Ricordo quando Renzi, a marzo 2014, gonfiava il petto e diceva "abbiamo fatto la nuova legge elettorale, In due mesi riusciti laddove si parlava a vanvera da anni".
Siamo ad agosto, la legge, che era stata approvata dalla Camera, deve ancora essere discussa e votata dal Senato. E ci si aspettano guerriglie non diverse da quelle viste in questi giorni per la riforma di Palazzo MAdama. Forse peggiori.
Qualcosa deve avere imparato nel frattempo er sor Matteo, che di date ne snocciola sempre meno, e scommesse non ne fa più (l'uomo tra l'altro deve essere pure un po' tirchio, ché si fa pagare gli affitti di casa dagli amici ricchi).
Un dato è sicuro : il testo approvato dalla Camera sarà modificato al Senato e quindi dovrà tornare dai deputati per un nuovo voto. Se tutto va bene, il "fatto" annunciato tronfiamente a marzo, forse sarà tale un anno dopo, giù di lì. Per carità, non ci sono elezioni in vista ( o no ? ...) e sono semmai altre le urgenze dell'Agenda Italia. Però se Trapattoni avesse allenato anche la Viola, forse Renzino avrebbe imparato a non dire gatto ecc. ecc.
Ciò rammentato, lo stesso Premier ha riflettuto (diciamo così) e lui pure pensa che l'Italicum vada in effetti ritoccato.
I cambiamenti che leggo mi piacciono : soglia per il premio di maggioranza spostata al 40%, che mi sembra più accettabile in rispetto al principio di rappresentanza, e asta da superare per l'ingresso in parlamento portata al 5% sia per chi corre da solo che per le coalizioni. Come al solito le parole del toscano sono sferzanti : "Sel e gli altri dimostrino di esistere", però nella sostanza sono d'accordo.
Il problema semmai sta nel drammatico livello di astensione, che quel 40% al primo turno, o 51 in caso di ballottaggio, che assicurano la maggioranza assoluta, comunque, se non cambia l'andazzo, potrebbero rappresentare una minoranza troppo esigua per meritare il controllo assoluto e solitario della guida del Paese.
La colpa sarà degli italiani che non vanno a votare ? In parte è vero. Ma abbiamo anche la responsabilità di un'offerta politica inadeguata, quando non peggio ?
Il confine per i «piccoli»: soglia del 5%
Le modifiche del premier alla legge:
Sel e gli altri dimostrino di esistere
ROMA — Matteo Renzi non muove nemmeno una delle sue carte. Si è stufato di chiedere aperture per poi «ricevere chiusure». Con Sel non ha intenzione di fare altri passi. Ha detto basta e basta sia, comunque vada. Su questo, è convinto. Il che non significa che non voglia mediare. Per quello è pronto. Anzi, per dirla con lui, «è disponibile». Però la «sua» legge elettorale l’ha già fatta. E l’ha spiegata ai collaboratori. Dunque, la soglia per il secondo turno sale dal 37 al 40 per cento. Su questo punto il presidente del Consiglio non transige. Sa che è la strada che va bene a Giorgio Napolitano, ma anche al suo partito.
Dopodiché, il presidente del Consiglio pensa che la soglia per i partiti che devono giocarsi la partita delle elezioni vada unificata. Nessuna differenza tra chi aspira, chi spera, chi non sa. Lo scoglio deve essere il 5 per cento per tutti. Coalizzati o non coalizzati, quello è il limite massimo.
Chi prenderà il 5 per cento potrà giocarsela alla pari con chi in Parlamento ci sta: un azzardo, dice qualcuno, l’unica strada che permette di andare avanti, dice qualche altro.
È questa la sfida che Renzi lancia a Sel. Della serie: se esistete veramente, se Sinistra ecologia e libertà ha veramente un senso, allora deve superare quel limite, sennò pazienza. Anzi per dirla con il premier o è così oppure «addio e ce ne faremo una ragione».
Ma non è una prova di forza quella che Matteo Renzi vuole fare. Tant’è vero che viene incontro anche a chi nel suo partito non ama l’Italicum. È questa la storia vera. Il presidente del Consiglio è disposto ad altre modifiche. Come, ad esempio, le preferenze. Capolista bloccati, quindi. Per il resto ogni elettore potrà decidere di indicare il candidato preferito, senza nessun problema. Questa è la riforma che Renzi ha immaginato. La strada più semplice per arrivare al risultato. La strada che ha individuato con Denis Verdini.
Ciò significa che, alla fine della festa, il presidente del Consiglio preferisce muovere il meno possibile, perché sa che qualsiasi modifica può rimettere in gioco tutto quello che è stato già siglato. E, avendo già acquisito il risultato, non ha intenzione di tirarla troppo per le lunghe.
Per questa ragione vorrebbe finirla lì, e chiudere questo «carosello», che secondo lui non ha senso alcuno.
Maria Teresa Meli
Non ha senso alcuno: uno sbarramento 8% e' inaccettabile e allora per elargizione del sovrano si passa al 5%.Se la politica non ha tema di governare, conceda un secondo indicazione di voto che dica a chi debba andare il mio voto se la mia prima scelta non raggiunge il quorum.
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