Evviva ! Il Renzi che ci piace finalmente.e che dice cose sacrosante in ordine a sepolcri imbiancati come il senatore Grasso e i professoroni sempre lodati come Zegrebelsky e Rodotà (però Matteo, quasi quasi quest'ultimo ce lo facevi digerire come Presidente della Repubblica !! allora sì che stavamo freschi !).
E questo a prescindere dal merito perché le contestazioni che il Premier fa a lor signori sono di forma, e sono sacrosante !
Come si permette il Presidente del Senato, il sig. Grasso, di lanciare avvertimenti mafiosi ? Forse il troppo tempo passato a dirigere quella particolare Procura ? "occhio che in Senato non ci sono i voti..." E' questo il ruolo della seconda carica dello Stato ? Certo che Bersani solo per averci dato due presidenti delle camere come questi tomi merita di stare nel purgatorio politico in cui si trova, dopo il rovescio elettorale del 2013.
E i parrucconi che stanno sempre a fare appelli ? Anche qui, dice giustamente Renzi, si può legittimamente non essere d'accordo sulle iniziative del Governo ma come si fa ogni volta ad assumere la posizione dei sacerdoti della verità ? I tutori unici e soli della sacra Costituzione. C'è gente, titolata quanto e più di loro che sostiene cose contrarie, da dove gli viene tutta questa sicumera ?
Poi, come detto, le perplessità possono anche esserci sui contenuti, più ancora che sugli obiettivi (per me, va bene diminuire i parlamentari, eliminare il bicameralismo perfetto, eliminare il casino del titolo V fatto proprio dai sinistri ) ma sono d'accordissimo col Premier che in Italia in realtà ci sono forze che non vogliono cambiare assolutamente NULLA. E di queste, tante stanno proprio a sinistra, da tempo individuata come la parte più conservatrice.
Altra cosa buona di Renzi. Sappiamo tutti che all'obiezione "perché non hai fatto le riforme promesse - liberali per lo più - Berlusconi risponde "me lo hanno impedito". Mai un cane che gli abbia obiettato : ma tu però non ti sei mai dimesso, non hai messo la pistola alla tempia dei tuoi alleati.
Ecco, Renzi questa sfida sempre farla sempre, e finora l'ha vinta, che l'idea di tornare a votare terrorizza TUTTO il Parlamento, che il 70% di quei signori se il nuovo giro fosse domani, non tornerebbero alle loro beneamate poltrone.
Insomma, veramente sembra metterci la faccia.
Il piglio è quello giusto, chissà che col tempo migliorano pure i contenuti.
L'intervista che riporto è uno stralcio, che era lunghissima, di quella pubblicata sul Corsera a cura di Aldo Cazzullo.
«No, il Senato non sarà più elettivo»
Matteo Renzi, il presidente del Senato è contro la sua riforma costituzionale. La leader della Cgil è contro la sua riforma del lavoro. Più in generale, l’impressione è che l’establishment, il sistema, non sia entusiasta dell’esordio del suo governo.
«L’impressione è che se ne siano accorti, che facciamo sul serio. Ci hanno messo un po’, ma se ne sono accorti. Domani (oggi per chi legge) presenteremo il disegno di legge costituzionale per superare il Senato e il titolo V sui rapporti Stato-Regioni. Sarà uno spartiacque tra chi vuole cambiare e chi vuole far finta di cambiare. Entriamo nei canapi. Vedremo chi correrà più forte».
Le rimproverano proprio questo: l’impazienza, la precipitazione.
«Sono trent’anni che si discute su come superare il bicameralismo perfetto. Questo stesso Parlamento doveva approfondire il tema con la commissione dei 42. Non è più possibile giocare al “non c’è stato tempo per discutere”. Ne abbiamo discusso. Venti giorni fa, nella conferenza stampa su cui avete tanto ironizzato, quella della “televendita”, abbiamo presentato la nostra bozza di riforma costituzionale. L’abbiamo messa sul sito del governo. Abbiamo ricevuto molti spunti e stimoli, anche da Confindustria e Cgil, gente che non è che ci ami molto. Abbiamo incontrato la Conferenza Stato-Regioni e l’Anci. Abbiamo fatto un lavoro serio sui contenuti. Ora è il momento di stringere. Il dibattito parlamentare può essere uno stimolo, un arricchimento. Ma non può sradicare i paletti che ci siamo dati». Quali sono i punti irrinunciabili del vostro disegno di legge? «Sono quattro. Il Senato non vota la fiducia. Non vota le leggi di bilancio. Non è eletto. E non ha indennità: i rappresentanti delle Regioni e dei Comuni sono già pagati per le loro altre funzioni». L’elezione diretta dei senatori è il cardine della proposta di Pietro Grasso. E anche Forza Italia pare d’accordo.
«L’elezione diretta del Senato è stata scartata dal Pd con le primarie, dalla maggioranza e da Berlusconi nell’accordo del Nazareno. Non so se Forza Italia ora abbia cambiato idea; se è così, ce lo diranno. L’accordo riduce il costo dei consiglieri regionali, che non possono guadagnare più del sindaco del comune capoluogo. Elimina Rimborsopoli. È un’operazione straordinaria, un grande cambiamento. È la premessa perché i politici possano guardare in faccia la gente. Se vogliamo eliminare la burocrazia, le rendite, le incrostazioni, la logica di quella parte dell’establishment per cui “si è sempre fatto così”, dobbiamo dare il buon esempio. Dobbiamo cominciare a cambiare noi. Con la legge elettorale, con l’abolizione delle Province, con il superamento del Senato. Rimettere dentro, 24 ore prima, l’elezione diretta dei senatori è un tentativo di bloccare questa riforma. E io domani (oggi, nda) la rilancio. Scendo io in sala stampa a Palazzo Chigi, con i ministri, a presentarla». Sarà un altro show? «Ma no, lascio fare a loro. Però scendo anche io, ci metto la faccia. Quel che dev’essere chiaro è che su questo punto mi gioco tutto». Sta dicendo che se non passa la vostra riforma del Senato cade il governo? «Non solo il governo. Io mi gioco tutta la mia storia politica. Non puoi pensare di dire agli italiani: guardate, facciamo tutte le riforme di questo mondo, ma quella della politica la facciamo solo a metà. Come diceva Flaiano: la mia ragazza è incinta, ma solo un pochino. Nella palude i funzionari, i dirigenti pubblici, i burocrati ci sguazzano; ma nella palude le famiglie italiane affogano. Basta con i rinvii, con il “benaltrismo”. Alla platea dei “benaltristi”, quelli per cui il problema è sempre un altro, non ho alcun problema a dire che vado avanti: non a testa bassa; all’opposto, a testa alta.
Noi il messaggio dei cittadini l’abbiamo capito, non a caso il Pd vola nei sondaggi: la gente si è resa conto che ora facciamo sul serio. Avanti tutta».
Ma cosa rimarrebbe da fare al Senato secondo lei? «Il nuovo Senato non lavora tutti i giorni su tutte le proposte di legge, ma su quelle che riguardano la Costituzione, i territori, l’Europa. Vogliamo discutere una funzione in più o in meno? Benissimo».
Mario Monti propone di inserire rappresentanti della società civile.
«La proposta di Monti è dentro il pacchetto del governo, e ne rappresenta uno dei pezzi più delicati e discussi dai costituzionalisti: lasciamo ventuno senatori non scelti dalle Regioni e dai Comuni ma indicati dal capo dello Stato, in rappresentanza della società civile. Se non si deve costituzionalizzare la Camera delle autonomie, non per questo il Senato deve diventare “Cnel-2, la vendetta”. Il Cnel è uno dei grandi fallimenti della storia repubblicana.
Non a caso tentano di difendere il Cnel parti sociali e associazioni di categoria che prima ci chiedono di cambiare tutto, poi ci mandano documenti affinché tutto resti com’è». Grasso le ha detto con chiarezza che in Senato non ci sono i numeri per la riforma che vuole lei. «Sono molto colpito da questo atteggiamento del presidente Grasso. Io su questa riforma ho messo tutta la mia credibilità; se non va in porto, non posso che trarne tutte le conseguenze. Mi colpisce che la seconda carica dello Stato, cui la Costituzione assegna un ruolo di terzietà, intervenga su un dibattito non con una riflessione politica e culturale, ma con una sorta di avvertimento: “Occhio che non ci sono i numeri”.
Mai visto una cosa del genere! Se Pera Schifani avessero fatto così, oggi avremmo i girotondi della sinistra contro il ruolo non più imparziale del presidente del Senato. Io dico al presidente Grasso: non si preoccupi se non ci sono i voti; lo vedremo in Parlamento. Vedremo se i senatori rifiuteranno di ascoltare il grido di cambiamento che sale dall’Italia, il grido che tocco con mano con evidenza direi da sindaco quando vado in giro, quando leggo le mail che ricevo. C’è un Paese che ha voglia di cambiare. Noi al Paese avanziamo una proposta per ridurre i costi e aumentare l’efficienza della politica. Siamo disponibili migliorarla; non a toccare i paletti concordati. Oggi vedremo se qualcuno si tirerà indietro. Lo dico per il presidente Grasso, che stimo: lanciare avvertimenti prima che la riforma vada in discussione è un autogol. Non lo dice il segretario del partito che l’ha voluto in lista, né il presidente del Consiglio. Lo dice un ormai ex studente di diritto parlamentare».
Guardi che i professori, da Rodotà in giù, le danno torto. «Ho letto altri commenti di tanti professori, molto interessanti. Non è che una cosa è sbagliata se non la dice Rodotà. Si può essere in disaccordo con i professoroni o presunti tali, con i professionisti dell’appello, senza diventare anticostituzionali.
Perché, se uno non la pensa come loro, anziché dire “non sono d’accordo”, lo accusano di violare la Costituzione o attentare alla democrazia? Io ho giurato sulla Costituzione, non su Rodotà o Zagrebelsky».
La sua riforma costituzionale include le norme per rafforzare i poteri del premier, compresa la revoca dei ministri? «Ne ha parlato Forza Italia. Ma non erano nell’accordo del Nazareno, e non le abbiamo messe». Sulla riforma del lavoro il no viene dai sindacati, e dalla sinistra del Pd. Oggi contratti a termine possono essere rinnovati una volta sola. Con il decreto del governo potranno essere rinnovati otto volte per 36 mesi. Non significa aumentare la precarietà? «In questo momento la vera sfida è far lavorare la gente. Oggi la gente non sta più lavorando. La disoccupazione ha raggiunto percentuali enormi, atroci. Ne parlavamo con Obama, colpito dalla tenuta sociale di un Paese con il 12% di disoccupazione. È vero che noi abbiamo un welfare molto diverso da quello americano. Ma in questo scenario io credo che ci fosse bisogno di dare subito un segnale netto sul lavoro, in particolare su apprendistato e contratti a termine. Non si utilizzi questo segnale per trasmettere un’idea sbagliata. Il nostro obiettivo è rendere più conveniente assumere a tempo indeterminato piuttosto che a tempo determinato; ma non lo si raggiunge mettendo blocchi. Si può usare la leva fiscale, e vedremo se ci sono le condizioni. E si devono modificare in modo complessivo le regole, come faremo con il disegno di legge delega. Vedo che sta crescendo l’attenzione degli investitori sul nostro Paese. Certo, è il frutto di fenomeni macroeconomici nelle Borse di tutto il mondo, delle attese sulle nostre aziende.
Ma ci sono anche grandi attese sul nostro governo: che sta portando gli interessi al livello più basso da anni; che sta portando capitali non dico a investire ma ad affacciarsi sul mercato italiano. Questo lo si deve pure alla determinazione con cui abbiamo voluto iniziare dalle riforme della politica e del lavoro». Nel disegno di legge delega ci sarà pure il salario minimo? «Ci saranno sia il salario minimo sia l’assegno universale di disoccupazione....
Nessun commento:
Posta un commento