domenica 13 aprile 2014

IL NUOVO VIOLANTE : QUANDO INVECCHIARE FA BENE


Ogni volta bisogna fare uno sforzo per dimenticare come Violante fu uno dei fondatori di magistratura democratica (sul Camerlengo sempre rigorosamente citata a lettere minuscole) e uno dei padri dell'impegno politico dei magistrati. Credo se ne sia pentito, anche se lui preferisce dire, come il barone Frankeistein, che le sue intenzioni erano diverse e che la "creatura" gli è sfuggita di mano.
Resta che, da un po', lui ha assunto una posizione assai critica per molte delle posizioni e iniziative della corrente da lui generata (complice Castelli, ma ai tempi era lui la figura più mediaticamente conosciuta, tanto è vero che poi gli fu facile avviare la sua carriera politica) e le sue idee sulla Giustizia contengono spunti preziosi e condivisibili (non tutti), che in parte si possono cogliere nella sua intervista al Corriere della Sera che di seguito riporto. Giusto quando parla di riforma in materia disciplinare dei giudici, quando ricorda le cose buone che sono state fatte per realizzare il "giusto processo" (ancorché da tempo si sia in stallo, con molte recrudescenze "accusatorie" e giustizialiste ), il blocco creato non solo dal berlusconismo ma anche dalla stolida posizione di chi, con la scusa del Cavaliere, ha favorito l'immobilismo. Lucido  quando denuncia la demagogia di leggi come "l'omicidio stradale", cui nemmeno Renzi sembra sfuggire, e pone il problema di cose deve essere reato nel XXI secolo, rimandando ad una importante opera di depenalizzazione. Infine, bella e opportuna la denuncia del sopruso di diritto di chi "cerca" la notizia di reato, invece di attendere, come la Legge prescrive, che la stessa giunga all'Autorità Giudiziaria nelle forme previste. 
Insomma, buone cose.
Prima di lascirvi alla lettura un commento sulla notizia che il PD voglia presentare il Prof. Fiandaca nelle proprie liste alle Europee. Io sarei felice di poter pensare che questa scelta significhi che quel partito stia decidendo di ripercorrere gli sciagurati passi compiuti negli ultimi decenni e recuperare una visione del Diritto corretta e garantista. Il timore invece è che sia  solo un santino acchiappa voti, che poi, nel Parlamento europeo, come potrebbe mai fare ? Nemmeno ostacolare la iattura della procura europea. 


    Violante, la sinistra e il tabù giustizia: 
    c’è stato un blocco ideologico
    «La prima cosa su cui intervenire 
    è la disciplina dei magistrati»
     
    ROMA — «Una riforma della giustizia deve partire dalla organizzazione degli uffici e non dalle norme». Nell’ambito della stessa regione, ci sono uffici Gip-Gup che sbrigano i procedimenti in una media di 88 giorni (a Salerno) e altri (a Napoli) che impiegano 422 giorni. Alcuni uffici hanno una produttività superiore alla media europea. Altri sono alla catastrofe. Per cui, sostiene l’ex presidente della Camera Luciano Violante che gli affari di giustizia li conosce bene, «prima di avviare nuove riforme bisognerebbe individuare le cause di queste grandi disparità e incidere su di esse. Non si può sperare nel successo solo cambiando una norma, che continuerà ad avere applicazioni differenziate sul territorio».
    Eppure negli ultimi 20 anni i veti incrociati hanno generato un blocco totale. Le riforme sulla giustizia sono state un vero tabù per la sinistra, come sostiene «Left», l’inserto del sabato dell’Unità?
    «Non è esatto, anche se non possiamo dirci soddisfatti. Penso alla riforma del giusto processo, all’ordinamento giudiziario del governo Prodi, al processo telematico. E, da ultimo, il pacchetto proposto dal ministro Severino, con la legge anticorruzione, il tribunale delle imprese, la riforma delle circoscrizioni giudiziarie, e gli interventi recentissimi per decongestionare le carceri. In realtà, la vita degli ultimi governi è stata troppo breve per poter avviare riforme strutturali».
    Ma i nodi sono sempre gli stessi: il giudice terzo, la distinzione delle funzioni, la giustizia che dovrebbe tutelare i più deboli, il Csm .
    «In questi 20 anni c’è stato un blocco ideologico, anche alimentato da una pressione elitario-borghese esterna al Parlamento, che ha teorizzato: “Con Berlusconi non si fa nulla”, “con la destra non si tocca nulla”. È pure vero, però, che la destra non ha mirato a migliorare la giustizia, ma a risolvere specifiche questioni giudiziarie. E questo secondo aspetto ha fortemente influenzato il primo».
    Di queste riforme, mancate per alcuni, evitate come la peste per altri, qual è la prima alla quale potrebbe metter mano il governo Renzi?
    «C’è un punto chiave in tutto questo ragionamento: la disciplina dei magistrati. Mi riferisco a tutti: ordinari, amministrativi e della Corte dei Conti. A dire il vero la magistratura ordinaria ha mostrato una certa trasparenza nella gestione dei “processi” disciplinari, anche se con risultati a volte discutibili. La responsabilità dei magistrati contabili e amministrativi rimane un mistero. Per questo un’Alta corte per tutte le magistrature sarebbe il punto essenziale per decorporativizzare la decisione disciplinare».
    A luglio si rinnova la componente togata del Csm. Poi arriveranno i laici. C’è qualcosa da cambiare?
    «Bisognerebbe seguire il modello della Corte costituzionale dove i giudici, giunti a fine mandato, vengono rinnovati uno per volta. Alla Consulta il plenum non scade mai. Invece, al Csm succede che il primo anno di consigliatura i «laici» nominati dal Parlamento, che sanno poco del governo interno della giustizia, vengono sopraffatti dai “togati” che sanno tutto , perché è il loro mondo professionale».
    Ma veramente crede che basti partire da qui per scardinare l’impasse?
    «Interventi di questo tipo scuotono la struttura, la rendono diversa da quella che è stata fino ad ora».
    Il Pd a guida Renzi potrà osare dove altri si sono tenuti a debita distanza?
    «Molto dipende da come andranno le elezioni europee. Di lì nascerà la nuova carta geopolitica italiana».
    La ricetta più popolare è aumentare i titoli di reato. È un’illusione?
    «Il vero studio strategico riguarda cosa deve essere punito penalmente nel XXI secolo. Sono scelte frutto di una riflessione profonda sui beni e i valori della società. Per esempio, non condivido la proposta di chi intende inserire nel codice penale l’omicidio stradale. Rispetto il dolore delle persone, ma non ce n’è bisogno. La sanzione penale finisce per essere una bandiera che può piantare uno Stato per dimostrare la propria sensibilità».
    Ecco, appunto, nel breve capitolo sulla giustizia del discorso programmatico davanti alle Camere, Renzi ha citato l’omicidio stradale.
    «Lo capisco, anche lui ha il problema del consenso, è un argomento popolare... Con la capacità di traino che ha, credo comunque che Renzi può dire le parole giuste per modernizzare davvero. E il ministro Orlando è davvero un’ottima scelta».
    E l’obbligatorietà dell’azione penale regge ancora?
    «È ancora inevitabile. Mentre non va bene la prassi di fare indagini al solo scopo di vedere se per caso un reato è stato commesso. Il magistrato deve agire solo se ha ricevuto, in qualunque forma, una seria notizia di reato. Altrimenti è un abuso contrario ai principi dello stato di diritto».

    1 commento:

    1. MASSIMILIANO ANNETTA

      La sinistra, e con lei il PD che ne rappresenta la piu' gran parte quantomeno in termini di rappresentanza, deve ripartire da qui. Per quanto mi concerne quelli enunciati, non da oggi, da Luciano Violante sono principi non negoziabili ora e per il futuro

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