lunedì 28 aprile 2014

QUELLI DI magistratura democratica PIANGONO PER BERLUSCONI (ANCORA) IN LIBERTA'


Usare il termine "setta" per la corrente di magistratura democratica è un consapevole dispregiativo, che la parola ha un'accezione negativa nella percezione comune, ma letteralmente  sta ad indicare semplicemente  un gruppo di persone che segue una dottrina religiosa, filosofica o politica che, per particolari aspetti dottrinali o pratici, si discosta da una dottrina preesistente già diffusa e affermata.
magistratura democratica nacque nella convinzione che il magistrato non fosse solo "la voce della legge" - a me pare(va) già compito alto ed impegnativo assai - ma avesse una missione politico sociale da svolgere tramite la sua funzione. Insomma una associazione politica, tout court. 
E tale è stata ed è, alla luce del sole. Nessuna Spectre, nessun complotto, che i documenti programmatici sono lì, espliciti, ad indicare la "via". 
Così scriveva Gherardo Colombo, il "filosofo" di Mani Pulite (Di Pietro era lo sgherro, Davigo il secchione, Norrelli il Capo e D'Ambrosio il Vice) nel lontano 1983.
IL RUOLO ATTUALE DELLA MAGISTRATURA
E' stata devoluta alla magistratura una serie di compiti che non sono suoi propri e che investono più la funzione politica che non quella giurisdizionale (...) Ciò ha portato necessariamente l'ordine giudiziario ad invadere, perchè richiesto, sfere di intervento istituzionalmente riservate ad altri (...) In Italia succede che spesso l'unica attività di controllo sia rappresentata dal controllo giudiziario , che si trasforma in controllo politico nella misura in cui ha come conseguenza di incidere sulla vita politica dello Stato (...) Si può concludere, pertanto, che non per spinte endogene, ma per imposizioni esogene (cioè non a seguito di scelte proprie della magistratura, ma perchè la stessa vi è stata portata) l'ordine giudiziario solge attualmente , di fatto, l'unica attività di controllo politico stabile, continuativa ed incisiva nel nostro paese (...) Quando si parla di opposizione politica svolta dalla magistratura, ci si riferisce esclusivamente alla attività di controllo giurisdizionale che, esercitato nell'ambito delle proprie competenze , si trasforma in controllo politico perchè altre forme di controllo sono carenti , e perchè attraverso l'imposizione di attività di supplenza il controllo giurisdizionale si è trasformato anche in controllo politico (...) Una serie di motivi contingenti rende del tutto impraticabile e comunque soltanto apparente una prospettiva immediata di "ritorno alla terzietà" (...) Una scelta di terzietà in questa situazione avrebbe come conseguenza un rafforzamento dell'assetto sociale caratterizzato dalla carenza di opposizione (...) Ed allora, nella consapevolezza della nuova funzione, alla magistratura si aprono nuove possibilità di intervento. (CIT. GHERARDO COLOMBO, su QUESTIONE GIUSTIZIA, rivista trimestrale di Magistratura Democratica, numero 4 del 1983).

Insomma, la solfa che poi si sarebbe ascoltata 10 anni dopo, quando nell'esondare consapevole dal loro ruolo - Borrelli si parlava con i direttori dei giornali !! tra procura Corriere, Repubblica e Unità c'era un filo rosso quotidiano - , la giustificazione era che c'era un vuoto da riempire...
Sono passati altri 20 anni e quel vuoto c'è ancora, e pazienza se ad alimentarlo e ad aggravarlo le toghe danno la loro bella mano. 
Oggi, un piccolo cadeaux  propalato dal periodico dei settari "Questione Giustizia" , conferma, ma non ce n'era bisogno, che quella tra Berlusconi e loro è una vera lotta mortale, e l'odio ad personam ha un suo ruolo. 
In buona sostanza, alla stregua di un Antonello Caporale, oggi militante sul Fatto dopo una discreta carriera a Repubblica (chissà, ad un certo punto il giornale di L.go Focherini gli sarà sembrato troppo moderato...) che l'altro giorno, al TG3 di mezzanotte, non si capacitava che uno condannato per frode fiscale non stesse in carcere...
Uno di 77 anni, per un reato di allarme sociale zero (l'allarme non si misura sullo "sdegno", lo preciso per chiarezza), tra parentesi leader , secondo le ultime elezioni politiche, di un terzo dell'elettorato votante, non va in galera perché la stessa procura di Milano, non certo famosa per indulgenza nei confronti del Cavaliere, ha ritenuto sufficiente la pena alternativa dell'affido ai servizi sociali. 
Si discute che nella determinazione di questi ultimi si sia stati generosi fino alla burla. Personalmente ho scritto che 4 ore alla settimana certo non mi sembrano un impegno gravoso e nemmeno socialmente significativo, in generale, e che probabilmente nella decisione fosse intervenuto un buon senso generale (leggere, volendo, il link http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/04/come-previsto-il-cavaliere-evita-il.html ) , però ho letto colleghi esperti in materia che mi dicono come non sia affatto una cosa così strana la modalità applicata a Berlusconi. 
Ma insomma, che Caporale, che è un giornalista di chiara collocazione, si disperi lo capisco. Che uno scrittore - di cui non ho letto nulla e penso di continuare -  come Cacciapuoti a sua volta si dica disorientato, che anche lui probabilmente sognava il Cavaliere in galera (non disperi..ancora non è morto. Magari ci riescono), amen, che come loro la pensano in tantissimi (così come altrettanti tanti continueranno a pensare ad un Cavaliere condannato ingiustamente).
Ma che a dolersi ad alta voce, criticando espressamente i propri colleghi (l'attacco diretto è a quelli di sorveglianza, ma può essere tranquillamente esteso a quelli della Procura, come detto aderenti alla richiesta dei difensori di Berlusconi ) siano altri magistrati, che non perdono occasione per reclamare la pena "esemplare", "etica", francamente non è un bel vedere, ancorché certo non sorprenda più di tanto.
Gente così va rottamata, ma ci vuole coraggio per farlo.Certo più di quello occorso contro Veltroni e D'Alema.
La notizia non è su Libero, ma sul Corriere della Sera

 Il Corriere della Sera - Digital Edition
 
Md contro i colleghi: 
servizi sociali? Presa in giro



ROMA — «I cittadini si aspettavano che una grave condanna non finisse miseramente nel nulla e soprattutto non finisse con quella che sembra una presa di giro, con quelle quattro ore settimanali ad intrattenere i vecchini». Sul sito di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe, arriva una critica molto severa alla decisione con cui il tribunale di sorveglianza di Milano il 15 aprile scorso ha disposto l’affidamento di Silvio Berlusconi ai servizi sociali, per scontare la condanna per frode fiscale inflittagli al termine del processo Mediaset, prevedendo per lui un impegno di quattro ore a settimana per assistere gli anziani ospiti della Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone.
È il direttore di Questione giustizia , il periodico di Md, Beniamino Deidda, sino all’anno scorso procuratore generale a Firenze, a fare le pulci alla decisione dei suoi ex colleghi, che hanno ritenuto che Berlusconi «presentasse scarsissima pericolosità».
Secondo Deidda, invece, «il Tribunale avrebbe dovuto
valutare in concreto la pericolosità e le condizioni per un proficuo inserimento di questo condannato, che ha infranto gravemente la legge nonostante le sue condizioni economiche e sociali, mentre rappresentava il popolo italiano in Parlamento e ricopriva prestigiose cariche pubbliche». 


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