A leggere la notizia che trovate sotto, ripresa dal Corriere di oggi, sembrava che 20.000 indiani avessero sfilato a Brescia, sabato scorso, per la liberazione dei Marò italiani.
Francamente non credo che in due anni gli italiani abbiano mai partecipato così tanti ad una delle manifestazioni organizzate a favore di Girone e Latorre.
Nei sondaggi la solidarietà nazionale è forte e assolutamente prevalente - il che, in un paese antimilitarista e a volte anche un po' vigliacco come il nostro, non è affatto scontato- come rivelato da una indagine della IPSOS di Pagnoncelli ( ne parlammo qui : http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/02/volete-che-li-decoriamo-e-in-india-il.html ), ma a livello di manifestazioni, sit in, altre forme visibili di denuncia e protesta, non mi sembra che quelle organizzate abbiano mai ottenuto partecipazioni consistenti. Peccato.
La comunità indiana invece nelle sue iniziative, diverse, ha radunato un numero sempre maggiore di aderenti, fino a questo numero in effetti sorprendente.
Poi vai a leggere la cronaca di Brescia, e scopri che sì, è vero che nel colorato corteo campeggiava la scritta " “Marò liberi subito. Siamo con voi”. Però è altrettanto vero che il numero era determinato dalla ricorrenza, la Baisakhi, la festa del raccolto, che ogni anno porta a Brescia i sikh che risiedono nel Bresciano, ma anche nelle province limitrofe.
Resta lodevole il pensiero, ancorché inevitabile ilpensiero che gli indiani di qui siano stati mossi da ragioni anche un po' "ruffiane" : preoccupati dell'ostilità che può venire loro dalla condotta del loro Paese d'origine, ne prendono le distanze. Primum vivere. Ci sta.
Però le ragioni che espongono sono ispirate a saggezza. Non affermano che i due italiani siano senza dubbio innocenti, ma che la loro nazione non si sta comportando bene, trattenendoli senza un processo (veramente finora non hanno partorito nemmeno un atto di imputazione chiaro : omicidio volontario ? preterintenzionale ? colposo ? hanno agito come militari in missione ? come sprovveduti allucinati ? come cinici killer ? ).
Questo mi pare incontestabile.
Così come corretta mi pare la loro accusa di una strumentalizzazione politica della vicenda da parte dei politici del loro paese. E già che ci sono, ripropongono pure il problema tribale : i "cattivi" sono gli indù, dei "fanatici", mentre loro sono sikh, quelli che hanno fatto l'indipendenza.
Insomma da apprezzare e lodare comunque, e pazienza se il Corsera aveva fatto pensare ad altro.
Gli indiani d’Italia scendono in piazza
per chiedere la liberazione dei marò
Manifestazioni in Lombardia, Veneto
e Lazio: «Usati a fini politici»
E loro, gli immigrati divenuti braccianti, addetti alla cura del bestiame nella stalle della Pianura padana, domestici delle belle case di città hanno messo la loro faccia per protestare contro la madrepatria. Sorprende l’uscita allo scoperto da parte delle comunità indiane, sorprendono le dimensioni che la campagna ha assunto, andando in crescendo con il classico effetto valanga.
I primi echi risalgono alla fine di marzo quando a Milano viene organizzata una manifestazione pubblica a sostengo di Latorre e Girone: c’è una raccolta di firme, un presidio di piazza Fontana quando a sorpresa compare una folta delegazione (circa 300 persone) degli indiani residenti a Milano. Portano una lettera indirizzata al sindaco Giuliano Pisapia con in calce 5 mila firme di loro connazionali residenti in città in cui si chiede il rilascio dei militari italiani. Negli stessi giorni in provincia di Verona centinaia di fedeli sikh che lavorano nelle campagne della zona si uniscono a una manifestazione a favore dei marò. «Il governo indiano faccia chiarezza sulla vicenda» chiedono come un sol uomo.
È solo l’inizio. A metà aprile, in coincidenza con una serie di festività religiose indiane, le iniziative si moltiplicano e crescono di dimensione. A Pessina Cremonese, dove sorge il più grande tempio sikh d’Europa, gli immigrati indiani organizzano una petizione rivolta al governo del loro Paese sempre per ottenere il ritorno a casa dei marò; la sottoscrizione sfonda in breve quota 10 mila adesioni e la foto di Girone e Latorre viene portata in processione assieme alle statue delle divinità indiane. L’apoteosi arriva sabato scorso, quando a scendere in piazza è la comunità di Brescia, una delle più numerose di tutta Italia. I sari dorati delle donne, i turbanti degli uomini, i petali lanciati dal cielo con un elicottero formano un serpentone immenso e coloratissimo di ben 20 mila persone che sfilano dietro uno striscione con la scritta «I marò subito a casa».
«Riteniamo che il trattamento riservato a due soldati sia ingiusto — dichiara Kolovinder Singh, portavoce degli indiani di Brescia — indipendentemente dalla loro nazionalità. Se hanno commesso dei reati siano processati, ma non in quel modo e soprattutto senza tenerli separati dalle loro famiglie».
Facciamo notare a Singh che a Nuova Delhi le autorità la pensano diversamente e che anzi c’è chi ritiene sia stato usato un trattamento di favore per due accusati di duplice omicidio... «Laggiù c’è di mezzo la politica, la vicenda dei marò viene usata per scopi propagandistici specialmente dagli estremisti indù. Ma noi siamo sikh e l’85% dei morti per l’indipendenza indiana erano nostri fratelli».
Claudio Del Frate
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