martedì 15 luglio 2014

SERGIO ROMANO BIASIMA SUL CORRIERE IL CORRENTISMO E IL CARRIERISMO POLITICO DEI MAGISTRATI

Il Maestro Battista segnala un interessante risposta di Sergio Romano ad un lettore che lo invitava ad esprimersi sul sistema di elezione dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura.
La reprimenda dura dell'ex ambasciatore, e ormai noto politologo, del sistema correntizio dei magistrati, del carrierismo politico per via giudiziaria, sicuramente susciteranno la risposta piccata di Sabelli dell'ANM, e/o qualche suo sodale.
In attesa, leggiamo con piacere 



GIUDICI TOGATI E GIUDICI LAICI 
IL PROBLEMA DELLE CORRENTI
Sono stati appena eletti i componenti togati del Consiglio superiore della magistratura sull’onda delle critiche per le interferenze delle «correnti». Pur condividendo le osservazioni secondo cui gli incarichi direttivi o semi-direttivi dovrebbero essere conferiti sulla base di meriti e non semplicemente di appartenenze, rimango abbastanza stupito che le critiche contro il «correntismo» siano formulate da soggetti che stanno per nominare i componenti «laici» del Csm, ripartendoli tra maggioranza e minoranza parlamentare e quindi su indicazione dei partiti, che sono i modelli che le «correnti» della magistratura sono accusate di imitare. Che ne pensa della possibilità di nominare tutti i componenti elettivi del Csm, anche quelli «laici», a mezzo di un sorteggio, tenuto conto che le modalità potrebbero essere agevolmente individuate con legge?
Guido Bufardeci

guido.bufardeci@
 
Caro Bufardeci,
F ra l’elezione dei laici e quella dei togati vi è una differenza. Se la legge prescrive che un terzo del Consiglio superiore della magistratura venga eletto dal Parlamento in seduta comune (art. 104 della Costituzione), è inevitabile che la scelta divenga politica e che i partiti, piaccia o no, abbiano un ruolo determinante. Accade anche negli Stati Uniti dove ogni presidente nomina i giudici della Corte suprema, quando vi sono vacanze, scegliendo fra quelli che sono in maggiore sintonia con i suoi programmi; e deve successivamente sottoporre la sua scelta all’approvazione di senatori che hanno un evidente profilo politico.
Nel caso dei togati invece il ruolo assunto dalle correnti nella prassi repubblicana è, a mio avviso, incompatibile con la natura del Csm. I costituenti hanno creato il Consiglio per consentire ai magistrati di autogovernarsi e di essere così «un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere». Ma la Repubblica ha tollerato la nascita di un’associazione che è, come certi animali mitologici, per metà sindacato e per metà una costellazione di correnti, ciascuna delle quali ha una connotazione politico-ideologica. È stato deciso che un magistrato non potesse iscriversi a un partito per evitare che fosse condizionato, nella sua attività professionale, da interessi di parte e lealtà di gruppo. Ma gli è stato permesso di aderire a famiglie ideologico-sindacali che presentano lo stesso rischio. Il caso del sottosegretario Cosimo Ferri è esemplare. Quando gli è stato rimproverato di avere fatto campagna per l’elezione di persone a lui gradite, ha rivendicato il diritto di partecipare alla vita organizzativa della magistratura dicendo «sono tuttora un magistrato». Ci ha detto quindi, in realtà, che si può essere contemporaneamente magistrato e membro del governo, che una identità non esclude l’altra. Non è questo che i costituenti volevano quando cercarono di creare le condizioni perché la magistratura fosse un «ordine autonomo e indipendente». Temo che l’associazione e le sue correnti siano responsabili in ultima analisi di un fenomeno che è andato progressivamente crescendo col tempo: quello dei magistrati che cedono alle lusinghe della politica e usano la popolarità conquistata nelle aule dei tribunali per entrare in un mondo da cui dovrebbero restare separati e distinti.
I sorteggi, caro Bufardeci, sono il metodo preferito dai sistemi che non sanno fare scelte responsabili e trasparenti. Ma in questo caso potrebbero contribuire, almeno per il momento, a rompere l’oligopolio politico-ideologico con cui la giustizia italiana ha deciso di governare se stessa.

Nessun commento:

Posta un commento