venerdì 11 aprile 2014

BEFERA SE NE VA. SPERIAMO DI NON DOVERLO RIMPIANGERE.


IL titolo farà saltare sulla sedia più di qualche amico, specie tra quelli del TEA Party, però è il mio pensiero e timore, che pur criticando sempre il Direttore dell'Agenzia, avevo di mira il suo ruolo più che la persona.Non che l'uomo mi sia simpatico, però a suo tempo lo paragonai al Vampiro Lestat  ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com /2011/12/da-dracula-visco-lestat-befera-almeno.html ), uno che succhiava il sangue sì, però era triste nel farlo... Saranno state le due lettere ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com /2012/05/befera-avvertiva-i-suoi-nel-2010.html ) che ha inviato nel corso del suo mandato ai suoi giannizzeri, esortandoli a rispettare i contribuenti, ad assumere con i cittadini atteggiamenti di ascolto e non di prepotenza e/o arroganza - "tratteli come vorreste essere trattati voi da un soggetto statale" - , sarà il suo "obbedisco alle leggi" (si è vero, ricorda un po' il truce "obbedivo agli ordini" di anni tragici, ma non ci soffermiamo su paragoni paradossali) e la sua finale ammissione dell'esistenza di una "evasione di sopravvivenza", però Befera l'ho visto sempre come il classico nemico che puoi a volte rispettare. E in fondo era lo stesso atteggiamento che nei  confronti in tv con il potente direttore vedevo in Oscar Giannino e Giuseppe Bortolussi.  Assurto al vertice di un ufficio così importante grazie a Tremonti, all'inizio e per molto tempo ebbe il pregio di mantenere un basso profilo. Poche interviste, quasi mai in tv, e le poche volte, sempre parole pacate, di buon senso quasi. Insomma, visto che il suo era un lavoro sporco - ma qualcuno lo deve pur fare - almeno non se ne gloriava, consapevole che "la bellezza delle tasse" era sola nella propaganda un po' snob del povero Padoa Schioppa. Fu Monti a farlo assurgere al ruolo di star mediatica. Nel dichiarare guerra agli evasori l'ex unto del signore - uno dei più grossi bluff della storia repubblicana, descritto addirittura come salvatore della patria - mandò Befera ad occupare tutti i canali televisivi, le pagine dei giornali. Arrivarono i famosi blitz a Cortina e Portofino dove è facile mandare i finanzieri a fare le facce truci, più difficile in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia....
Befera parlò in quei casi che era bene che l'Amministrazione incutesse anche un po' di "sana paura" che esortasse gli italiani ad essere virtuosi. Non fu "fortunato", che la crisi nel 2012 iniziò a mordere sul serio e ci furono migliaia di imprese chiuse, decine di imprenditori che finirono per suicidarsi per la vergogna, per l'impossibilità di andare avanti. Scoppiò lo scandalo dei crediti delle imprese NON pagati dalo Stato. Ma come ? Monti e Befera a parlare di etica, di morale, di doveri e poi lo Stato per primo si comportava come il più cronico degli inadempienti, oltretutto decretando in alcuni casi (le ASL e i debiti della Sanità in genere in diverse regioni) impedendo ai creditori di agire per recuperare quanto a loro dovuto !? . La Corte Costituzionale è intervenuta stabilendo l'illegititmità di tali norme, che però si aveva avuto lo stomaco di emanare.  E quando in tv a Befera si suggeriva, per combattere l'evasione, l'interruzione del pactum sceleris tra venditore e cliente, con la possibilità della detrazione fiscale di tutte le spese sostenute, l'uomo era capace senza rossori di dire che i "cittadini devono fare il loro dovere senza incentivi particolari". E certo, mica poteva dire che così quello che si recuperava da un lato lo si perdeva dall'altro e quello che alla fine solo interessa allo Stato e quindi all'Agenzia è INCASSARE ! L'obiettivo, sempre unico e solo, era questo, non lo slogan "pagare tutti per pagare meno" di cui pure in tanti si riempiono sempre la bocca.
Tutte cose vere e note. Allora perché forse lo rimpiangerò ? Perché sono piuttosto sicuro che chi lo sostituirà sarà peggiore. Me lo sento. Befera, tranne un po' nel periodo montiano, dove effettivamente si era euforizzato per tanta attenzione, per il resto del suo mandato (quindi 5 anni su 6 ) non è stato arrogante, anzi, ha avuto almeno la parvenza del soggetto dialogante. Magari solo apparenza, però in un campo così delicato anche quella conta.  In materia di tasse Renzi dice di avere le idee chiare e nei suoi libri ha criticato l'infernale sistema attuale dove non sai mai se non hai sbagliato qualcosa nel redigere la dichiarazione, nel calcolare gli importi, nell'applicare detrazioni ed esenzioni. Dice di volere un sistema semplice e trasparente.
Come sia possibile, dopo 30 anni da contribuente, non saprei immaginarlo, però vediamo.
Certo sarebbe tragico che invece arrivasse un simil Visco e col piglio di Renzino. Allora veramente saremmo fottuti. 

La notizia del passo indietro, di cui si sentiva parlare, l'ho trovata confermata sul Corriere della Sera, nell'articolo che segue.



Mister Fisco prepara l’uscita dopo sei anni Il caccia evasori ha scovato 65 miliardi
Befera lascia a maggio. La fusione tra 
l’Agenzia delle entrate ed Equitalia 
 
ROMA — Una volta conclusa, nei prossimi giorni, la prima tornata di nomine nelle grandi aziende pubbliche (Eni, Enel, Finmeccanica, eccetera), il governo Renzi dovrà fare una scelta importantissima, quella del successore di Attilio Befera. Mister Fisco, infatti, lascerà in prossimità della scadenza del suo mandato, il secondo, che termina a giugno quando (il 29) tra l’altro Befera compirà 68 anni. Il direttore generale dell’Agenzia delle entrate e presidente di Equitalia lascerà probabilmente a fine maggio, visto che il 24 scade per il governo il termine (90 giorni dal giuramento) entro il quale deve confermare o meno tutti gli alti dirigenti dello Stato (spoils system). Befera ha fatto sapere che, dopo sei anni, vuole andar via. E il governo Renzi, del resto, aveva già deciso di cambiare.
Il 2 aprile, convocato in audizione dalla Commissione finanze del Senato, Befera ha voluto lasciare un lungo e dettagliato bilancio della sua gestione. Nel 2008 gli incassi della lotta all’evasione ammontavano a 6,9 miliardi di euro. Sono saliti di anno in anno, fino ad arrivare al record di 13,1 miliardi nel 2013. Nonostante la crisi dell’economia e nonostante i dipendenti dell’Agenzia siano scesi da 49 mila nel 2001 a 46 mila nel 2008 a 40 mila nel 2013. «Per ogni 100 euro di gettito complessivamente incassato il costo sostenuto per l’Agenzia si è attestato nel triennio 2011-2013 intorno a 85 centesimi», ha sottolineato con orgoglio. Certo, si potrebbe obiettare che 13 miliardi di euro recuperati equivalgono ad appena il 10% del gettito evaso, secondo le stime della stessa Agenzia e che, come ha osservato la Corte dei conti, solo la metà viene da controlli sostanziali (accertamenti) mentre il resto deriva da errori materiali nelle dichiarazioni dei redditi e da controlli documentali. Ma questi 64,9 miliardi recuperati in 6 anni, a una media di 10,8 miliardi l’anno, sono costati attacchi ingenerosi a Befera, scelto nel 2008 dal governo Berlusconi (ministro dell’Economia Giulio Tremonti) e confermato dai governi Monti e Letta, e perfino minacce di morte, al punto che il direttore non può fare più un passo senza la scorta.
La polemica più clamorosa, forse, quella sul blitz di Cortina nella notte di San Silvestro del 2011, che scatenò le proteste di albergatori, turisti e politici che gridarono allo «Stato di polizia». Blitz difeso fino in fondo da Befera, che proprio nell’audizione al Senato ha rivelato che con questa operazione sono stati incassati 2 milioni di euro e che su 163 accertamenti avviati 142 sono stati definiti e incassati. Una vittoria quindi, che però non convince l’attuale presidente del Consiglio che, dopo aver twittato, l’altro ieri, «lotta all’evasione? Vedrete, vedrete...» ha commentato con i suoi collaboratori: «La lotta all’evasione non si fa con i blitz a Cortina o a Ponte Vecchio, ma con un investimento massiccio in tecnologia e innovazione». E non è un caso che Renzi stia pensando a un incrocio sistematico delle banche dati (sommando quelle sparse in tutte le amministrazioni ce ne sono 129, ma non dialogano tra loro) e all’unificazione dell’Agenzia delle entrate e di Equitalia, la società per la riscossione posseduta al 51% dall’Agenzia e al 49% dall’Inps. Il prossimo direttore generale dovrebbe quindi essere a capo di un colosso (considerando che l’Agenzia delle entrate ha assorbito anche l’Agenzia del territorio) con circa 48 mila dipendenti. L’operazione dovrebbe consentire anche risparmi sulle strutture di vertice: un solo consiglio di amministrazione, un solo direttore, il cui stipendio tra l’altro dovrebbe essere sottoposto al nuovo tetto (239 mila euro lordi l’anno, come il presidente della Repubblica) contro i 302.900 euro lordi che prende Befera.
Per il totonomina è presto, anche se nei corridoi alcuni nomi iniziano a circolare. Se verrà scelto un interno, la candidatura naturale è quella di Marco Di Capua, vicedirettore vicario, 54 anni, ex ufficiale della Guardia di finanza. Se la scelta dovesse restare in ambito tecnico ma cadere su una donna, gira il nome di Fabrizia Lapecorella, capo dipartimento finanze del ministero dell’Economia, mentre si considera in corsa anche Gabriella Alemanno, ex numero uno dell’Agenzia del territorio, diventata vice dopo la fusione con le Entrate. Tra le soluzioni tecniche anche Giuseppe Peleggi, 55 anni, direttore dell’Agenzia delle dogane, e il vice Luigi Magistro, 54 anni, già capo dell’accertamento con Befera. Ma la scelta di Renzi e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan potrebbe invece ricadere su un profilo più politico, ancora una volta per stupire. «Vedrete, vedrete...».

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