martedì 29 aprile 2014

TERZO PIANO PALAZZO TRICOLORE PRONTO : CITOFONARE ATALANTA


A 11 punti dalla Juventus, quando mancavano 10 giornate, garcia durante un'intervista disse che lo scudetto probabilmente era andato, che il distacco era importante. Poi qualcosa gli deve aver fatto cambiare idea, che da allora, nonostante le partite diminuissero, e il vantaggio restasse solido (sceso ad 8 dopo la sconfitta della Juve col Napoli, che non era così impensabile, al San Paolo, dove infatti anche la Roma aveva perso), il mister giallorosso ha messo su il suo mantra "non è finita, possiamo farcela". 
A dispetto di ogni considerazione logica, tecnica e agonistica, legata a :
- sempre meno partite
- calendario della Juve tutto sommato agevole : dopo il Napoli unica partita ad alto coefficiente di difficoltà era (è) quella con  la Roma. Per il resto tutte partite con squadre di medio-bassa classifica, e con più partite in casa che fuori (dopo Napoli. 4 su 7).
- vantaggio nello scontro diretto. La Juve all'andata con la Roma non solo ha vinto, ma lo ha fatto per 3-0. Questo significa che la Roma aveva anche l'handicap della classifica avulsa da superare. In concreto, oggi che di punti in palio ne sono rimasti 9 e la Juve è sempre a + 8, basterebbe anche farne uno solo tra Atalanta e Cagliari in casa, perdendo con la Roma con non più di due gol di scarto. La Juve di Conte tre gol in tre anni non li ha presi MAI.
- campionato italiano decisamente spaccato in tre, con le due di testa a fare corsa a sé (e Roma sempre a debita distanza per TUTTO il girone di ritorno ), un gruppone a metà classifica, molto staccato dal vertice, e poi l'abisso delle ultime. Le squadre  a cui garcia chiedeva di fermare la Juve avevano ( e hanno) mediamente 65 punti in meno !! . Insomma, parliamoci chiaro, i punteggi record delle prime due sono anche frutto di un campionato squilibrato, con un gap non positivo tra grandi e piccole. 
Tutte queste considerazioni sono semplici, direi banali. Non c'è bisogno di essere dei tecnici. Eppure chi è strapagato per esserlo, un tecnico, si affida all'imponderabile, allo slogan pubblicitario " impossible is nothing", che fa effetto ma. appunto, è pubblicità.
All'inizio ho pensato che l'allenatore della Roma usasse questa strategia per impedire che i suoi giocatori si rilassassero, ritenendo non solo impossibile raggiungere i primi, ma anche al sicuro sui terzi. DI qui l'idea, azzeccata, di farli guardare avanti in modo da continuare a tenere gli inseguitori dietro. E infatti a 4 giornate dalla fine la Roma ha centrato l'insperato obiettivo, all'inizio del campionato, di conquistare l'ammissione diretta alla Champions. Poi però l'uomo ha continuato, aggiungendo al mantra "non è finita", anche qualche stonato riferimento ai soliti accadimenti "strani", sempre contro la Roma. Capirai, come se ci fosse bisogno del mister per fomentare la tendenza genetica del tifoso romanista tipo al vittimismo. E così la "legge Destro" (senza la minima parola di biasimo alla condotta gravemente anti sportiva del suo calciatore) e poi le squadre che non s'impegnano (solo con la Juve eh ! ). Strano, già che c'era, che si sia scordato di dire che al Sassuolo diversi giocatori sono in prestito o in comproprietà col club bianconero ! (tra cui Zaza, che ha fatto gol, e Sansone, il migliore in campo insieme a Tevez). Probabilmente non lo sapeva.
Se l'intento di garcia era quello di creare tensione alla squadra di testa,  questo si è rivelato un boomerang, finendo per giovare ai bianconeri che grazie non solo alla marcia della Roma ma anche alle esternazioni del trainer giallorosso, non si sono rilassati dall'alto di un vantaggio raramente visto in serie A.
Forse sarebbe convenuto di più - sicuramente dal punto di vista della simpatia sportiva, ma mi pare evidente che è materia che non interessa al  tenebroso garcia - tenere i fari spenti, parlare di champions league, di scudetto andato, per provare a far deconcentrare gli juventini e veramente fargli perdere qualche punto qua e là. Così invece ha ottenuto il massimo della concentrazione. Conte aveva bisogno del rumore del nemico per tenere svegli i suoi (piuttosto stanchi : ricordare che la Juve ha giocato una quindicina di partite in più rispetto ai giallorossi, quest'anno esculi dall'Europa, grande e picocla), e garcia gliel'ha regalato.

Quando ancora mancavano dieci partite alla fine, feci una tabella scudetto  ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/03/ecco-perche-la-juve-ha-vinto-lo-scudetto.html ), che prevedeva ben 4 passi falsi : le sconfitte fuori casa contro Napoli e Roma, i pareggi con il Parma (che in quel momento stava andando alla grande. Ora ha molto rallentato) e con l'Udinese. Vincendo le altre sei, sarebbe stato comunque scudetto.
La Juve di Conte ha fatto meglio, perdendo sì col Napoli ma vincendo le partite che "poteva pareggiare".
Eppure, ancora prima di Sassuolo (28 punti) - Juve (90) il sig. garcia faceva la sua chiamata alle armi.
SI silenzierà finalmente ? O il sogno continua ? 
L'articolo che commenta la faticata vittoria bianconera ( pioggia e ritmo del Sassuolo avevano creato diversi problemi alla Juve nel primo tempo. Molto meglio nella ripresa) è tratto dal Corriere della Sera.
Bellissima la chiosa di Tomaselli, in altra parte del giornale :
Il terzo piano del palazzo tricolore ormai è pronto. Citofonare Atalanta.




Il Corriere della Sera - Digital Edition

Tre gol per il tris
La Juve batte in rimonta il Sassuolo: 3-1
A Reggio Emilia comincia la festa scudetto
 (Ansa/Baracchi)
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI REGGIO EMILIA — Tutto in una notte, dal timore-scudetto alla festa-scudetto tra la via Emilia e il diluvio. In una partita che è una summa di una stagione lunga e faticosa, piena di insidie e di momenti esaltanti, la Juventus si cuce virtualmente le tre stelle sul petto. Basteranno tre punti con l’Atalanta (Tutti presenti? Si odono alcuni cori contro Napoli), in casa, nel fortino dello Stadium, dove nelle precedenti 17 esibizioni Madama ha sempre vinto (oppure neanche questo se la Roma non batte il Catania). Tutto in una notte, anche l’inizio impantanato. Tutto in una notte, con la forza di questa squadra, meno spettacolare delle sue sorelle maggiori, ma più solida, capace di buttare giù a spallate quello che prima otteneva circondando l’avversario. Sofferenza, brutto gioco, svantaggio, rimonta, sicurezza. Miserie e splendori del calcio bianconero condensati in 90 minuti. Quelli decisivi. La Juventus della prima mezzora sembra avviata a un tracollo inatteso, quella finale dimostra di avere, intatta, quella mentalità che le permette, unita alla bravura di certi interpreti (Tevez su tutti), di risolvere situazioni intricate come queste.
Raramente, infatti, abbiamo assistito a un avvio di gara così fradicio da parte della Juventus. Magari è colpa della pioggia che non smette di cadere dal mattino su tutta la pianura. Madama è in scivolata libera e non solo per il gol di Zaza, uno dei tanti «pezzi» per metà bianconeri del Sassuolo, piuttosto, e in maniera più preoccupante, per l’approccio molle, estremamente falloso. Perché i giocatori bianconeri sono costantemente in ritardo e devono intervenire rudemente e perché sbagliano moltissimi passaggi, offrendosi alle ripartenze della squadra di Di Francesco. Conte è in tuta, tenuta da combattimento, probabilmente fiuta il pericolo. Il Sassuolo, rassicurando Rudi Garcia, gioca un primo tempo spettacolare, certo aiutato dalla nequizia bianconera, però si avvicina a un’idea di perfezione. Non è il tic tac del Barcellona di Guardiola, però in certi frangenti Magnanelli sembra un cugino di Xavi e Sansone un piccolo Messi rincorso vanamente dagli svagati difensori juventini. Sia lui che i suoi compagni non sbagliano un passaggio — come fa invece un Pirlo inguardabile, ma vi raccomandiamo Pogba e Marchisio: e questo risulta paradossale, considerato quello che accadrà — a differenza dei dirimpettai. La prima mezzora (e non solo) del Sassuolo motiva il vantaggio: sinistro di Zaza con tocco di Ogbonna e Buffon non impeccabile sul suo palo.
Madama, prevedibile e lenta, è in scacco. Ma per sua fortuna ha un uomo solo (ma basta) al comando. Il suo nome è Carlitos Tevez. Che partita. Dopo 35’ di pochezza, l’Apache trasforma un pallone innocuo di Marchisio in una sassata dal limite che tramortisce Pegolo. Partita raddrizzata. Quasi. San Gigi si riscatta impedendo ancora a Zaza di portare di nuovo avanti il Sassuolo che sembra non aver subito contraccolpi dal pareggio di Tevez.
Più di questi, nel secondo tempo, sono una ritrovata competitività del gruppo e alcuni colpi estratti da alcuni uomini chiave in crisi nei primi 45’ a ribaltare la situazione. Pirlo e Marchisio capitalizzano un errore di Longhi: il primo perfetto nell’assist, il secondo nella spaccata sotto rete. Però in difesa si danza ancora con il pericolo. Di Francesco tenta i quattro attaccanti ma la Juve non ha caratteristiche da contropiede. Conte sostituisce Ogbonna decretando, di fatto, l’addio dell’acquisto più oneroso della precedente campagna acquisti dalla Juventus. Questo rapporto sfiorito è l’unica nota triste in una serata di festa. Tevez colpisce una traversa che ancora trema, Llorente segna di tacco su assist di Lichtsteiner (tra lui e Isla, sulla fascia, c’è la differenza tra l’Everest e la montagnetta di San Siro), Buffon impedisce il gol a Floccari. Smette anche di piovere, ma ormai lo scudetto è scivolato quasi a Torino.
Roberto Perrone





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