giovedì 6 marzo 2014

"FACCIAMO UN SALTO , BATTIAM LE MANI..." IL SERVILISMO ITALICO SENZA CONFINI


A quelli di Libero non pare vero di poter sguazzare su quanto occorso ieri in una scuola elementare siciliana, dove le maestre hanno pensato bene (cioè male) di organizzare un saluto entusiasta al neo presidente del Consiglio in visita. I bambini schierati, la filastrocca con incipit imbarazzante - "Facciamo un salto, battiam le mani, ti salutiamo tutti insieme Presidente Renzi. Muoviam la testa, facciamo festa, a braccia aperte ti diciamo benvenuto..." hanno suggerito il richiamo ai balilla fino addirittura al culto della personalità ancora vigente in alcune "democrazie" popolari, tipo Corea del Nord. 
In realtà credo che siamo di fronte al semplice servilismo italico per quello che si pensa - di fatto ormai lo è poco, come la  cronaca politica  ci conferma quotidianamente - il potente di turno. Ovviamente in questo caso i servi sono gli insegnanti, che sfruttano gli ignari bambini, che per loro una filastrocca vale l'altra. Mi piace pensare che Renzino sia stato più imbarazzato che compiaciuto di fronte a tanto peloso entusiasmo dei grandi, espresso per interposta persona.
Mi vengono in mente le parole di Piccolo nel suo bel libro "Il desiderio di essere come  TUTTI" , quando, raccontando un episodio occorso nella classe di sua figlia piccola, alla domanda della maestra "chi sa chi è Silvio Berlusconi" tutti i bambini rimasero giustamente ammutoliti, tranne proprio la sua bambina che rispose "E' un amico di papà", facendo comprensibile confusione sul fatto che, in casa, lei quel nome, Berlusconi, lo sentiva pronunciare tutti i giorni dai suoi genitori (immaginatevi come..).
E mi vengono in mente sempre quei bambini piccoli portati dai loro genitori alle manifestazioni politiche-sindacali, per insegnare loro il "civismo". In altri paese lo chiamiamo indottrinamento.
Tra le varie cose lette in giro sull'episodio, ho scelto l'ironia di Gramellini.



 
Signore maestre e signori maestri che ogni mercoledì accogliete l’adorato premier in visita pastorale nelle vostre scuole, è troppo chiedervi di non esagerare con le manifestazioni di giubilo da parte degli allievi? Ve lo dice uno che nella sua tormentata esperienza professionale ha visto bimbi inermi sbaciucchiati da D’Alema, giovani degenti ospedalieri miracolati da Berlusconi e una creatura in lacrime costretta a leggere a Di Pietro una domanda sul rito abbreviato nel processo penale. Ieri però si è passato il segno. In una scuola elementare di Siracusa lo schivo Renzi è stato accolto dai bambini con un coro ritmato («Mat-teo, Mat-teo») e una canzoncina scritta per l’occasione: «Facciamo un salto… battiam le mani… ti salutiamo tutti insieme, Presidente Renzi… alle tue idee e al tuo lavoro affidiamo il futuro». Parole e musica, ne converrete, perfettamente credibili sulle labbra dei dirigenti di qualche ente pubblico in cerca di riposizionamento. Ma alquanto stonate in bocca a dei piccoli fan di Peppa Pig.  

L’adulazione e il servilismo spacciati per entusiasmo genuino sono valori profondamente sentiti nel nostro Paese. Perciò meriterebbero di essere sviluppati in proprio e non per interposto bambino. Ne va dell’equilibrio psicologico degli alunni e anche un po’ di quello del presidente del Consiglio, le cui riserve di autoironia vengono messe continuamente a dura prova. Fatelo voi, un salto. Battetele voi, le mani. Affidatelo voi, il vostro futuro, alle idee del Presidente Renzi, che a furia di volteggiare tra scolaresche non sa neanche lui dove troverà il tempo per farsele venire, le idee. 

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