Bravo Polito, che conferma un buon coraggio civico, oltre che di professionista del giornalismo, nel denunciare il vizio della illegalità camuffata da istanza sociale, fatta valere con la violenza nei cortei e manifestazioni di piazza. Lo aveva già fatto, e ripetutamente, combattendo per la "sua" Napoli contro lo scandalo della case popolari occupate e gestite dalla Camorra, con il vile silenzio del municipio ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/09/de-magistris-e-la-legge-che-napoli.html ). Eppure, il sindaco sceriffo De Magistris, del rispetto della legge aveva fatto la testuggine della propria campagna elettorale...ma non è cosa nuova...anche altri magistrati, tuttora in servizio, mostrano MOLTO coraggio con certi reati e determinati imputati, girando bene al largo dall'indagare e intralciare le varie mafie che affliggono l'Italia, ormai non più solo nelle conosciute 4 regioni del sud. Si guadagna facilmente la prima pagina e non si corrono rischi.
Anche Pierluigi Battista sfida la sinistra bene, quella capalbiese e al caviale, denunciando lodevolmente la perdurante occupazione del Teatro Valle di Roma da parte di pseudo artisti e altri soggetti commisti e collusi coi centri sociali ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/02/il-prefetto-chiamato-far-cessare.html ).
Bravo. Ma sicuramente dire ai violenti professionisti delle piazze che a loro non deve essere consentito di manifestare, e che bisogna farla finita con i "pochi provocatori" che tali non sono, e che la Polizia avrà anche al suo interno elementi che nel reagire non restano nei limiti della legge, ma che la reazione non deva MAI far dimenticare l'azione, bè lo trovo pericoloso.
Certo, mi si potrà obiettare, non senza ragione, che i radical chic del Teatro Valle forse il Corriere della Sera lo leggono, e quindi sicuramente si saranno risentiti della giusta condanna del loro operato da parte di Battista, mentre con ogni probabilità i gorilla dei balck, e ora anche blu, bloc no (chissà qual è il perché di queste variazioni cromatiche).
Però, nell'eventualità, la reazione potrebbe essere quella che ormai hanno imparato a conoscere i pochi amministratori e imprenditori coraggiosi delle valli infestate dai No Tav.
La prossima guerriglia è prevista in occasione di una manifestazione contro un decreto promosso dal Ministro Lupi il quale, uditie udite, osa stabilire che " chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento ai pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo, e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge".
C'era bisogna di un decreto legge per questo ? Non è qualcosa già derivabile dalle norme esistenti ?
Comunque, specifichiamo l'ovvio, nel caso qualche amministratore fosse analfabeta di diritto. Ebbene, contro questa norma "liberticida" del "diritto di occupazione" si annuncia un corteo che sfiderà il divieto di occupare il centro della capitale recentemente evocato dal ministro Alfano, nella sua qualità di responsabile degli interni. Disordini, danni e botte sono certi. Magari, per prevenzione, avranno iniziato a mettere i numeri sui caschi dei poliziotti...
quel corteo
per l’illegalità
Uno dei prossimi cortei del Maggio romano è contro un decreto legge del ministro Lupi. Contiene un articolo che statuisce l’ovvio, e cioè che «chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento ai pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo, e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge». Dunque i promotori hanno indetto una manifestazione in difesa dell’illegalità; e questo, in un Paese libero e democratico, è perfettamente nel loro diritto. Ma il punto è: hanno diritto a manifestare in difesa dell’illegalità anche illegalmente, cioè trasformando il corteo in guerriglia, al fine di saldare i conti con i poliziotti? Secondo noi no.
Si cita spesso il diritto costituzionale per opporsi a ogni ipotesi di divieti e regole più stringenti. Ma la nostra Costituzione in materia è chiarissima. Recita infatti, all’articolo 17, che «i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi». Chi si presenta col casco, la spranga, i razzi nello zaino, e una tuta per mimetizzarsi, non rientra dunque nella fattispecie costituzionale e perde il suo diritto. E «delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica». Lo Stato non può dunque sindacare il perché della manifestazione, ma il come. Può perciò vietare anche preventivamente un corteo che non dia garanzie di essere pacifico e senz’armi. Del resto, in altri campi della vita pubblica si praticano regolarmente divieti preventivi a fini di ordine pubblico: pensate ai tifosi cui è vietato di andare allo stadio perché notoriamente violenti.
In Italia è invece invalsa una costituzione materiale secondo la quale chiunque può manifestare dovunque, e se poi il corteo diventa violento la colpa è sempre di non meglio precisati infiltrati e provocatori. Al punto che spesso si finisce con l’accusare le forze dell’ordine di aver addirittura organizzato gli incidenti per poter fare a botte con i pacifici manifestanti.
Non c’è eccesso di reazione delle forze di polizia, per quanto sanzionabile anche penalmente, che non sia una reazione. Dobbiamo dunque impedire in primo luogo l’azione. Non c’è capitale al mondo in cui si consenta una settimana sì e una no di far sfilare in centro gruppi mascherati e armati. Così si calpesta il diritto, altrettanto costituzionalmente garantito, di centinaia di migliaia di cittadini di andare al lavoro e di portare i figli a scuola, senza rischiare di finire all’ospedale o di vedere la propria auto data alle fiamme. Anche l’ordine pubblico è un «bene comune», in fin dei conti. O no?
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