Un Re amato dagli spagnoli, che non gli rimproveravano di essere stato messo sul trono da Franco, e che lo avevano grandemente apprezzato nel 1981 quando contribuì a tenere dritta la barra della neonata democrazia ancora fragile dopo quasi 40 anni di franchismo ( 1939-1975), finisce in maniera piuttosto triste e mortificante il suo regno.
Parliamo naturalmente di Juan Carlos di Spagna, che oggi ha abdicato a favore del proprio figlio Felipe.
Quest'ultimo si ritrova una bella gatta da pelare, con gli spagnoli sempre divisi tra repubblica e monarchia, e la seconda a prevalere nel favore popolare grazie al sostanziale apprezzamento di cui godeva, fino ancora a pochi anni fa, il vecchio re.
Poi la Casa Reale ha cominciato soffrire degli scandali dei suoi membri, e tra questi proprio il monarca, non tanto per la fama trapelata di imperterrito e agguerritissimo latin lover (1500 donne ??!!!! ma sarà poi vero ? ) , che fa impallidire i noti appettiti sessuali dell'ex presidente del consiglio (tanto attaccato per questo...quanta ipocrisia moralista) italiano, quanto per un safari in Africa, del tutto fuoriposto in un periodo in cui la Spagna era sotto i morsi più crudeli della crisi economica.
Alla fine Juan Carlos ha deciso di lasciare, confidando che il figlio riesca nel non facile compito di risollevare le azioni della Corona.
Magari, prima di farlo, ha aspettato di togliersi l'ultima soddisfazione : vedere il suo Real alzare la Decima Champions nello stadio di Lisbona. Anche i Re sono tifosi di calcio.
Juan Carlos, il re «latin lover»
dal golpe sventato agli scandali
Salì al trono grazie a Franco, ma nel 1981 fermò il colpo di Stato.
Le amanti e gli scandali familiari hanno minato la sua popolarità
Le amanti e gli scandali familiari hanno minato la sua popolarità
Dagli altari alla polvere. È questa la traiettoria che il re Juan
Carlos, 76 anni - che ha abdicato lasciando il trono al figlio Felipe,
46 anni - ha tracciato nei suoi 39 anni di regno.
Quando salì al trono, grazie al dittatore Franco, che lo nominò successore a titolo di re nel ’69, Mitterrand lo chiamava “Juan Carlos il Breve”. Una predizione che facevano in molti, anche perché la “vacatio regis” è durata dal ’39 a ’75.
Eppure, il monarca “ romano” ( è nato nel ’38 nella Città Eterna dopo la proclamazione della II Repubblica, nel ’36), è riuscito a diventare “ Juan Carlos il Longevo”. Non solo per aver traghettato la Spagna da una dittatura a una democrazia, ma soprattutto per il ruolo giocato durante il golpe dell’81, quando fermò il colpo di Stato. Da allora gli spagnoli sono diventati, più che monarchici, “juancarlisti”.
Questa aureola, quasi una santificazione, si è mantenuta per decenni, fino a quando la “congiura del silenzio”, regola non scritta ma applicata da tutti i media, si è rotta. Ed allora sono venute fuori tutte le sue love story: 1.500, secondo una fonte a lui vicina. Ma lo scandalo più dirompente forse accade nel 2012, quando si fratturò un’anca mentre stava cacciando gli elefanti in Botswana, proprio nel periodo in cui gli spagnoli pativano i tagli bestiali imposti dal governo conservatore del premier Rajoy. Non solo: venne fuori anche che la sua ultima amante, la biondissima tedesca Corinna, era con lui nella battuta, oltre a ricoprire, da anni, il ruolo di “regina non ufficiale”, seguendolo nei suoi viaggi e dimorando nei pressi della residenza reale di Madrid.
Il gelo che segnava i rapporti con la regina Sofía, la salute malferma e lo scandalo del genero Iñaki Urdangarin, marito della secondogenita reale Cristina, indagato con la consorte per uno scandalo di fondi pubblici intascati via una Ong No Profit, hanno reso inevitabile l’unica uscita di scena possibile: lasciare il trono al figlio. Ma gli spagnoli non sono monarchici e le bandiere repubblicane fanno sempre più atto di presenza in tutte le manifestazioni di Spagna. Insomma, una eredità molto pesante per Felipe VI, sposato poi con Letizia, una borghese divorziata ed ex giornalista tv, in gioventù di sinistra e repubblicana, che non ha mai convinto gli spagnoli.
Quando salì al trono, grazie al dittatore Franco, che lo nominò successore a titolo di re nel ’69, Mitterrand lo chiamava “Juan Carlos il Breve”. Una predizione che facevano in molti, anche perché la “vacatio regis” è durata dal ’39 a ’75.
Eppure, il monarca “ romano” ( è nato nel ’38 nella Città Eterna dopo la proclamazione della II Repubblica, nel ’36), è riuscito a diventare “ Juan Carlos il Longevo”. Non solo per aver traghettato la Spagna da una dittatura a una democrazia, ma soprattutto per il ruolo giocato durante il golpe dell’81, quando fermò il colpo di Stato. Da allora gli spagnoli sono diventati, più che monarchici, “juancarlisti”.
Questa aureola, quasi una santificazione, si è mantenuta per decenni, fino a quando la “congiura del silenzio”, regola non scritta ma applicata da tutti i media, si è rotta. Ed allora sono venute fuori tutte le sue love story: 1.500, secondo una fonte a lui vicina. Ma lo scandalo più dirompente forse accade nel 2012, quando si fratturò un’anca mentre stava cacciando gli elefanti in Botswana, proprio nel periodo in cui gli spagnoli pativano i tagli bestiali imposti dal governo conservatore del premier Rajoy. Non solo: venne fuori anche che la sua ultima amante, la biondissima tedesca Corinna, era con lui nella battuta, oltre a ricoprire, da anni, il ruolo di “regina non ufficiale”, seguendolo nei suoi viaggi e dimorando nei pressi della residenza reale di Madrid.
Il gelo che segnava i rapporti con la regina Sofía, la salute malferma e lo scandalo del genero Iñaki Urdangarin, marito della secondogenita reale Cristina, indagato con la consorte per uno scandalo di fondi pubblici intascati via una Ong No Profit, hanno reso inevitabile l’unica uscita di scena possibile: lasciare il trono al figlio. Ma gli spagnoli non sono monarchici e le bandiere repubblicane fanno sempre più atto di presenza in tutte le manifestazioni di Spagna. Insomma, una eredità molto pesante per Felipe VI, sposato poi con Letizia, una borghese divorziata ed ex giornalista tv, in gioventù di sinistra e repubblicana, che non ha mai convinto gli spagnoli.
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