non aspettarsi molto di buono in questo tema anche col nuovo corso. Per fortuna ci sono validi esponenti di quel partito che in questi anni non si sono scoraggiati e hanno contrastato la deriva giustizialista di casa loro,  e ora intendono andare alla riscossa, approfittando di alcuni fattori favorevoli (tra questi indubbiamente la marginalizzazione del fattore B ). Per non fare nomi e cognomi, cito Massimiliano Annetta e Riccardo Cattarini ( per dire due dirigenti oltretutto "amici" del neo segretario, ma  potrei aggiungere Stefano Pagliai, Roberta Rossi e altri). Gente decisa a far sì che la sinistra riprenda in mano la bandiera del garantismo.
Tornando al convegno, c'era invece il Ministro Cancellieri, che ha fatto un discorso molto " ministeriale", evidenziando i punti di contatto con l'assemblea presente (emergenza carceri),  il suo DL volto ad attenuare il problema, e aderendo con convinzione al titolo dato all'evento, le riforme possibili, ricordando che è doveroso fare, non perdendo però di vista la complessità delle questioni da affrontare.  Il Ministro ha per primo ricordato un concetto che verrà ripreso un po' da tutti i magistrati intervenuti (Canzio, Santalucia, Carcano) : all'esigenza importante e nobile della tutela delle garanzie si deve aggiungere la domanda di legalità,  rectius di Sicurezza, da parte dei cittadini. E' un punto delicato, si sa, anche perché come si accusano gli avvocati di usare il garantismo per tenere fuori dalla galera i loro clienti colpevoli, così è facile osservare che con l'alibi della sicurezza poi si giustificano leggi ma soprattutto giurisprudenze e prassi che fanno strame dei principi costituzionali dell'habeas corpus, della presunzione di non colpevolezza, del ragionevole dubbio.
Nel confronto tra il presidente della Corte d'Appello di Milano Canzio e la brava collega Emilia Rossi,  il primo ha ricordato i meriti della sua commissione ministeriale che ha prodotto un buon lavoro. Peccato che poi alcuni dei punti di equilibrio faticosamente raggiunti in quella sede, pare siano stati depennati dalla classe politica, ritenendoli troppo "audaci", come per esempio l'abolizione del divieto di contatto tra difensore e indagato ristretto nella fase cautelare. Non si dice a voce alta, ma gli avvocati sono ritenuti elementi inquinatori e l'art. 104, commi 3 e 4, resta. Allo stesso modo è stata stralciata la proposta della commissione per cui la custodia cautelare dovesse essere sostanzialmente esclusa - salvo casi di conclamata ed evidente gravità della situazione concreta (e non del reato) - per le ipotesi di pena il cui massimo edittale fosse di 8 anni.
Canzio mostrava un certo imbarazzo a queste osservazioni, facendo ben capire che evidentemente lui quelle riforme (possibili)  le avrebbe mantenute, visto che le aveva firmate, ma, come aveva prima di lui detto il Ministro " la politica ha le sue esigenze di rapporto con l'opinione pubblica".
Bello comunque il suo appello alla Cancellieri, incoraggiata a procedere sulla strada di riforme anche coraggiose, contando su un trasversale appoggio della parte migliore dell'accademia, dell'avvocatura e anche della magistratura, ben rappresentate ieri nel Salone dei cinquecento.
Il prof. Glauco Giostra, presidente di altra commissione ministeriale investita del problema penitenziario, ricordava l'estrema criticità della situazione carceraria, la disinformazione imperante e la volontà - che non si può pensare che gli addetti ai lavori, magistrati in primis, non conoscano questi dati - di non risolvere veramente la situazione di crisi, nonostante si sappia come i fenomeni di recidiva siano favoriti dal prolungamento della detenzione mentre diminuiscono laddove sia possibile, attraverso misure alternative al carcere, ridurli significativamente. Ficcante anche il suo riferimento alla "normativa giurisprudenziale", pessima deriva per la quale le leggi diventano plastilina nelle mani del giudice, che invece nelle stesse dovrebbe trovare l'insuperabile limite del suo potere.
Il Prof Palazzo auspicava, tra le altre cose, la riduzione della discrezionalità del giudice nell'adozione delle misure cautelari, con un intervento legislativo volto a dettare regole più precise e quindi meno aggirabili.
Bella la passione mostrata dal professor Spangher, docente di procedura penale alla Sapienza, il quale nel difendere a spada tratta i principi del Giusto Processo ha interrotto i calorosi applausi della numerosa platea dicendo col cuore "perdonate ma a me non frega nulla (ha detto esattamente così !)  di ricevere gli applausi degli avvocati. Io sono qui perché difendo il Processo Penale, la cosa a cui ho dedicato tutta la mia vita ". 
Valerio Spigarelli spesso interveniva, con la sua solita franchezza a volte anche spigolosa, e rammentava che andavano bene le commissioni, il confronto, il dialogo volto a trovare dei punti di equilibrio. Ma poi la classe politica era bene sapesse che c'erano dei punti sui quali non vi poteva essere trattativa, e che per esempio sul discorso della "reformatio in peius" delle sentenze appellate dalla procura non ci poteva essere scambio di sorta : "fino alla chiusura dei tribunali", arrivava a dire. Che in effetti, essendo la difesa un diritto costituzionale garantito all'imputato, senza avvocati i processi non si fanno.
Insomma, tradotto in volgare, voi sarete più forti, ma noi non siamo del tutto deboli.
Finisco la rassegna degli interventi (ce ne sono stati altri, io ho scelto questi, e chiedo scusa agli esclusi) citando quello dell'avv- De Federicis che ricordava giustamente la Legge Gozzini, approvata nel 1986, e con la quale si dava attuazione all'art. 27 della Costituzione - che vieta una pena detentiva in violazione dei diritti umani e afferma che la pena deve tendere alla rieducazione del carcerato - , stabilendo una serie di misure alternative alla detenzione in carcere in favore di coloro che hanno commesso un reato.
A suo tempo la legge Gozzini fu votata da tutti tranne che dal MSI....
Oggi ?
Cos'è cambiato in questi quasi 30 anni ? La società è diventata più pericolosa ? I dati sulla criminalità non dicono questo, anche in confronto ad altri paesi (e gli omicidi sono sicuramente diminuiti  ). La percezione della gente è cambiata ? Sì, anche in funzione della crisi economica : quando si ha paura in genere questa si propaga a tutti i campi della vita.  Ma soprattutto, la Politica era più forte. E si aveva il coraggio di chiamare le cose col proprio nome : non accoglimento delle istanze di sicurezza, ma cedimenti al populismo giudiziario.

Ultime due considerazioni.  Gli avvocati, come tutti i professionisti e gli italiani in genere, soffrono della crisi economica. Non tutti, ovviamente, ma la maggior parte sì. Anche la mancanza di lavoro in altri settori ha comportato un ulteriore afflusso di laureati in legge che, in mancanza d'altro, provano a guadagnare qualcosa nei tribunali. Il risultato è il numero mostruoso di 250.000 avvocati. Se continuiamo così diventiamo più dei professori di lettere, e non potremo aspettarci di guadagnare più di loro...
In questo contesto pesante, ieri il salone dei cinquecento era pieno, e non di avvocati che venivano a chiedere ai loro rappresentanti rassicurazioni sul loro futuro, ma su quello del Giusto Processo.
I giovani non erano però numerosissimi, che l'età media superava senz'altro i 40 anni.
Ecco, il rischio della crisi potrebbe essere questo. La missione generosa delle Camere Penali potrebbe subire una sensibile frenata (forse già accade), dalla crescente difficoltà della professione, con i giovani più preoccupati di avere clienti e spazio che non delle garanzie.
Nonostante questo, l'UCPI non cede al sindacalismo stretto, semmai cercando di dare un aiuto ai giovani allestendo buone scuole forensi che affianchino (sostituiscano ?) il solo praticantato.
Come mi diceva il Maestro Domenico Battista     con l'assenso convinto del collega Cataldo Intrieri, la sempre maggiore incidenza delle sentenze delle Corti di Strasburgo e di Bruxelles amplia i margini di specializzazione dell'avvocatura e coloro che si prepareranno seriamente in questi nuovi campi avranno prospettive decisamente migliori.
Che alla fine, imparare a pescare resta sempre la migliore soluzione per chi, senza santi, vuole riuscire davvero.







8 commenti:

  1. DOMENICO BATTISTA

    Un autorevole commentatore sintetizza mirabilmente l'incontro di ieri a Firenze tra gli Avvocati penalisti: colpisce (e non vi è bisogno di sottolinearlo, in modo positivo) che un Avvocato come Stefano Turchetti, specializzato nel settore civile, sia stato così colpito dalla passione civile delle Camere penali nella difesa non di interessi corporativi , ma dei principi del giusto processo e per l'attuazione concreta dei diritti fondamentali. Stefano ha perfettamente colto che, in ambito Camere penali, ogni tema viene affrontato avendo come riferimento un preciso obiettivo e, quindi, nella prospettiva del miglior beneficio per il cittadino in attuazione dei valori offerti dalla nostra Costituzione.

    RispondiElimina
  2. MASSIMILIANO ANNETTA

    Camerlengo tutto (e non per la, come di consueto immeritata, citazione) da leggere. Quanto alle "assenze", queste cominciano ad essere "gravi, precise e concordanti". Cio' segnala (inutile girarci intorno) un problema di "linea" politica e come tale e' mio fermo intendimento porlo #JusProgress

    RispondiElimina
  3. CATALDO INTRIERI

    Continuo a stupirmi del fatto che un collega civilista come Stefano Turchetti ( L'ultimo Camerlengo) capisca meglio di tanti della categoria il senso e l'utilità di una battaglia. Ed anche meglio, credo, di un illustre luminare come il prof Giorgio Spangher cui tanto dobbiamo,e che tanto sinceramente e doverosamente noi avvocati ammiriamo, ma che da troppo tempo sento ripetere come sia tutto inutile, vano, funereo l'avvenire. bene ed allora #chavimmeefa?# Usciamo a mani alzate ?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. RICCARDO CATTARINI

      Cataldo, Stefano Turchetti ha quella capacità di osservare il mondo che è dei grandi. Temo che molti nostri "colleghi" (Domenico perdonami) ne siano assai lontani, e di guardare il futuro non se ne parla neanche ...

      Elimina
    2. CATALDO

      Stefano Turchetti, figlio del presidente Serafino è un collega che da qualche anno, e con molto seguito ( migliaia di accessi in media) cura un blog in tema di giustizia puntuale sempre sul pezzo. Un esempio di cosa UCPI dovrebbe curare invece di inseguire la stampa che nessuno legge
      cari saluti

      Elimina
    3. Ohi, grazie delle bellissime parole !

      Elimina
    4. CATALDO

      Meritate Stefano e soprattutto oggettive , l'ala lamentosa dell'avvocatura penalista è da anni tra i problemi, mi chiedo se na qualcuno in fin dei conti non dispiaccia questa posizione, zero responsabilità, la colpa degli altri etc etc

      Elimina
    5. ARTUTO BONSIGNORE

      "Stefano Turchetti è attento, sensibile e preparato, come pochissimi.
      Un blogger decisamente peculiare, grazie a Dio!"

      Elimina