Francamente oggi non ho trovato articoli che mi abbiano colpito particolarmente, forse anche perché sui temi più importanti, come Gaza, o l'ennesima prova di prostrazione del Parlamento ai pm costituita dall'arresto di Galan, o la riforma del Senato, con i media che non provano il minimo imbarazzo a sostenere, OGNI VOLTA di nuovo, "questa sarà la settimana decisiva", e lo dicono da MESI, ci siamo espressi, e in più di un'occasione, nei giorni passati.
Siccome però mi hanno spiegato che è buona regola per il blog mantenere costante il contatto coi suoi amici lettori, mi sono sforzato di pescare qualcosa che suscitasse un minimo il mio interesse, confidando che lo stesso potesse poi valere per chi legge il Camerlengo.
Il ragionamento del dissidente (perché non renziano) piddino Alfredo D'Attorre mi ha almeno incuriosito. L'amico di Bersani, ora Cuperliano (Area Riformista si chiamano gli adepti) dice che la minaccia di voto anticipato che Renzi, e più di lui suoi uomini o alleati (Giachetti ed Orfini), adombra, non spaventa nessuno, ché è una pistola ad acqua ben riconoscibile.
Spiega anche il perché : senza il premio di maggioranza, nessuno può vincere le elezioni, nemmeno mr. 40( virgola 8, per carità non scordiamocelo...) %, ammesso che in una consultazione per il rinnovo del PArlamento, Renzino ripeta l'exploit delle europee. La maggioranza di cui oggi almeno alla Camera il PD gode grazie al porcellum, non ci sarebbe più, e, esattamente come la DC della prima repubblica, dalla fine degli anni '60 in poi, anche il PD, probabile partito di maggioranza relativa, dovrebbe cercare alleanze per una coalizione governativa. Prospettiva non fausta, ma sicuramente democratica, come dimostrano i nostri primi 50 anni di Repubblica, e come in Europa vediamo oggi accadere - senza sfracelli - sia in GB (Conservatori e Liberali) che in Germania (dove per la seconda volta la CDU Merkeliana deve venire a patti con la SPD).
Certo, Renzi potrebbe replicare che quantomeno si sarebbe liberato della antipatica situazione attuale dove la maggioranza che detiene nel partito e nel paese non trova corrispondenza nel parlamento eletto nel 2013, quando a scegliere i nominati era stato l'allora segretario Bersani. Molti di quei parlamentari hanno fatto il salto della quaglia, ma ce ne sono ancora parecchi che sono rimasti decisamente oppositori alla nouvelle vague costituita dall'ex sindaco fiorentino. Con le nuove elezioni, toccherebbe a lui, Matteo, spingere e favorire la maggior parte di candidati a lui fedeli, e quindi comunque un risultato lo avrebbe ottenuto.
Insomma, il discorso di D'Attorre ha il suo bravo fondamento logico, ma lo spettro di elezioni anticipate, con il sicuro addio di tanti all'amata poltrona parlamentare, non credo faccia l'effetto di una pistola scarica...
Chi rischierebbe, all'ultimo, di vedere se il Premier bluffa ?
Cecchini democratici
Riforma del Senato, Alfredo D'Attorre (Pd): "Renzi minaccia il voto anticipato? Non spaventa nessuno"
Il Pd, o almeno metà di esso, è furioso. La "palude" di Palazzo Madama sta rallentando la corsa del ddl Boschi, con l'aiutino (involontario?) del presidente Pietro Grasso. Per ora, Matteo Renzi
per ora fa buon viso a cattivo gioco, chiarendo di essere disposto a
far slittare il voto finale alla riforma del Senato "a settembre, ma
solo con garanzie certe". Come dire: niente colpi bassi, perché
altrimenti si torna al voto anche senza riforma del Senato e di legge
elettorale. Ma c'è chi, come il bersaniano Alfredo D'Attorre,
esponente di spicco di Area riformista (per intendersi, i
"cuperliani"), lancia a sua volta un avvertimento al premier:
"Minacciare le elezioni se non passano le riforme è da Tafazzi...".
"Perché a Renzi non conviene tornare alle urne" - La critica è diretta soprattutto al renziano Roberto Giachetti e all'ex giovane turco Matteo Orfini, i più solerti nell'agitare lo spettro del voto: "La minaccia non spaventa nessuno, anche un bambino sa riconoscere una pistola ad acqua...". Il motivo è strategico: "Andare al voto con il Consultellum - spiega D'Attorre a Repubblica -, la legge elettorale uscita dalla sentenza della Consulta, non va bene né per il paese, né per il Pd né per Renzi. Noi democratici saremmo i più danneggiati da un voto anticipato con il proporzionale puro, con una preferenza singola e con circoscrizioni di ampiezza regionale". C'è poi la questione economica, con uno scenario in autunno catastrofico: "Non avremmo la legge di stabilità, il paese andrebbe in esercizio provvisorio, ci ritroveremmo con la Troika che commissaria l'Italia e senza gli 80 euro in busta paga nel 2015...".
La strategia dei renziani - Una personalità molto vicina a Renzi come Debora Serracchiani, ospite di i a La7, ha ribattuto: "Mi sembra che Renzi sia l'unico a voler portare davvero a termine la legislatura. Mi auguro che ci riesca, perché altrimenti si dovrebbe approntare la campagna elettorale anticipata". Il dubbio nella testa di Renzi è chiaro: mi conviene di più tirare a campare, accettando i tempi del Parlamento, oppure rischiare tutto, tornare al voto e scaricare la colpa sulla "palude"? A giudicare la spregiudicatezza dimostrata fin qui, il premier in cuor suo sembra aver già deciso.
"Perché a Renzi non conviene tornare alle urne" - La critica è diretta soprattutto al renziano Roberto Giachetti e all'ex giovane turco Matteo Orfini, i più solerti nell'agitare lo spettro del voto: "La minaccia non spaventa nessuno, anche un bambino sa riconoscere una pistola ad acqua...". Il motivo è strategico: "Andare al voto con il Consultellum - spiega D'Attorre a Repubblica -, la legge elettorale uscita dalla sentenza della Consulta, non va bene né per il paese, né per il Pd né per Renzi. Noi democratici saremmo i più danneggiati da un voto anticipato con il proporzionale puro, con una preferenza singola e con circoscrizioni di ampiezza regionale". C'è poi la questione economica, con uno scenario in autunno catastrofico: "Non avremmo la legge di stabilità, il paese andrebbe in esercizio provvisorio, ci ritroveremmo con la Troika che commissaria l'Italia e senza gli 80 euro in busta paga nel 2015...".
La strategia dei renziani - Una personalità molto vicina a Renzi come Debora Serracchiani, ospite di i a La7, ha ribattuto: "Mi sembra che Renzi sia l'unico a voler portare davvero a termine la legislatura. Mi auguro che ci riesca, perché altrimenti si dovrebbe approntare la campagna elettorale anticipata". Il dubbio nella testa di Renzi è chiaro: mi conviene di più tirare a campare, accettando i tempi del Parlamento, oppure rischiare tutto, tornare al voto e scaricare la colpa sulla "palude"? A giudicare la spregiudicatezza dimostrata fin qui, il premier in cuor suo sembra aver già deciso.
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