martedì 4 marzo 2014

MA LA KIENGE CHE GLI HA FATTO A SARTORI ?


E' un fatto. A Giovanni Sartori, conosciuto e vetusto professore universitario, docente di scienze politiche ed esperto di sistemi elettorali, la Kienge gli sta proprio sui gioielli di famiglia. Ne ha parlato male ogni volta che ha potuto, http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/06/sartori-da-dellincompetente-alla-kyenge.html  http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/07/e-sartori-torna-allattacco-della-kyenge.html minacciando anche di non collaborare più col Corsera una volta che un suo scritto, come al solito al curaro sulla ex ministra, era stata spostato dalla prima pagina a quella delle opinioni. 
L'accusa fondamentale è di essere una assoluta incompetente, finita per demagogia o peggio per chissà quali protezioni al ministero dell'immigrazione.
Per fortuna Renzi l'ha abolito e così il problema si è risolto, ma Sartori non la vuole nemmeno al Parlamento europeo !! Insomma, quasi un astio.
Per fortuna il suo passato accademico, le sue simpatie politiche, anche la sua originalità fanno sì che nessuno abbia mai associato questa sua palese ostilità ad una causa razzista.
Nel merito, Sartori avversa la predilezione corrente per lo Ius Soli, il principio per il quale si è cittadini del paese nel quale si è nati, a prescindere dalle origini dei genitori. In realtà afferma che Ius Soli e Ius Sanguinis - il principio esattamente opposto - non hanno un primato "etico" ma nella storia hanno risposto a criteri di opportunità specifica. In Paesi poco popolati si è privilegiato lo ius soli, e viceversa.
Il nostro rimanda ad un successivo articolo (ma nei post sopra linkati troverete già stralci del suo pensiero in merito) nel quale approfondirà la differenza tra integrazione e assimilazione. Nell'attesa, vi lascio alla lettura di quello odierno


Ma integrare non è assimilare

Tra «ius soli» e «ius sanguinis»

Quando Letta creò il suo governo inventando per l’occasione un ministero dell’Integrazione affidato a Cécile Kyenge «donna e nera», laureata in farmacia (o medicina) e specializzata in oculistica, pensai che questa signora, spuntata dal nulla e manifestamente incompetente in materia di integrazione, fosse una super protetta di chissà quanti colli e montagne. Per fortuna mi ero sbagliato visto che non è stata inclusa nel governo Renzi. È sì previsto che Cécile Kyenge si presenti alle elezioni europee e sembra certo che la nostra sinistra terzomondista intenda farne il suo nuovo portabandiera ideologico. Ma al momento la nostra Cécile non è più (come ha scritto l’autorevole Foreign Affairs americano) una delle cento donne più potenti del mondo. Al momento si è solo manifestata come dogmatica fautrice dello ius soli e ora con il preannunzio di un libro (che echeggia nel titolo Martin Luther King) «Ho sognato una strada: i diritti di tutti». In attesa approfitto della pausa per riflettere sullo ius soli e, correlativamente, sullo ius sanguinis .
Giuridicamente parlando, la cittadinanza italiana è fondata sullo ius sanguinis : siamo cittadini italiani se siamo nati in Italia da cittadini italiani. Dopodiché restiamo italiani per sempre in patria e fuori. La soluzione opposta è quella dello ius soli : si diventa cittadini del Paese nel quale entriamo e ci insediamo. Storicamente questa differenza è facile da spiegare. I Paesi sottopopolati (l’America del Nord fino al 1620 era quasi vuota) adottano lo ius soli perché hanno bisogno di popolazione, di nuovi cittadini, mentre i Paesi con antiche popolazioni stanziali adottano di regola lo ius sanguinis : chi nasce in Italia è cittadino italiano e lo resta anche se poi va a spasso per il mondo.
Di per sé la distinzione in questione è logica e storicamente giustificata. Ma è stata sempre più travalicata dagli eventi. Secondo le statistiche i Paesi che adottano il criterio dello ius sanguinis sono ancora una maggioranza. Ma molti Paesi sono oggi piccole isole sperdute nei vari oceani. E anche le statistiche al riguardo variano troppo per dare affidamento. Restando in Italia, il nostro è oggi uno dei tanti Paesi in bilico tra lo ius sanguinis e l’apertura allo ius soli . È così perché la tecnologia delle comunicazioni unita all’esplosione delle popolazioni africane e asiatiche creano nuovi e difficili problemi. Sono problemi che mi propongo di esaminare in un prossimo articolo.
Al momento vorrei soltanto precisare che «integrare» non è lo stesso che «assimilare», e che la integrazione in questione è soltanto l’integrazione etico-politica: l’accettazione della separazione tra Chiesa e Stato, tra religione e politica. Per i musulmani tutto è deciso dal volere di Allah, dal volere di Dio. Qui il potere discende soltanto dall’alto. Per le nostre democrazie, invece, il potere deriva dalla volontà popolare e quindi nasce dal basso, deve essere legittimato dal demos .
La ex ministro Kyenge ha dichiarato che siamo tutti «meticci». Si sbaglia. Qualsiasi buon dizionario glielo può spiegare. Dulcis in fundo l’Arcivescovo di Milano, cardinale Scola, ha dichiarato che «siccome la mescolanza dei popoli è inevitabile... io dirò sì allo ius soli ». Santa semplicità.

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