Perché i bambini del mondo sono diversi ? Me lo domando ogni volta.
In questo caso penso come da mesi non si parla più di quelli siriani, che pure sono morti a migliaia in Siria durante tre anni di guerra civile, senza contare le centinaia di migliaia profughi insieme alle loro madri, ai vecchi, e a quelli che decidono di provare di evitare gli scontri armati. In Siria muoiono ancora, ma l'Onu ha smesso di contarli, perché non si poteva essere certi sull'esattezza dei numeri...
Quando accadono cose come l'abbattimento dell'aereo malese, la commozione è prossima allo zero, eppure erano tutti civili, e molti erano dei bambini : 80. Per i loro familiari è anche difficile recuperare i corpi, "ostaggi" dei ribelli ucraini.
No, per queste morti qui, non c'è sdegno, non c'è mobilitazione, FB è pressoché calma.
Solo quando è coinvolto Israele ci si agita, così come un tempo avveniva solo per gli Stati Uniti.
Nel secondo caso era la idiosincrasia per l'imperialismo americano, gendarme del capitalismo - salvo copiare quel modello di società in tutti i modi : dalla musica, alle bibite, ai vestiti, al modo di vivere...
Nel primo c'è di peggio. C'è il razzismo e l' odio senza fine e senza tempo per l'EBREO.
Avoglia a scrivere di antisionismo, dei diritti della Palestina ad avere un suo stato autonomo (che personalmente auspico, in un compromesso che sembra evidentemente l'unica soluzione di pace, e che resta di fatto irraggiungibile, schiacciato dagli opposti radicalismi) ... Sono tutte cose che servono solo a camuffare (a provare, meglio) il marcio dell'anima che è dentro certe persone, e che si sfoga attaccando le sinagoghe d'Europa.
Nella civilissima Parigi da sempre è una moda che non passa.
Ma sulla vera natura di questi atti di violenza il Ministro Valls, che cretino non è davvero, non cede di un millimetro : si tratta di antisemitismo, di odio per l'Ebreo.
E basta.
Scontri e assalti alle sinagoghe parigine
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Nonostante il divieto delle autorità, le manifestazioni di sostegno a Gaza e gli incidenti non si fermano a Parigi. Dopo gli scontri di sabato nel quartiere di Barbès, ieri centinaia di persone hanno affrontato la polizia a Sarcelles, alla periferia della capitale. Automobili incendiate, lancio di pietre contro gli agenti che hanno risposto sparando proiettili di gomma e lacrimogeni. Scontri violenti in particolare nei pressi della sinagoga, colpita da bottiglie molotov. Intorno alle 19 poi si è sparsa la voce che gli estremisti islamici stavano per dare l’assalto a rue de Rosiers, la via simbolo della comunità ebraica parigina, nel cuore del Marais. I commercianti hanno chiuso le saracinesche e sono arrivati una decina di camion della polizia; gli agenti hanno presidiato la vicina stazione di metropolitana Saint Paul. Schierati anche i militanti della «Ligue de défense juive», il movimento in prima linea nel difendere le sinagoghe dall’attacco di domenica 13 luglio, ma poi accusato — anche da alcune voci all’interno della comunità ebraica — di provocazioni. «Gaza, là una guerra, qui una polveriera», titola in prima pagina oggi il quotidiano Libération. Il governo difende la contestata linea di proibire le manifestazioni nella regione parigina: «Questi eccessi inaccettabili giustificano ancora di più la nostra scelta» ha detto il premier Manuel Valls alla commemorazione per il 72° anniversario della retata del Vél d’Hiv (13.152 ebrei arrestati e deportati nel luglio 1942). Valls ha denunciato «un nuovo antisemitismo, che si diffonde su Internet e nei nostri quartieri popolari, che nasconde il suo «odio dell’ebreo» dietro un antisionismo di facciata e dietro l’odio per lo Stato di Israele».
Stefano Montefiori
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