Stamane leggevo i vari commenti sul turno elettorale di domenica, i ballottaggi che registrano l'arresto dell'onda democratica. Per carità, il conto numerico finale resta positivo per il PD, ma, come le vittorie, non tutte le sconfitte sono uguali, e quelle di Potenza, Perugia ma soprattutto Livorno, sanguinano.
A mezza bocca lo ammette anche Guerini, uno dei portavoce del Premier. Il fatto che Renzi non si sia speso in queste due settimane , recuperando una sorta di aplomb istituzionale del tutto ignorato prima del voto per le Europee, ha fatto dire ai suoi che ieri c'è stata la prova del nove : senza Metteo si fatica e si può anche perdere. Il che è assolutamente vero, al momento. Domani potrebbe esserlo meno ma non perché si vincerà anche senza il leaderissimo, piuttosto perché non basterà nemmeno lui.
Ecco, nel leggere il contributo di Massimiliano Annetta, uomo che il PD lo conosce bene, dal di dentro, e da qualche lustro, nonostante il suo essere un "quarantino" lo collochi tra i "Nuovi", mi è venuto in mente questo.
Quello "sveglia compagni", con il quale il nostro ha voluto titolare il suo contributo, e che ricorda come suscitare speranze è bello, importante ma crea anche aspettative alte e responsabilità gravose.
Già Berlusconi aveva tracciato quel solco, nel 1994, Anche lui, 20 anni fa, era il "nuovo", la rottura con i vecchi partiti, la burocrazia, le troppe regole, i riti da "Prima repubblica", e l'energia, l'ottimismo, lo stile da "un uomo solo al comando" portano il suo copyright. Dopo 20 anni, e le traversie che conosciamo, non può certo essere ancora il Cav. a proporre lo schema vincente che pure aveva inventato. Lo ha fatto suo Renzi, modernizzandolo, attualizzandolo all'epoca di Internet e dei Social.
All'inizio può bastare per vincere, specie poi se la sorte ti toglie di mezzo gli avversari (gli uni perché devono cambiare corso e non si decidono, gli altri perché troppo urlanti e malmostosi). Ma poi le promesse ripetute, i "Fatto" spuntati sull'agenda e che non si vedono nella realtà, la sensazione crescente che si sappia cosa NON si voglia essere - il PASSATO - ma non si abbiano le idee così chiare sul Futuro, quantomeno rivelandosi un pochino sprovveduti ed inesperti di fronte alle difficoltà obiettivamente gigantesche da superare.
Berlusconi non ci riuscì, ma per restare a galla gli bastò, nel 2008 e anche un po' nel 2013, restare l'"argine" contro la sinistra. Questa rendita dubito possa valere, dalla parte opposta, per Renzi.
Massimo insiste sulla Giustizia, ferita aperta per chi fa la nostra professione e batte (in tutti i sensi) i marciapiedi dei tribunali, ma non manca di accennare ad altri campi pure fondamentali e dove parimenti le ricette governative appaiono non proprio chiare : Spesa Pubblica, Riforma dello Stato, Fisco oppressivo.
Io non so quanto potrà durare questa coraggiosa testimonianza di Annetta all'interno del Partito Democratico, chè mi pare di sentirlo Renzino scuotere la testa e mormorare, scomodando i ricordi del liceo, " Quo usque tandem abutere Maximus patientia nostra ?".
Però i veri innovatori, quelli che hanno cambiato realmente, e non a chiacchiere, il loro paese, lo hanno fatto seguendo un progetto che bene avevano in mente, non annacquandolo continuamente compulsando i sondaggi settimanali.
A meno che Renzi veramente non pensi che si tratti solo di un problema di "uomini", e che basterà mettere quelli giusti - ovviamente a Palazzo Chigi già è accaduto...- perché le cose si risolvano.
AL riguardo mi vengono due obiezioni : 1) se veramente lo pensa, è matto, che non ha capito in che condizioni è la macchina Italia 2) comunque 'sti geni a bordo ancora non si vedono.
Buona Lettura
SVEGLIA COMPAGNI !
I ballottaggi di ieri impongono
un commento, specie a chi, come chi scrive, vive, per ragioni geografiche, con
particolare attenzione l’effetto del voto a Livorno.
L’aver trascorso la mattinata
impegnato nella discussione di un processo per bancarotta mi offre in proposito
un innegabile vantaggio: ho potuto leggere quanto commentatori più o meno
autorevoli sono andati dicendo su quella che qualcuno ha definito la seconda
caduta del muro per la sinistra dopo Bologna (per completare l’analisi
andrebbero aggiunte Perugia e Potenza, laddove il radicamento della sinistra
non era inferiore).
Ebbene, secondo l’analisi
ricorrente il voto di ieri è dovuto unicamente al venir meno, dopo la
sovrapposizione tra voto per i comuni e voto per le europee, del traino di Matteo
Renzi. Insomma, si sarebbe di fronte alla prova provata che la mobilitazione in
occasione del voto europeo sia stata prodotta non tanto dal famoso “partito dei
sindaci”, che ieri ha perso, quanto dal partito dell’ex Sindaco.
La tesi in discorso prova all’un
tempo troppo e troppo poco.
Troppo, perché rischia di
ricondurci nell’errore fatto con Silvio Berlusconi per oltre venti anni, ovvero
quello di ricondurre tutto alla figura del “capo carismatico”, fingendo di non
comprendere che le leadership, per quanto autorevoli, rispondono ad una
richiesta politica, non la producono.
Troppo poco perché rischia di non
far comprendere le ragioni del voto del 25 maggio. Insomma come va letto quel
quaranta per cento e che mandato ha assegnato al PD?
L’impatto del premier non è
revocabile in dubbio a fronte di percentuali elettorali senza eguali da mezzo
secolo, ma si esaurisce tutto in ciò solo?
Quel voto ci dice che il PD è
riuscito ad attrarre una platea più varia di quella tradizionale, è riuscito -
in altri termini - ad andare oltre la cara, vecchia identità, come la chiama
Claudio Cerasa in un bel libro appena uscito.
Capiamoci, andare oltre la
vecchia, cara e alcune volte finanche paralizzante identità, è un merito, ma
innalza inevitabilmente il livello delle aspettative. E siamo al punto. Non ci
sono più roccaforti da una parte e dall’altra, i blocchi sociali si sono
volatilizzati e tra gli elettori si afferma un pluralismo di valori. Tutto
bene, ma poi a quel pluralismo devi rispondere con una sintesi nella cultura
del tuo partito (e in questo caso anche del tuo governo), altrimenti il
consenso inevitabilmente scemerà.
Voglio spiegarmi meglio e con
quanta più chiarezza possibile e per farlo ritorno nel campo a me più conosciuto,
quello della giustizia e del garantismo. La vicenda del Mose è una ferita
aperta. Ma se quella ferita pensi di
cauterizzarla dicendo che la corruzione dipende dagli uomini e non dalle
regole, per cui basta “sostituirne” di più giovani e carini (attenzione, la
moneta del nuovismo va fuori corso velocemente!) e poi riproponi vecchie
ricette di super commissari e legislazione di emergenza farai forse contenti
quelli di MicroMega, ma qualche altro voto te lo perdi.
Insomma, se continuiamo a
presentare ricette, magari contraddittorie, ma poi a quelle ricette non diamo
seguito, magari la sorte ci regala un plebiscito, ma il consenso diviene
inevitabilmente volatile, e per le stesse ragioni sopra esposte non potrai
invocare il paracadute dell’identità (chè, come la Costituzione più
bella del mondo, non puoi invocarla solo quando ti fa comodo).
E allora sveglia compagni (e
premier in primis)! Se, dalla corruzione alla giustizia, dal debito alla spesa,
alzi l’aspettativa poi devi far conseguire scelte concrete e coraggiose.
E allora - è solo un esempio e
continuo a giocare in casa, ma aiuta a capire - ce lo diciamo chiaro e tondo
che è stato grave lo smottamento di una sinistra che in nome del consenso ha
mortificato il garantismo? Gianni Cuperlo qualche giorno orsono commentando il
libro di Cerasa ha scritto: “aver difeso la Costituzione
abiurando al garantismo è stato come battersi contro il giustizialismo ma con
una benda sugli occhi”. Bene, come la pensa sul punto il premier ed il PD di
cui è segretario e come conta di rimediare e quindi, per intenderci, quando e
quale riforma della Giustizia?
Ancora, sull’economia e sul
lavoro, vogliamo dircelo che l’idea che si possa far ripartire il motore e
produrre lavoro per decreto è una solenne “bischerata”?
E ancora, vogliamo mettere mano
al fisco che strozza cittadini ed imprese con la consapevolezza che solo
ripensando la spesa pubblica (e, quindi, necessariamente la pubblica
amministrazione) ciò sarà possibile?
E, infine, anche se molti altri
esempi vi sarebbero, sulla lotta alla corruzione vogliamo dircelo che si può
combatterla solo semplificando la macchina burocratica e non con l’ennesimo
magistrato fuori ruolo a far da specchietto per le allodole a doppio stipendio?
Io a queste domande rispondo con
due considerazioni, una più complessa, l’altra, lo ammetto, banale.
La prima riflessione ha a che
fare con l’analisi del passato: il ventennio berlusconiano (con la sua
rivoluzione liberale mille volte promessa e mai realizzata) ci ha dimostrato
che questi nodi i partiti di tipo carismatico-plebiscitario non riescono a
scioglierli. Dire che senza Renzi il PD perde (e quindi che appena Renzi ci
“mette la faccia” si ri-vince senza problemi) significa fare un cattivo servizio
sia al PD che a Matteo Renzi (il quale infatti, a differenza di qualche suo
tifoso troppo accanito, si è ben guardato anche solo dal pensarlo, o almeno
questo è ciò che spero).
La seconda riflessione, l’ho già
scritto, è assai più banale: più alzi le aspettative, più le responsabilità
sono elevate e le prove di appello limitate.
A ben vedere, come ha scritto
questa mattina Davide Giacalone su Libero: “il resto è intrattenimento”.
DOMENICO BATTISTA
RispondiEliminaEntusiasmante leggere ad un tempo i commenti e le valutazioni di due competenti amici, di idee contrapposte (ma non sulla giustizia) , capaci di dialogare come sanno fare Stefano Turchetti e Massimiliano Annetta
MARIA LAMPITELLA
EliminaÉ vero Domenico non si possono non condividere le acute osservazioni di Stefano Turchetti e Massimiliano Annetta
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RispondiEliminaBabacar Ndiaye
ma una riflessione sul voto analisando i numeri e non soffermandosi sui percentuali e basta non vi sembra tanto importante?? Vero che rispetto alle ultime politiche qualcosa abbiamo guadagnato ma rispetto ai massimi voti presi dal PD in assoluto ancora non ci siamo. Non ci gongoliamo troppo sul 40% e sull'effetto Renzi ma piuttosto ragioniamo sul vero vincitore di queste elezioni: l'astenzionismo e la disaffezione dalla politica.. Scusate se il mio ragionamento è terra terra ma un so un politico io....
MAX
Eliminail tuo ragionamento non è' affatto terra terra, quello che dici e' verissimo
CATERINA SIMON
RispondiEliminaBravissimi! Davvero al vostro meglio entrambi!