lunedì 31 marzo 2014

ERDOGAN VINCE IN TURCHIA, MA SICCOME NON CI PIACE, DICIAMO CHE HA "PAREGGIATO"


Erdogan non sta simpatico a noi occidentali dopo la repressione dei giovani di Gezy Park . Lo vediamo un po' dispotico, autocrate, nemico dei social network perché non controllabili e alla fine anche un po' corrotto. Ma soprattutto, diciamolo, è uno di quei musulmani NON laici, che credono che la legge religiosa debba guidare quella politica e civile. Per noi dell'Ovest, il Demonio !
Sergio Romano ha dedicato una lunga disamina durata ben tre puntate sul Corsera ed era tutto un prevedere il declino dell'uomo che aveva fatto sperare nel modello dell'islamismo moderato ma che poi aveva tradito le promesse, svelando un volto autoritario e intransigente, certamente non tollerante nei confronti dei laici.
Arrivano le elezioni amministrative, si pronostica - si auspica ? - che il Premier perda . Invece non succede ma siccome quello che vogliamo credere è più importante di quello che è, ecco che Antonio Ferrari  prende carta e penna e senza apparentemente dare troppa importanza ai numeri scrive di un Erdogan  in declino e la presidenza della Repubblica è sempre più lontana. Un sogno di gloria e di presunzione che pare arenato nel deserto dell’arroganza. L’immagine che affiora dalle urne, con i seggi assediati da un’affluenza record che rivela l’estrema politicizzazione (e polarizzazione) della volontà popolare, è quella di una sentenza senza veri vincitori e vinti. Erdogan, pur travolto dagli scandali, non è stato severamente punito. Però ha corso il rischio di perdere il controllo di Istanbul, la città più importante del Paese con i suoi 15 milioni di abitanti: polo miliardario di appalti dorati. I fedelissimi sostenitori dell’Akp, il partito islamico di cui il premier è l’anima, hanno infatti deciso di restare dalla sua parte, tacitando le correnti di dissenso interne al partito. Se valesse una metafora sportiva, si potrebbe dire che il voto turco ha espresso un virtuale pareggio: non tra il governo e l’opposizione laica, ma tra chi è sempre con Erdogan, costi quel che costi, e chi invece è contrario al capo del governo ed è pronto ad allearsi col diavolo pur di abbatterlo politicamente. A conti fatti, il discusso leader resta in sella, anche se i più attenti analisti turchi sostengono, già adesso, che sarà assai improbabile, fra pochi mesi, alle elezioni presidenziali, vedere Erdogan come candidato vincente.

 Bene, l'articolo che riporta i dati elettorali, proprio accanto alla nota di Ferrari,  e l'intervista in basso di un esperto politologo di cose turche, dicono esattamente l'OPPOSTO.
Opinioni, si dirà, solo che i secondi hanno dalla loro i NUMERI : un partito, quello di Erdogan, che prende il 49% a Istanbul, il 45 su base nazionale, salendo nettamente dal 39% del 2008, mentre il partito principale di opposiziome non arriva al 30. 
Se questo è un "pareggio" come lo definisce Ferrari, quand'è che quello vicino al 50% vince, e quello staccato di 20 perde ?? 
Di seguito, l'intervista al Prof- Soli Ozel, dell'Università di Istanbul, che, a differenza di Ferrari, in Turchia ci vive...

«Un referendum vinto a mani basse»
 
DALLA NOSTRA INVIATA ISTANBUL — « Una vittoria netta per Erdogan e una sconfitta durissima per il Chp di Kemal Kiliçdaroglu». Non ha dubbi Soli Ozel, professore di Relazioni internazionali e di Scienze politiche alla Bilgi University di Istanbul. «È chiaro che queste sono solo elezioni amministrative – dice al telefono commentando a caldo i primi risultati – ma il premier le ha trasformate in un referendum sulla sua popolarità e si può dire, senza ombra di dubbio, che ha vinto a mani basse. L’Akp arriva al 45%, un risultato del tutto rispettabile. Si è confermato vincente a Istanbul Oltre a Istanbul si è riconfermato vincente anche ad Ankara».
Gli elettori hanno creduto alla teoria del complotto per far cadere il governo? Come mai gli scandali sulla corruzione e le leggi liberticide non hanno spostato alcun voto?
«Una strana domanda fatta da un’italiana. Come mai da voi Silvio Berlusconi ha continuato a vincere le elezioni? La risposta è sempre la stessa: la gente preferisce credere al leader in carica, soprattutto quando non c’è un’alternativa convincente».
Cosa succederà ora?
«È difficile dirlo. Bisogna vedere se Erdogan, una volta incassata la vittoria, deciderà di abbassare i toni e cercare una riconciliazione con i suoi oppositori. O se, invece, calcherà ancora più la mano e cercherà la vendetta. L’obiettivo auspicabile dovrebbe essere quello di unire il popolo anziché dividerlo».
Il premier correrà per le presidenziali?
«Siamo un Paese diviso tra il 45% e 55%. In questa situazione per Erdogan sarà difficile diventare presidente senza l’accordo con un altro partito. Forse anticiperà le politiche e farà il primo ministro per la quarta volta modificando le norme vigenti».
La posizione del presidente Gül a questo punto si indebolisce.
«Abdullah Gül ha giocato su due tavoli: ha firmato quello che voleva Erdogan ma dall’altro lato si è schierato contro il blocco di Youtube e Twitter. Così ha perso molta della sua autorevolezza».
Lo scontro con Gülen, il predicatore islamico che vive in Pennsylvania e guida milioni di adepti, è finito?
«Sicuramente Gülen ha dimostrato di non avere un grande seguito elettorale. Il suo risultato è del tutto deludente. Ma il vero sconfitto di queste elezioni è il principale partito di opposizione, il Chp».
Cosa succederà ora nel Chp? Kiliçdaroglu si dimetterà?
«Di certo Kiliçdaroglu dovrà aprire una seria riflessione su un risultato elettorale che vede inchiodato il suo partito a un misero 27%».


2 commenti:

  1. CATERINA SIMON

    Il professore si sbaglia, da noi Silvio Berlusconi non vinceva perchè "la gente preferisce credere nel leader in carica", ma perchè "gli italiani non sono di sinistra" come disse D'Alema e perciò hanno preferito votare Berlusconi "turandosi il naso", per parafrasare Montanelli. A parte questo il voto in Turchia è preoccupante, ricordo un servizio da Istambul a Radio Radicale in cui si diceva che i giovani votano per Erdogan perchè detestano la classe politica precedente. Tema interessante.

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    1. sono d'accordo con te. Resta che non si possono stravolgere i numeri, come fa Antonio Ferrari. Pensa se da noi un partito prendesse il 45% se parleremmo mai di "pareggio".....

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