mercoledì 11 giugno 2014

QUEL SOSPETTO DI PARTICOLARISMI NELL'INCHIESTA "RUBY" CHE ANDAVA EVITATO. IL CSM BACCHETTA BRUTI LIBERATI


Leggo che sono tante le commssioni del Consiglio Superiore della Magistratura interessate a vario titolo alla palude della Procura milanese, con la rissa velenosa tra il Capo, Bruti Liberati, ed un suo aggiunto, Robledo, con la Boccassini sullo sfondo. 
Tutti prevedono l'archiviazione in merito alla questione della incompatibilità ambientale, ancorché si discuta "vivacemente" su come motivare simile provvedimento, che con quello che si sono detti non è dato immaginare come procederà la collaborazione tra i due ma anche i loro "supporter" e colleghi (anche Robledo ne ha alcuni, sia pur pochi), ed è roba di pertinenza della prima commissione.
Intanto però la settima non lesina critiche all'operato di Bruti Liberati che senza dubbio ha avuto, nelle occasioni denunciate, una condotta disomogenea, non in linea con le prassi seguite abitualmente.
Questo, in particolare e sventuratamente, è avvenuto proprio nei procesi che riguardavano Ruby e Berlusconi, laddove era ancora più importante tenere una condotta non sospettabile di particolarismi, di nessun genere. Così invece non avvenne. 
E questo ormai è un fatto. Con quali conseguenze, nei processi in questione, si vedrà. 
Intanto , nella ridda delle accuse reciproche, sembra di capire che quelle di Robledo non siano invenzioni, e chissà se di questo la disciplinare, investita della questione, terrà, almeno lei, conto.
Resta una vicenda da ricordare sempre, in ogni occasione che si può.

Altro che insabbiare, come vorrebbero Vietti e quelli della ANM.




«Bruti doveva coinvolgere Robledo nell’inchiesta Ruby»
Il Csm: diede il fascicolo a Boccassini
senza motivare 

ROMA — Il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, avrebbe dovuto motivare meglio l’assegnazione del caso Ruby a Ilda Boccassini: «avvenuta nella prima fase solo verbalmente» e «successivamente confermata con provvedimento formale privo tuttavia di motivazione». Avrebbe dovuto anche mettere in atto un «formale coinvolgimento» del suo aggiunto Alfredo Robledo per l’inchiesta Ruby bis e Ruby ter. Anche se né questo, né gli altri rilievi denunciati nell’esposto al Csm dal suo vice, hanno comportato «conseguenze pregiudizievoli per le indagini».
Ma saranno gli organi disciplinari ai quali «gli atti devono essere trasmessi» a vagliare queste e le altre anomalie emerse riguardo alle inchieste Sea ed Expo: dal «ritardo nella trasmissione del fascicolo» da parte del procuratore capo, all’«inerzia di Robledo a sollecitare» quegli atti, al presunto doppio pedinamento, via via fino alla «prospettata messa a rischio delle indagini per effetto delle trasmissioni degli atti al Csm» inviati da Robledo.
Ecco la proposta al plenum della settima commissione del Csm, chiamata a valutare se dal punto di vista organizzativo Bruti Liberati abbia compiuto illeciti o violazioni. La relazione della presidente Giuseppina Casella, sulla scia di quanto assicurato al Csm dal procuratore generale di Milano Manlio Minale, conclude che a Milano non ci sono stati né insabbiamenti, né depistaggi. Anzi: «La risposta impersonale dell’ufficio è stata tempestiva ed efficiente».
Ma ora si attende l’esito dei lavori della prima commissione: quella che si occupa di eventuali incompatibilità ambientali. Ieri la riunione è finita in un nulla di fatto, con i consiglieri divisi su tre orientamenti: se sembra ormai scontata l’archiviazione, ci si divide sull’accento da porre nella relazione sugli aspetti disciplinari relativi a entrambi i magistrati, da trasmettere per competenza al procuratore generale Gianfranco Ciani, che ha già avviato la fase istruttoria di un procedimento. C’è chi vorrebbe che fosse una trasmissione formale, chi ritiene che non sia necessario. E chi, come il consigliere Racanelli, prepara una relazione di minoranza. Scontata la trasmissione alla quinta commissione, competente per gli incarichi direttivi, che sta per valutare le riconferme dei ruoli di Bruti Liberati e Robledo, entrambi in scadenza. Il tutto, salvo altri ritardi, potrebbe concludersi il 18 giugno con la votazione finale del plenum.
Chissà se farà prima Bruti Liberati a cambiare i criteri organizzativi del suo ufficio. Il procuratore ha già inviato ai suoi aggiunti e sostituti un documento che contiene nuove indicazioni anche per le assegnazioni delle inchieste. Secondo quelle disposizioni gli aggiunti non potrebbero essere più co-assegnatari delle inchieste assieme ai pm. Se ne discuterà presto in un’assemblea.
Proprio di organizzazione parla la relazione della settima commissione. Mancanza di una precisa disciplina sulle assegnazioni delle inchieste, «prassi disomogenee», motivazioni poco trasparenti o omesse. Come nel caso Ruby, assegnato alla Boccassini, per l’«effetto trascinamento» dovuto all’arrivo nel suo pool del pm che se ne occupava. Motivando meglio questa assegnazione, fa notare la commissione, si sarebbe «scongiurata qualunque possibilità di rischio di esporre l’ufficio al pur semplice sospetto di una gestione personalistica di indagini delicate concernenti un esponente di spicco della politica nazionale». Leggi Silvio Berlusconi. Anche nel caso del Ruby bis e Ruby ter la «prassi» sulla base della quale il fascicolo fu assegnato al pm Pietro Forno, per i consiglieri, «non si pone in linea» con «i criteri organizzativi dell’ufficio». Sarebbe stato necessario un coinvolgimento formale di Robledo. Come quando, si rileva, nell’ambito dell’inchiesta sul San Raffaele «si è proceduto all’iscrizione di fatti corruttivi e non è stata attivata la necessaria interlocuzione» con il procuratore aggiunto. Un passaggio che doveva essere compiuto per «verificare la possibilità di una coassegnazione» dell’inchiesta, che era nelle mani del dipartimento guidato da Francesco Greco.
Le criticità vengono ripercorse negli episodi ricostruiti. La vicenda del San Raffaele nella quale Robledo lamenta di aver ricevuto da Bruti l’ordine «di non disporre alcuna nuova iscrizione e di non prendere alcuna iniziativa di indagine». Essendo state, come ha fatto notare l’aggiunto Francesco Greco «in corso trattative sulle quali Bruti non vorrebbe che le indagini influiscano». L’inchiesta Sea con la «deplorevole dimenticanza», ammessa da Bruti Liberati, del fascicolo lasciato nel cassetto per il ponte di Sant’Ambrogio e qualche mese oltre. La vicenda Expo, assegnata alla Boccassini malgrado l’istruttoria abbia poi «consentito di effettuare solo contestazioni di episodi corruttivi nella sanità lombarda». La settima commissione però spiega che il progetto organizzativo della procura milanese è nato a cavallo della riforma dell’ordinamento e «mostra oggi significative lacune». Bruti Liberati già corre ai ripari.

Virginia Piccolillo

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