Curioso di storie. Mi piace ascoltarle e commentarle, con chiunque lo vorrà fare con me.
mercoledì 23 luglio 2014
DENTRO UN ALTRO CHE C'E' POSTO
Galan è simpatico ? No, almeno, personalmente non lo penso. E' un farabutto ? Non lo so, magari sì, come tanti altri in politica ma non solo. Va arrestato prima del processo, oltretutto per un reato di questo tipo ? No, assolutamente. Eppure i PM lo hanno chiesto, il Gip ha accolto la richiesta e il Senato ha dato la sua autorizzazione. Tiziana Maiolo, ex giudice, ricordava oggi su Il Garantista alcune cosette che ormai sappiamo a memoria ma che molti continuano a ignorare ( o a fregarsene...i pm e i gip appartengono senz'altro a questa seconda categoria, perché non li posso pensare ignoranti, sarei oltretutto diffamatorio...) circa la custodia cautelare.
L'art. 274 del cpp, in ossequio al principio della presunzione di non colpevolezza di ogni cittadino prima di una condanna definitiva, stabilise che per ammanettare una persona ci devono essere GRAVI.indizi di colpevolezza e sussistano , concretamente, :
A) Pericolo di fuga. Non deve essere generico, né frutto di insinuazioni e pregiudizi (della serie "è ricco, quindi può mantenersi all'estero" ). La concretezza sta, per esempio, nell'aver già intercettato e impedito un tentativo di fuggire, o si abbia la prova dell'acquisto di biglietti per espatriare.
B) Inquinamento delle prove. Anche qui si parla non di potenzialità astratta, che varrebbe sempre, ma CONCRETA. Ora, parlando più spesso di situazioni in cui l'arrestato è consapevolmente indagato da MESI, se non da anni !, c'è da pensare che se voleva inquinare, lo abbia già fatto. Inoltre, l'indagato deve aver tenuto comportamenti tali da provare il tentativo di inquinamento : sorpreso a distruggere documenti, intercettato mentre convince possibili testimoni...cose così.
C) Reiterazione del reato. Anche qui, ci devono essere elementi concreti e gravi indizianti in questo senso. Nel caso di Galan, non è più presidente della Regione veneta e quindi in che modo potrebbe ? Parimenti le prove ha già avuto tutto il tempo che voleva per manipolarle e non è mai fuggito.
Peraltro, 'sta storia del pericolo di fuga va anche sfatata. Dell'Utri quanto tempo si è impiegato per riportarlo in Italia (a prescindere se fosse veramente fuggito o meno) ? Insomma, nella stragrande maggioranza dei casi, quando non ci sono di mezzo delinquenti incalliti, con organizzazioni criminali alle spalle e anche assuefatti alla dura vita della latitanza, non è poi così difficile riprenderli i fuggitivi, e poi sì, una volta presi, destinarli al carcere.
Ma oggi che è di moda accogliere tutte le richieste di arresto, i parlamentari replicano che loro non sono chiamati a fare questo tipo di valutazione procedurali, ma solo se sulla base degli atti inviati (dall'accusa...) sussitano gravi indizi di colpevolezza che escludano, per ciò stesso, il fumus persecutionis....
Siccome per quasi 70 anni le richieste sono quasi sempre state respinte (e questo anche dopo il 1994), deduciamo che per decenni i magistrati erano malefici persecutori ? O piuttosto il PArlamento non accettava, di regola, che dei suoi membri venissero arrestati prima di un regolare processo ?
Sansonetti si straccia le vesti e parla di "fulminea rivincita dei PM" (ma dovrebbe aggiungere anche la categoria dei Gip, che alla fine sono loro che dispongono il carcere) dopo lo schiaffone dell'assoluzione di Berlusconi. Per Piero Ostellino la giustizia ormai non c'entra più nulla, si arresta, si condanna e anche si assolve in base all'andazzo prevalente, alla strategia (di ci detiene il potere giudiziario) del momento e questo suo drammatico pensiero e sostanzialmente sostenuto anche da qualche noto procuratore (che così ha spiegato la "altrimenti non spiegabile" assoluzione del Cavaliere). Per entrambi i giornalisti garantisti, il Parlamento è ostaggio della magistratura inquirente.
Un altro garantista doc, Pierluigi Battista, scrive un articolo magistrale sul Corriere sullo stesso tema dal titolo emblematico : DENTRO UN ALTRO.
Nel leggere di ipocrisia, di coscienze sempre in linea coi dettami del partito, di principio di uguaglianza realizzata al "ribasso", con la galera per tutti, mi sono venuti in mente le discussioni recenti avute con qualche caro amico.
E ho sentito un gusto in bocca molto amaro.
Buona Lettura
DENTRO UN ALTRO : GIANCARLO GALAN
Dentro un altro: Giancarlo Galan. Prima no, tutti fuori: facevano barriera di fronte alle richieste di arresto per i parlamentari. Oggi le barriere si sono sbriciolate. La galera viene autorizzata sempre, per tutti, in batteria, come in un rito sacrificale. Per Francantonio Genovese, Pd, il rito è diventato particolarmente cruento. Bisognava dimostrare ai populisti del giustizialismo di non essere conniventi in campagna elettorale. E allora: tempi supersonici; voto palese; la ghigliottina per il reprobo; il giustizialismo feroce per non dargliela vinta a Grillo. Dentro anche lui. Luigi Lusi? Dentro, con ignominia. Alfonso Papa? Dentro Poggioreale, con pubblica riprovazione. Poi il Gip ha revocato l’arresto di Papa, ma nell’ansia dell’autodafé, per assecondare il furore popolare, i parlamentari furono più zelanti dei magistrati. Ed esibirono il pollice all’ingiù, come nell’antica Roma con i gladiatori. E la chiamano pure, impropriamente, “immunità”. E su questa “immunità” rischia di inciampare persino il nuovo Senato non eletto da nessuno.
Un groviglio di ipocrisie. Un tempo c’era l’articolo 68 della Costituzione che garantiva l’immunità parlamentare, voluto dai padri costituenti per mettere al riparo il potere politico da chi avrebbe potuto attaccare la democrazia con mezzi impropri. Ma mentre si celebrava la liturgia delle purghe rivoluzionare, nel furore di Mani Pulite, quell’articolo della Costituzione venne stravolto a furor di popolo. Era la fine dell’immunità parlamentare vera e propria, non c’era più la vecchia e polverosa “autorizzazione a procedere”. Restava, a baluardo della dignità del Parlamento, l’autorizzazione all’arresto o all’uso delle intercettazioni. Seconda ipocrisia: ora si dice che i parlamentari non devono entrare nel merito, ma valutare se c’è stato il celeberrimo “fumus persecutionis” che impedirebbe l’arresto del parlamentare. L’ipocrisia è che si dovrebbe votare secondo coscienza, dopo aver soppesato bene le carte. Soppesa che ti soppesa, però, alla fine la coscienza dice sempre di votare, tranne sparuti casi “in dissenso”, secondo le indicazioni di partito. Se sei di un partito il fumus persecutionis non c’è. Se sei di un altro, fumus persecutionis c’è.
Che poi è talmente vago e fumoso, questo “fumus”, che davvero non si capisce quand’è che potrebbe essere riconosciuto, a meno che un magistrato non venga intercettato mentre ulula al telefono: “perseguitatemi l’onorevole”. In tutti gli altri casi, difficile coglierlo, questo “fumus”. Ma se sei del partito A, lo cogli. Del partito B, non lo cogli.
Prima almeno c’era un po’ di suspense. Papa, senza fumus, fu mandato ai ceppi. Nello stesso giorno Tedesco, con fumus, venne salvato all’ombra del voto segreto. Tutti a gridare vergogna per l’impunità-immunità- Poi Tedesco sarà scagionato dalle accuse: non si è fatto il carcere gratuitamente.
Cosentino fu salvato, ma poi, decaduto da parlamentare, fu arrestato. I parlamentari anche in quel caso, “lessero gli atti”. E pensosamente decretarono secondo coscienza e partito. Potevano salvare Galan? No, perché poi avrebbero detto che i parlamentari avrebbero sancito un’intollerabile diversità con i cittadini comuni. Terza ipocrisia: se i cittadini comuni subiscono ingiustamente il carcere preventivo (oltre il 40 per cento della popolazione carceraria, innocente secondo norma costituzionale), allora per il principio d’eguaglianza la stessa ingiustizia la devono subire i parlamentari.
Oggi, ultima ipocrisia, ci si scandalizza se viene concessa la stessa “immunità” della Camera anche per i componenti del Senato che non saranno eletti. Cioé si litiga su qualcosa che si è già logorato e non funziona alla Camera. Se prima si negava l’autorizzazione all’arresto per tutti e adesso si concede l’autorizzazione all’arresto per tutti, c’ evidentemente qualcosa che non funziona. Per il nuovo Senato si pensa al trasferimento di questo meccanismo logoro e appesantito dalle ipocrisie. Ogni filtro è stato smantellato. Ogni “voto di coscienza” si è polverizzato. E la polemica sull’”immunità” si alimenta di rabbia e furore senza fare attenzione ai dettagli. A una storia che ha cambiato la scena. Con autorizzazioni scontate, finte “riflessioni sulle carte”. Il trionfo dell’ipocrisia.
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